
E’ in programma per domani l’incontro organizzato dalla fondazione Dramma popolare in ricordo di don Luciano Marrucci. Un omaggio al quale si legano anche le seguenti righe di Valerio Vallini, che per ilcuoioindiretta.it lo ricorda in queste poche righe in veste di scrittore, attraverso una fiaba per bambini scritta da alcuni anni fa da don Luciano.
Quando un amico se ne va, soprattutto se è un amico scrittore, mi piace ricordarlo con una sua opera, proprio un’opera minore, dimenticata. Ecco che sfoglio il volumetto dal titolo “Vanni della Melagrana”, scritto da Luciano Marrucci molti anni fa. E’ come aprire un cancello, quello sulla copertina del racconto, che aprendosi introduce il lettore nella fiaba. A rileggerlo, ancora oggi, il ritmo della narrazione ha un andamento morbido, quasi in punta di penna, anche nelle mutazioni di scena e nel trascorrere dal culmine al compimento della parabola. Il linguaggio, che assume spesso i modi del parlare comune e le espressioni colorite della gente umile, si innalza e si sublima talvolta sul filo dell’ironia, talaltra su quello del sentimento. Se emergono elementi di commozione, questo non accade per una ricerca dell’effetto fine a se stesso ma piuttosto per affermare il diritto a commuoversi.
L’elemento centrale, la chiave magica che apre al fiabesco, mi pare che sia da cogliere nella poesia. Attraverso di essa si stabilisce un rapporto di incanto reciproco fra la personalità solitaria e scontrosa di Vanni, e il mondo esuberante dei ragazzi. Ma non penso che questo “Vanni della Melagrana” sia un racconto solo per adolescenti e ragazzi, anche se soprattutto ai ragazzi è rivolta l’epigrafe byroniana posta a chiusura del racconto: ‘Felicità: avervi incontrato. Tristezza: dire a voi addio. Speranza: incontrarvi ancora”.
Valerio Vallini
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