Alvini, ritorno a casa su una panchina di serie A. A Empoli finisce ko ma è sicuro: “Ci salveremo”

Il tecnico della Cremonese, di Fucecchio, arriva dalla gavetta dei dilettanti ma l’atteggiamento non è cambiato
Per uno come Massimiliano Alvini, nato a Fucecchio, presentarsi al Castellani di Empoli da avversario in una gara di serie A è come tornare a casa.
L’atteggiamento di Max Alvini in panchina è sempre identico a quando allenava il Tuttocuoio. Il gesticolare, l’allargare le braccia, il mimare i movimenti è lo stesso di quando si alzava in piedi al Leporaia, o quando tanto per fare un esempio, dirigeva i nero-verdi al Pino Zaccheria di Foggia o al San Filippo di Messina. Sì, perché lì aveva portato a giocare una frazione del comune di San Miniato. Ora è arrivato ad allenare dove un giorno, in maniera visionaria, aveva detto che sarebbe arrivato: “Vedrete che un giorno allenerò in serie A”.

Vive la gara come suo solito, indica i movimenti, esce ampiamente dall’area tecnica. Lo senti gridare dalla tribuna con le sue solite frasi: “Accorcia, alzati, stretti!”. In occasione di un fallo del suo giocatore Meité in chiusura del primo tempo con una punizione pericolosa dal limite dell’area, negli attimi precedenti alla esecuzione passeggia nervosamente fiutando il pericolo. Non ha ancora dato disposizioni al fischio della ripresa del gioco e si ritrova con la doccia fredda del gol dell’Empoli segnato da Cambiaghi che lo costringe ad una gara di rincorsa per tutto il secondo tempo.
La seconda frazione la vive a stretto contatto con il suo vice Renato Montagnolo, una scena che ricorda i dialoghi fitti ai tempi del Tuttocuoio con il fido Marco Ceccomori. Opera i 5 cambi, sciorina il suo solito gioco, di alta qualità, batte le mani, telecomanda i suoi, in una pausa di gioco quando mancano 10 minuti alla fine su un pezzo di carta indica all’attaccante Okerere i movimenti da fare. Li sprona fino alla fine. Vicario, portiere dell’Empoli, dimostra quanto il tecnico della nazionale Mancini abbia visto giusto nel portarlo in nazionale. Il gol del raddoppio di fatto chiude la sfida e come al solito al fischio finale, si dirige verso l’allenatore avversario Paolo Zanetti a porgere la mano.
Nel post partita analizza la gara dicendo: “Non si può prendere gol dopo 9 secondi dall’inizio del secondo tempo. L’abbiamo giocata con idee importanti, fino ad ora in questa prima parte di stagione abbiamo giocato il nostro calcio, l’unico deficit sono i punti e i risultati. Non tiro la riga oggi 11 novembre 2022. Mi concentro partita dopo partita, abbiamo idee chiare. Mi interessa che la Cremonese si salvi. Oggi abbiamo tenuto una gara in equilibrio, non siamo stati bravi a incidere. Se prendiamo gol come oggi non ci salviamo. Ho un grande dialogo con la società, la squadra ha una grande dignità. Con me tra quattro mesi e mezzo sono sicuro che la Cremonese si salva. Io lavoro sul quotidiano”.
Un passo alla volta, ha sempre vissuto il calcio giorno per giorno. Partita dopo partita, partito dalla Promozione portò il suo Tuttocuoio in palcoscenici impensabili e improponibili. L’importante è lasciarlo lavorare. Non molla, nelle difficoltà si esalta. Per uno come lui che è partito dalla gavetta per arrivare in serie A questo non è l’eccezione ma la regola.