
“Per ora, io ho solo ricevuto le dimissioni dal Cda quindi al momento, la compagine societaria del Tuttocuoio non cambia. Anche perché non parliamo di una squadra o di una società, ma di una famiglia. Non so cosa succederà, continuo a pensare che i panni sporchi si debbano lavare in casa”. Una questione di famiglia, per il presidente del Tuttocuoio Andrea Dolfi. Non solo perché in mano si trova le dimissioni dal Cda della Spa del fratello Alessandro, ma anche perché la famiglia neroverde, loro, l’hanno fatta crescere insieme.
“Per questo – spiega Alessandro – non avrebbe senso uscire dal Cda ma restare in società. Il Tuttocuoio è così: o tutto o niente. Continuerò a seguire la squadra e a tifare. Voglio il meglio per questa società della quale vado fiero, tanto che sono disposto a cedere le mie azioni a 0, con prelazione ai soci, certo: la nostra è tra le poche società di professionisti che possono vantare un bilancio sano”. Gli ultimi conti restati indietro li ha saldati Andrea: “Un pomeriggio sono andato in banca e ho pagato tutto. A maggio si tirerà la riga e si vedrà chi deve avere e chi deve dare, ma io non mi faccio certo parlare dietro… Ho solo una parola e la mia stretta di mano e una firma sul contratto: quel che c’era da pagare l’ho pagato e quel che c’è da fare lo faccio”. Insomma, quella che all’esterno era sembrata una doccia fredda (qui Tuttocuoio, le ragioni dell’addio di Dolfi e Ciampalini), in società è quantomeno tiepida: “Sapevo che volevano disimpegnarsi uscendo dal Cda – spiega Andrea Dolfi – ma non sapevo volessero vendere anche le quote dalla società. In realtà non lo so ancora, perché l’ho letto da voi. Per me, quindi, restiamo in 4 (l’altro è Antonio Salini, ndr). Hanno problemi a conciliare le cose? Chi di noi non ha problemi? Quelli ce li abbiamo tutti, ma non possono essere un motivo per mollare”. (E.ven)