
Qualificarsi al primo turno era un sogno. Ma almeno sul ripescaggio nei recuperi, l’8 azzurro del canottaggio e l’intera Federazione, qualche speranza l’avevano riposta. Nella gara di Rio, però, il samminiatese Matteo Stefanini e il resto della squadra hanno chiuso quinti. Settimi nel Mondiale.
Sotto, di poco, ai quattro posti disponibili. Hanno lottano con le unghie per arrivare in finale, hanno dato tutto quello che potevano. Abbastanza per essere comunque fieri di aver partecipato, in acqua come uno degli equipaggi migliori del mondo. Davanti agli azzurri, per la cronaca, Usa, Olanda, Nuova Zelanda e Polonia.
La Nuova Zelanda è partita molto veloce, superata dagli Usa poche decine di metri dopo. Ci mettono poco, gli azzurri a rimanere indietro, pur se sembrano riuscire a entrare. Fin quasi alla fine.
“In questo sport non si inventa mai nulla – ha detto Matteo Stefanini a fine gara -. E noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo e potevamo fare. Nella prima parte eravamo insieme agli altri, poi la differenza di preparazione ha fatto la differenza e a noi è sicuramente pesato il mese di mancato assieme. Siamo stati ripescati, siamo arrivati qua ed è stata dura ma insieme ce l’abbiamo fatta a riprendere la forma ed oggi abbiamo potuto fare la nostra parte dando tutto quello che avevamo”.
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