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I pacchi alimentari ora si distribuiscono anche in canonica. Alla Caritas anche per un pasto caldo

11 aprile 2020 | 08:44
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I pacchi alimentari ora si distribuiscono anche in canonica. Alla Caritas anche per un pasto caldo

In tanti si rivolgono alla Chiesa per chiedere un aiuto. E cresce la solidarietà, don Zappolini: “Donati già 20mila euro”

La distribuzione dei pacchi alimentari ormai si fa anche in canonica. È qui che si recano le famiglie che fino a oggi non avevano mai avuto bisogno. Un modo per garantire anonimato e un po’ di riservatezza a chi di colpo si è ritrovato senza reddito e che in futuro – si spera – dovrebbe tornare a non averne più bisogno. C’è anche questa fra le attenzioni che la Caritas diocesana ha messo in campo per affrontare gli effetti dell’emergenza sanitaria. “Perché il cibo è la prima e la più urgente delle priorità”, dice il direttore don Armando Zappolini, anche se la diocesi sta già pensando pure a qualcosa per il dopo, dando il proprio contributo per favorire la ripartenza del lavoro, forte soprattutto della reazione solidale che il virus sembra aver “liberato”.

A dimostrarlo c’è l’incredibile corsa di solidarietà per aiutare la Caritas nell’acquisto e nella distribuzione di generi alimentari. “Le donazioni in denaro hanno già superato 20mila euro – spiega don Zappolini – ma soprattutto c’è tanta gente che si presenta nei centri di raccolta a Ponsacco, San Miniato e Santa Croce con le buste della spesa. È la cosa più consolante di questa emergenza, perché è bello che oltre alla risposta delle istituzioni e delle associazioni ci sia anche la reazione solidale di chi sta un po’ meno peggio, magari perché può contare su un lavoro e su un reddito garantito”.

Mai come adesso, del resto, la Caritas ha visto arrivare nelle proprie file tanti giovani intenzionati a dare una mano: “Tanti ragazzi si sono fatti avanti per aiutarci – conferma don Zappolini – alcuni di loro mi hanno detto che non credevano che la Caritas facesse tutte queste cose. Penso sia uno degli effetti più belli che ci lascerà questo brutto momento, perché l’esperienza che stanno facendo gli resterà per tutta la vita”.

Un piccolo esercito di volontari, dunque, che consente alla Caritas di gestire i 3 centri di raccolta di San Miniato, Ponsacco e Santa Croce e di rifornire 17 centri di distribuzione sparsi sul territorio della diocesi. “Perché la prima emergenza è quella del cibo – dice don Zappolini -. Ci sono tante persone rimaste senza reddito: i commercianti, gli artigiani ma anche tutti coloro (e adesso ci rendiamo conto davvero di quanti sono) che andavano avanti facendo piccoli lavori in nero”. E proprio per aiutare la ripartenza del lavoro, il vescovo Migliavacca sta pensando di aprire anche un apposito fondo di solidarietà, aperto a chiunque voglia contribuire, il cui primo budget sarà formato dalle offerte di tutti i sacerdoti della diocesi.

Alla luce dell’emergenza, inoltre, la Caritas ha dovuto rivedere anche l’organizzazione dei propri dormitori, a cominciare da quello di Santa Croce gestito dalla onlus La Querce di Mamre. “Al momento la struttura ha 16 ospiti, che abbiamo cercato di distanziare limitando al massimo ogni ingresso dall’esterno – spiega don Armando – mentre a Ponsacco, avendo solo 6 posti, è stato più semplice trasformare il dormitorio in una struttura h 24. In pratica, quello che prima era solo un rifugio per la notte adesso è la loro casa, anche con una forma di autogestione che può essere positiva per il futuro, perché anche in un momento di emergenza non bisogna perdere di vista l’obiettivo. Stiamo cercando di offrire a queste persone dei lavori socialmente utili, in modo da dargli un’occasione di autonomia, sul modello di quanto avviene da tempo a Santa Croce, dove esiste già un appartamento che consente a 3 o 4 persone di vivere assieme e dividere le spese”.

Sono una dozzina, invece, i pasti caldi che la mensa Caritas di Ponsacco continua a servire ogni giorno ai propri ospiti. “La struttura è grande e ci consente di garantire le distanze di sicurezza – riprende don Zappolini – senza dover ricorrere ai piatti da asporto. I nostri sono comunque numeri molto piccoli se paragonati a quelli delle grandi città”.

“In linea di massima – conclude il direttore Caritas – possiamo dire che nonostante l’emergenza sanitaria tutti i nostri servizi sono attivi, anche se i centri di ascolto lavorano solo telefonicamente. Ai nostri volontari più anziani abbiamo ovviamente chiesto di restare a casa, mentre il grosso del lavoro è concentrato adesso sulla distribuzione dei generi alimentari, anche a quelle persone che fino ad ora non avevano mai avuto bisogno. Alcuni pacchi li portiamo anche in canonica per garantire l’anonimato di chi, passata l’emergenza, dovrebbe tornare a non averne più bisogno”.