Infortuni in conceria, 3 su 10 sono nel distretto del Cuoio

Secondo i dati Inail, c’è stata una sostanziale stabilità con la sola eccezione del 2020, in cui le denunce sono scese del 43%
Nel quinquennio 2016-2020, sono stati 2.757 gli infortuni sul lavoro nell’industria conciaria denunciati all’Inail, quasi 6 incidenti su 10 concentrati nel distretto veneto.
Dopo l’aumento del 7,8% degli infortuni registrato nel 2017 rispetto al 2016, c’è stata una sostanziale stabilità con la sola eccezione del 2020, in cui le denunce sono state in forte diminuzione (-43%) rispetto all’anno precedente a causa della pandemia da covid 19. E’ il periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, a fare il punto della situazione sull’andamento di infortuni e malattie professionali in questo settore produttivo, fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo che dà lavoro a quasi 150mila addetti impiegati per il 40% in imprese di piccole dimensioni.
La quasi totalità delle aziende (81,1%) si concentra all’interno di specifici comprensori produttivi territoriali in Toscana (37,2%), Veneto (27,2%) e Campania (16,7%). Dal punto di vista delle risorse umane impiegate, però, le proporzioni variano significativamente, con la maggioranza degli “addetti anno” concentrata nel Veneto (42,5%), seguito da Toscana (34,6%) e Campania (9,6%). Con una quota media annua del 58,3% dei casi denunciati in tutto il territorio nazionale nel quinquennio 2016-2020, il distretto Veneto è anche quello con il maggior numero di infortuni sul lavoro, davanti a Toscana (29,3%) e Campania (1,6%).
La maggior parte sono alla mano: nell’arco di tutto il periodo preso in esame infatti, il 29,6% degli infortuni riconosciuti dall’Inail ha riguardato le estremità degli arti superiori. Anche le particolari posture assunte durante le lavorazioni di cuoio e pellicce sembrano essere una causa di infortunio, visto che l’11,7% delle patologie ha interessato la colonna vertebrale. Aggiungendo gli infortuni occorsi alle caviglie (8,8%), si supera la metà di tutti i casi definiti positivamente nell’ultimo quinquennio.
La natura delle lesioni è il riflesso delle tipiche attività svolte durante la preparazione della materia prima, costituita spesso da pesanti rotoli di cuoio, nella concia e nella lavorazione finale dei materiali, effettuata tramite l’utilizzo di specifici utensili o macchinari come taglierine, martelli, scalpelli e smerigliatrici. Nel dettaglio, i 2.224 infortuni sul lavoro riconosciuti dall’Istituto tra il 2016 e il 2020 hanno provocato contusioni (27,5%), ferite (25,0%), lussazioni e distorsioni (21,0%) e fratture (13,0%), con il restante 13,5% legato ad altre tipologie di lesioni.
Nel 2020 le malattie professionali hanno fatto registrare un calo complessivo del 16,1% rispetto al 2016 (da 597 a 501 casi), che per il comparto della preparazione e concia del cuoio e della tintura di pellicce arriva al 34% (da 106 a 70), mentre nella fabbricazione di calzature si ferma al -12% (da 426 a 375). Concentrando l’analisi sull’ultimo biennio 2019-2020, la diminuzione totale sale al 26%, con un -36% nel comparto della preparazione e concia del cuoio e della tintura di pellicce e un -22% nella fabbricazione di calzature, per effetto della crisi economica che si trascina ormai da alcuni anni e della pandemia che ha intaccato il sistema produttivo e occupazionale e, di conseguenza, anche il numero di patologie denunciate dai lavoratori, riducendo la loro esposizione al rischio e rendendo più difficile l’accesso ai presidi sanitari.
L’organizzazione della produzione in specifici comprensori produttivi si riflette anche nella distribuzione delle malattie professionali. L’85% di quelle denunciate all’Inail nel 2020, in particolare, è concentrato nell’area centrale del Paese, con ai primi due posti le Marche (53,1%), che ospitano l’importante distretto calzaturiero fermano maceratese e la Toscana (31,5%). Il restante 14,6% è distribuito invece tra Nord (9,2%) e Mezzogiorno (5,4%).
Tra le cause più frequenti all’origine delle patologie professionali caratteristiche del settore della lavorazione della pelle figurano la movimentazione di carichi e le azioni che richiedono tanto sforzo fisico, come la movimentazione nella concia delle pelli, sedute di lavoro inadeguate, con effetti sulla postura e ritmi di lavoro ad alta ripetitività, come avviene nella fabbricazione di calzature e pelletteria in genere, l’utilizzo di macchinari e l’esposizione ad agenti chimici specifici. Il 70,3% delle malattie denunciate sono quelle a carico del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, con una prevalenza dei disturbi dei tessuti molli, seguiti dalle patologie del sistema nervoso, imputabili per la quasi totalità dei casi alla sindrome del tunnel carpale.