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Fucecchio, ai saluti il direttore sportivo Pardini: “Due anni intensi, che per me ne valgono cinque”

13 aprile 2025 | 11:45
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Fucecchio, ai saluti il direttore sportivo Pardini: “Due anni intensi, che per me ne valgono cinque”

Il dirigente aveva comunicato la decisione già un mese fa, ma nessuna frizione: “Nel girone di ritorno siamo stati i migliori insieme al Camaiore”

Alessio Pardini e il Fucecchio prendono strade diverse. Il sipario per il Fucecchio è calato domenica 6 aprile 2025 con l’ultima scena andata in scena a Peccioli contro i Mobilieri Ponsacco.

Direttore come si è arrivati a questa decisone?
“Già un mesetto fa avevo fatto presente al presidente e alla società questa mia decisione. Sono stati due anni molto belli ma anche molto intensi e stancanti. Quando si riparte per una nuova stagione occorrono stimoli veri e la voglia di ripartire. In questo momento sono un po’ stanco anche da un punto di vista di stimoli. È giusto da parte mia fare un passo indietro e salutarci. L’anno scorso c’è stata una situazione extra calcistica pesante che ho portato avanti. Questi due anni per me ne valgono quasi cinque. È giusto salutarci nella massima coesione con dei rapporti bellissimi. Non è successo niente di negativo tra le parti”

Il rapporto è diventato logoro?
“No. Si è affievolito. Per come la vivo io con grande passione sempre presente agli allenamenti e sempre presente dietro alla squadra sono arrivato un pochettino scarico. Alla fine ci può stare”

Se dovesse tirare le somme?
“Ho dato tanto e ho ricevuto molto. Quest’anno nel girone di ritorno abbiamo fatto più punti di tutti insieme al Camaiore. Riuscire da parte mia ad ambire a fare meglio a Fucecchio, sarebbe difficile. È giusto lasciarsi. Logoro non è la parola giusta. Diciamo che siamo arrivati a capire che forse è arrivato il momento giusto per salutarsi”

In questo biennio è stato più difficile navigare nella crisi societaria dello scorso anno, oppure uscire quest’anno dalla zona rossa di classifica?
“A livello mentale e psicologico lo scorso anno è stato un momento devastante. Erano pochi mesi che io ero arrivato, non ho potuto contare su un senso di appartenenza mio nei confronti della società. Fortunatamente insieme ai ragazzi e allo staff ci siamo stretti ed è venuto fuori un anno irripetibile e fantastico. È un anno che mi porterò sempre dietro. Da un punto di vista sportivo è stato più difficile quest’anno. Dello scorso anno ho nella mente dei ricordi indelebili”.

Quali?
“Il successo per 3-0 in casa della River Pieve quando tutti ci davano per spacciati. Il 2-1 nel derby con la Cuoiopelli in dieci con il rigore di Andreotti al novantatreesimo. Si è creato un legame che resta. Spero di aver lasciato qualcosa al Fucecchio ma, ripeto, ho ricevuto molto”

I campionati si vincono in molte maniere. Annata come le vostre valgono come un campionato vinto?
“Agli occhi degli altri quello che abbiamo fatto lo scorso anno era abbastanza facile. Ma credetemi per chi come noi l’ha vissuta all’interno non era semplice. Io da dirigente i campionati non li ho mai vinti quindi non posso dirlo. Penso che al novantanove per cento in altri posti la squadra sarebbe naufragata in fondo alla classifica e sarebbe sparita. In questo do grande merito al presidente Luca Lazzeri che negli anni precedenti aveva creato un gruppo di giocatori sani, attaccati alla maglia, con un senso di appartenenza importante. Per me è stato più semplice gestire la situazione. Vincere i campionati? Li vince sempre uno solo. In questi due anni è stato fatto molto bene per tutta una serie di componenti”.

Una di queste cosa può essere?
“Tutti gli anni dal settore giovanile la juniores elite riesce a mandare due giocatori in prima squadra facendoli giocare sempre titolari. Non è semplice trovarli da tutte le parti. Non abbiamo vinto niente ma per noi dall’interno abbiamo fatto qualcosa d’importante. La società Fucecchio ha continuato a costruire e continua a farlo”

Se dovesse chiamarla il suo successore e le chiedesse un quadro della situazione cosa gli direbbe?
“Nel calcio contano sempre i numeri e i risultati. Nel girone di ritorno questa squadra, leggermente aggiustata grazie anche al lavoro dell’allenatore Targetti, è stata prima in classifica. È vero che il Camaiore ha mollato qualcosa da un punto di vista mentale ma la nostra è una squadra che nella speciale classifica è seconda dietro al Camaiore che era di una categoria superiore. Questo è un gruppo di giocatori legati tra loro. Le squadre non si fanno con le figurine, ma occorrono gli uomini e i giocatori e questi a Fucecchio ci sono. Non andrei a stravolgere più di tanto”

Può farci qualche nome?
“Partiamo dallo zoccolo duro. Il capitano Del Bino, Lecceti che hanno sposato la causa. Potrebbero andare a giocare in qualsiasi altra squadra del girone. Ragazzi come Malanchi che anche se sono andati da altre parti sono legatissimi a Fucecchio. Prima di tutto sono amici poi sono compagni di squadra. Uno come Rigirozzo che è un giocatore sottovalutato, ha il cuore bianconero. Aggiungerei Lorenzo Sciapi, un giocatore che non conoscevo. È uno di quelli che ci tiene. All’inizio ha sofferto un po’ la pressione di essere a Fucecchio e di tornare nel Fucecchio. Partendo da questo quintetto con il contorno che c’è dietro. Posso dirvi che se il Fucecchio punta a salvarsi è già un pezzo avanti”.

Ora lei è sul mercato.
“Se capita qualcosa molto volentieri. Mi piacerebbe trovare una situazione dove si riesce a lavorare e dove soprattutto ognuno svolge il suo ruolo”

C’erano queste prerogative a Fucecchio?
“Lì mi hanno dato questa possibilità. Mi sono trovato benissimo perché il presidente mi ha sempre dimostrato grande stima e grande fiducia e io ho svolto la mansione che dovevo fare”.

Fra tre settimane ci sono playoff e playout. È bello vivere dall’esterno, soprattutto lo spareggio salvezza tra i Mobilieri Ponsacco e il Certaldo?
“Il Ponsacco per uomini e rosa ha qualche chance in più. Ha due risultati su tre anche se li ha in 120 minuti. Nei playoff andando contro corrente io dico una squadra che nelle ultime gare ha accusato una flessione. Vedo la Sestese come squadra indigesta a tutte le altre”

Alessio Pardini sta alla finestra e cerca una società o un progetto?
“Sarebbe bello trovare tutte e due insieme. Il progetto è abbastanza una chimera. Non cerco situazioni ambigue. Ho sempre svolto questo ruolo con passione. Ho il mio lavoro e non mangio con il calcio. Mi piacerebbe trovare qualcosa nel quale posso mettermi a disposizione e cercare di riuscire ad essere protagonista per quello che è stato chiamato. Di andare in società non c’è chiarezza sui ruoli, dove i presidenti vogliono fare le squadre, onestamente vorrei tenermele alla larga. Quando intraprendi un certo tipo di percorso magari devi accettare qualche compromesso. Preferirei di no”

Se dovesse scegliere chi si porterebbe dietro?
“Il presidente Luca Lazzeri. È un grande intenditore di calcio In questo ambiente ci sa stare, sa ascoltare. Nei momenti in cui c’è da parlare parla e sa portare avanti le situazioni”

E come giocatori?
“Sono legato a tutti. Li c’è un giocatore che è sottovalutato da tanti, da troppi ed è Andrea Rigirozzo. Come potenzialità mi porterei sempre dietro Alessandro Arapi è troppo sottovalutato perché lui stesso è talmente umile che non si rende conto delle possibilità e qualità di cui è in possesso. Viene dal settore giovanile dell’Empoli, ha giocato nel settore giovanile del Pisa, ha fatto la serie D a Cascina. Dove lo metti gioca, non parla mai e dà sempre il cento dieci per cento ”

Eravate insieme al San Miniato, dove la squadra è arrivata al suo punto più alto della sua storia calcistica.
“Il primo anno siamo arrivati alla finale playoff con la Cuoiopelli a Montelupo. L’anno dopo abbiamo fatto malissimo ed è giusto ricordare anche questi momenti”.

Onestà intellettuale? No, chiamiamola sportiva.