“Nessuno vuole assistenzialismo, ma urgono strumenti di sostegno al reddito efficaci”

24 luglio 2020 | 13:52
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“Nessuno vuole assistenzialismo, ma urgono strumenti di sostegno al reddito efficaci”

La lettera appello degli addetti del settore moda in pelle della Cgil Toscana

“Chiediamo a tutte le forze politiche di adoperarsi per sbloccare le risorse necessarie al fine di favorire il lavoro. Nessuno di noi vuole assistenzialismo, ma urge che gli strumenti di sostegno al reddito siano immediati ed efficaci”. E’ l’appello della Cgil Toscana per gli addetti del settore moda in pelle e dipendenti di aziende artigiane che, a Firenze e provincia, sono circa 30mila.

“Moltissime sono donne – spiega il sindacato -, spesso straniere senza un ambito familiare esteso e che le può supportare in caso di difficoltà economica. Oltre 150 di loro hanno firmato una lettera aperta appello alla politica affinché si sblocchino le risorse da destinare agli enti bilaterali per avere gli ammortizzatori sociali. “Una situazione inaccettabile, questi lavoratori non riescono più a far fronte alle spese quotidiane, meritano dignità. La lettera-appello non vuole fare uno specifico rilievo all’ente bilaterale, anch’esso in difficoltà, ma alla politica tutta che deve avere tempi umanamente accettabili e non limitarsi agli annunci con provvedimenti che poi ritardano di mesi”, dice Alessandro Lippi di Filctem Cgil Firenze.

Ecco il testo dell’appello:

Siamo dei dipendenti che lavorano nella provincia di Firenze nel settore della moda in pelle, comparto strategico per l’economia del territorio e fiore all’occhiello dell’export italiano. Purtroppo la pandemia ha di fatto dimezzato il lavoro e molti di noi sono in cassa integrazione artigiana (Fsba) dal mese di marzo. Siamo preoccupati per la fine della moratoria sui licenziamenti ad agosto perché ben consapevoli che molti nel settore rischiano di perdere la propria occupazione, spesso fatta di donne di ogni età con maggiori difficoltà di ricollocazione.
Il nostro appello/denuncia, ma si potrebbe dire anche grido di disperazione, è dovuto anche al fatto, che l’integrazione salariale (750/800 euro al mese) a molti non è ancora arrivata e altri, i più fortunati, hanno riscosso adesso il mese di aprile con un arretrato di ben 2 mesi. Non ce la facciamo più. Siamo grati di avere uno strumento straordinario come quello in essere, ma non è possibile subire l’umiliazione di non poter dare sostentamento alla propria famiglia e vivere l’ansia degli impegni quotidiani a cui non riusciamo più ad adempiere. Questo ci toglie dignità come lavoratori ma soprattutto come cittadini.