
Con due giornate d’anticipo è arrivata la matematica certezza della promozione dell’Orentano in Prima Categoria. Un campionato mai messo in discussione dai ragazzi di Claudio Capioni che hanno preso l’andatura e l’hanno portata fino al traguardo finale, ufficializzando la rosa in largo anticipo.
“Che poi abbiamo deciso di completare a dicembre con gli innesti di Grilli dal Fabbrica, Sbranti e Volpi dal Fornacette Casarosa, a malincuore dopo una militanza di 9 anni abbiamo ceduto il nostro capitano Peri al Marginone. Non abbiamo fatto altro che inserire ulteriormente qualità e quantità”.
Tutto semplice: squadra competitiva in estate ritoccata nella sessione autunnale, così si vincono i campionati.
“Questo per quello che riguarda l’aspetto tecnico ma poi non puoi prescindere da due componenti: i 3 allenamenti settimanali e la società che mantenga gli impegni presi”.
Quest’ultimo assetto è scontato.
“Io in questa società nei due anni precedenti ho svolto il ruolo di direttore sportivo. Quando andavo a contattare i giocatori rappresentavo la società e una parola data deve essere quella per dimostrare credibilità e serietà al ragazzo”.
L’allenamento finisce per fare la differenza?
“In Seconda Categoria tutte le squadre si allenano due volte alla settimana, noi ci siamo allenati tre volti e alla lunga questo può finire incidere”.
Come la caratura di una squadra alla lunga finisce per prevalere.
“La nostra è una squadra composta da elementi di categoria superiore, ma devi saperli tenere uniti e compatti, avere anche la fortuna che ti giri tutto bene. Noi lo abbiamo provato soprattutto a inizio stagione quando magari abbiamo vinto o pareggiato quella gara che avremo potuto perdere. Io in queste cose ho colto quei segnali che potevano farci capire che tutto poteva andarci per il verso giusto. E’ chiaro che se spesso vinci, il tuo compito si facilita. Non è mai una sola componente quelle che ti fa vincere, ciò avviene grazie ad un mix di diversi fattori. Ma anche la stessa fortuna devi sapertela conquistare. Noi siamo sempre scesi in campo con la mentalità di imporre la nostra filosofia di gioco. Non voglio apparire come presuntuoso ma siamo sempre scesi in campo con il 4-2-4. E’ un sistema di gioco che richiede sacrificio ma i ragazzi non si sono mai tirati da parte. Volevamo sempre cercar di imporre il nostro gioco, se poi l’avversario i avrebbe battuto gli avremo fatto i complimenti ma noi non abbiamo mai voluto lanciare il messaggio di essere remissivi e rinunciatari. I ragazzi vengono responsabilizzati ma non sono mai stati timidi o paurosi. Per tutto l’anno il nostro motto è stato il calcio è gioia”.
Così come è accaduto nella gara vinta in casa del Luccasette.
“Sul 2-1 per noi potevamo cercare il controllo della partita non l’ho fatto abbiamo sempre cercato il gol della sicurezza”.
Un gruppo encomiabile.
“Una squadra che sapeva il fatto suo. Un gruppo sostanzialmente giovane, togliamo Pardossi del 1981, Verola del 1985, Giani e Ricci del 1988 e Grilli del 1989 il resto sono ragazzi nati tra il 1991 e il 1999. Una squadra che ha colto i suoi frutti al terzo anno. Dopo due anni da direttore sportivo, sapevo quello che occorreva, avevamo una base ci siamo costruiti questa squadra anno per anno in ogni reparto”.
La sua esperienza trentennale è servita per arrivare alla promozione.
“Occorre la tecnica, la tattica ma anche la psicologia, la quale è cambiata da trenta anni a questa parte. L’approccio con un ragazzo è diverso, occorre il bastone e la carota, io quest’anno mi rendo conto di aver usato maggiormente quest’ultima. Devi avere la capacità di rimanere al passo con i tempi. Voglio ringraziare Paolo Ricci, il quale mi ha dato una grossa mano nell’intera gestione, dal costruire la rosa, ai rapporti con la squadra e con la società”.
Qual è il momento in cui ha pensato di aver vinto il campionato?
“La gara che mi ha dato convinzione è stata quella di Calci, non aver perso contro un avversario con cui sapevo che dovevamo farci i conti fino alla fine del campionato. Un derby, lo spirito campanilistico con il quale il Calci affronta le gare, in cuor mio dopo quel recupero ho avuto la convinzione che ce l’avremmo fatta. E’ evidente che la sconfitta avrebbe creato un contraccolpo psicologico, invece quel risultato di ha dato un ulteriore autostima per centrale l’obiettivo che ci eravamo prefissati. E’ chiaro che ai ragazzi ho sempre detto di non abbassare la guardia, di lottare tutte le gare fino all’ultima giornata, di non sentirsi appagati. Ma quello è stato lo snodo decisivo”.
Il giocatore che maggiormente l’ha stupita?
“Lorenzo Montorzi, io non lo conoscevo è stato Alessio Pardossi a suggerirmelo, avendoci giocato insieme nel Forcoli. E’ un difensore centrale alto 1 metro e 85, velocissimo che può ricoprire indistintamente i quattro ruoli difensivi, ma anche Daniel Cirillo classe ’96, un esterno che può giocare basso o lato, rapido tecnicamente forte. Questi sono stati quelli dal rendimento più alto, ma tutti gli altri non sono stati da meno, penso a Degl’Innocenti, Franchini, Ricci e anche a coloro che pur giocando meno si sono fatti trovare pronti”.
Per come avete operato, l’Orentano è già pronto per la categoria superiore.
“Godiamoci questo successo, nel calcio non c’è mai nulla di scontato. Fateci finire la stagione e poi ne riparleremo”.
Andrea Signorini