Stop per l’emergenza sanitaria, Melai (Capanne): “Difficile che si torni a giocare”

Il dirigente della società montopolese: "Qualunque decisione venga presa scontenterà qualcuno"

La data del 3 aprile si sta sempre più avvicinando. Le notizie che arrivano dalla protezione civile quotidianamente non lasciano ben sperare per un ritorno immediato alla normalità. È molto probabile che dovremo ancora aspettare e pazientare. E il mondo del calcio aspetta le disposizioni governative dalla serie A fino alla Terza Categoria.

Abbiamo analizzato la situazione con Andrea Melai, direttore sportivo del Capanne, società di Prima Categoria.
“E’ inevitabile che i tempi si allunghino, con la possibilità a mio avviso sempre più difficile di tornare a giocare”.

Il mondo dei dilettanti non si trascina dietro tutti gli interessi delle squadre di massimo livello
“Una squadra come la nostra vive di quello che ha. Noi fino ad ora abbiamo contato su aiuti arrivati da sponsor di paese, i quali in questo periodo hanno le loro attività chiuse e quindi con i loro problemi figuriamoci se possono darti una mano. Io ripartirei a settembre quando questa emergenza sarà conclusa con dei canoni giusti”.

In che senso?
“Ogni squadra dilettantistica ha la sua struttura. Noi abbiamo la fortuna di avere una squadra juniores dalla quale possiamo attingere. Ci sono dei ragazzi che gradatamente sono stati inseriti in prima squadra. Penso ai 2001 Mazzei e Poggianti al classe 2000 Mandorlini, Somigli con 4 presenze in prima squadra, Testaino. È evidente che se prima pensavamo di integrarli gradatamente forse saremo obbligati a farci affidamento in maniera primaria. Da comprimari potranno essere subito protagonisti. Vediamo, anche perché in Italia tutto dovrà ripartire e la ripresa arriverà in maniera lenta”.

Riassumendo se decidesse Andrea Melai, chiuderebbe qui l’annata calcistica 2019-20.
“Capisco che prendere una decisione diventa difficile. Noi siamo una squadra a centro classifica. Potrebbero far salire la prima e far retrocedere solo l’ultima. Sono consapevole che posso fare torto a qualcuno a seconda di cosa dico. Dovranno prendere delle decisioni e qualcuno sicuramente scontenteranno”.

Con le squadre del girone ha avuto modo di dialogare?
“Sicuramente saranno decisioni che prenderanno a Firenze che a sua volta riceve direttive dalla Lega Nazionale Dilettanti da Roma. Ci siamo sentiti con le squadre limitrofe, San Romano, San Miniato, Geotermica. Senza entrare nel merito ognuno conosce le proprie disponibilità. Se una squadra è in possesso di una juniores regionale 4 o 5 giocatori li pul tranquillamente inserire”.

Ragioniamo nel campo delle ipotesi. Il Comitato decide che a prescindere dalla data, i campionati in qualsiasi modo andranno portati a termine. In pratica, sei giornate di campionato, due turni di playoff, i playout e la finalissima con l’incrocio di un altro girone. In pratica, ci sarà da giocare due mesi.
“La vedo una soluzione insostenibile. Devi giocare a giugno”

Magari possono comprimere il tutto in un mese, giocando domenica e mercoledì?
“Con il caldo che si farà sentire e con tutte le squadre che non sono in possesso dell’impianto d’illuminazione. Si creano altri problemi”.

Quali?
“La stagione calcistica finisce con il 30 giugno. Viene concessa una proroga? Se proprio vogliono riprendere posso far disputare solo playoff e playout”.

Questa emergenza si rifletterà anche sulla prossima stagiona, intanto con le iscrizioni?
“La Federazione dovrà valutare anche questo aspetto. Molte squadre avranno difficoltà a reperire i soldi in maniera immediata per le iscrizioni. Possono venirci incontro e magari dilazionare il pagamento in più rate, capendo la difficoltà che si è venuta a creare. Il governo ha mille pensieri da dover sbrigare, il calcio dilettantistico muove un piccolo traino dell’economia. Sicuramente c’è da dar fronte alla salute di tutti. Noi siamo un piccolo paese, che va alla pizzeria, che si rifornisce alle piccole botteghe, che va al bar, che quest’anno ha usufruito di una ditta di pullman da turismo per affrontare trasferte lunghe. Muoviamo una piccola economia locale. È chiaro che ai nostri componenti chiederemo un sacrificio nei rimborsi, dallo staff tecnico, ai ragazzi a quello dei fisioterapisti. In Italia se i sacrifici li ha fatti la Juventus che rappresenta il top, li può sostenere chiunque. Speriamo che queste cose vengano recepite. In questa situazione nessuno voleva ritrovarci”.

Lei fa parte di un corpo civile dei Vigili del Fuoco di Empoli. Come è cambiato il vostro operato con il Covid 19?
“In questo momento il calcio è l’ultima cosa alla quale pensare. È bene ricordare che in prima linea ci sono dottori e infermieri e dobbiamo ricordarci che il nostro sistema sanitario ha avuto una grossa tenuta in questa epidemia. Prima i nostri interventi riguardavano soccorsi agli incidenti stradali, spegnimento di incendi alle ditte, abbattere alberi dopo tempeste di vento. In questo periodo abbiamo fatto fronte ad un incendio che ha interessato una grossa ditta che produce vetro. Quando siamo chiamati in causa dobbiamo prendere le dovute precauzioni nella cura del vestiario, nell’indossare le mascherine. Questo che stiamo vivendo ora ci rimarrà dentro”.

Nello specifico il virus che lavori straordinari ha comportato?
Con interventi di igiene sul territorio. Siamo intervenuti sulle strade per la disinfestazione con prodotti composti da amuchina e alcol”.

Interventi da ritenere utili o necessari
“Se le istituzioni ci hanno fatto svolgere questo intervento vuol dire che ha una sua utilità. Credo che tutto questo derivi dall’esperienza cinese. Il problema del coronavirus non si risolve ma si interrompe la catena”.

Ci sono stati casi da risolvere in seno alla squadra?
“Ci sentiamo spesso con i ragazzi. Fin qui non si sono registrati casi all’interno delle squadre, non sono stati coinvolti familiari e anche i dirigenti non hanno avuto sintomi. I ragazzi si stanno allenando a casa, aspettando come noi le disposizioni, non ci sono stati problemi fortunatamente fino a ora”.