“Vorrei andare in pensione lasciando qualcosa”, il centro medico rischia la chiusura. L’appello del dottor Ciampini
Ponte a Egola potrebbe perdere il presidio sanitario dopo il pensionamento di due medici
“Lo vede questo edificio malmesso qui di fronte? Era il vecchio dispensatorio antitubercolare della Provincia. Avremmo dovuto aprire l’ambulatorio lì, poi non se ne fece di niente”. Comincia così il suo racconto pieno di rammarico Luciano Ciampini, medico condotto della frazione di San Miniato Ponte a Egola che abbiamo raggiunto al centro medico di via Giordano Bruno, proprio davanti al vecchio edificio provinciale. Un ambulatorio che da 20 anni è punto di riferimento della frazione, ma che nel giro di pochi mesi potrebbe chiudere.
Nato nel ’98, forte di una squadra di 4 medici, una segretaria, un’infermiera e più di 10 specialisti che periodicamente effettuano visite, il centro medico entro agosto potrebbe infatti chiudere i battenti, dopo la morte di Riccardo Pertici e il pensionamento di Ciampini e Vanda Taddei. “E pensare che venti anni fa – ricorda Ciampini – demmo la disponibilità di oltre 500 milioni per fare il centro medico qui di fronte, ci accusarono di speculare, oggi cade a pezzi. Per anni abbiamo sentito parlare di società della salute in piazza Rossa, ma ad oggi non ve n’è traccia. Le strutture che abbiamo creato in questi anni non possono essere ospitate nel piccolo presidio di via Primo Maggio e con noi andranno perse. Un punto di riferimento per quasi 4mila pazienti che trovano qui la professionalità di medici, specialisti e di un’infermiera e di una segretaria che in estate perderanno il posto”.
A motivare la scelta di chiudere i battenti, anche i costi. “Mantenere in piedi tutto costa circa 10mila euro al mese – spiega Ciampini –. Già adesso ce le sobbarchiamo in tre, dopo la scomparsa di Pertici. Il dottor Saadé, appena arrivato, da solo non ce la può fare”. Di qui il tentativo, fatto in ottobre, di chiedere aiuto alle autorità. “Prima di mandare la disdetta per l’affitto abbiamo scritto a tutti – continua il dottore –. Quindici raccomandate fra assessore regionale alla sanità, sindaco, provincia, Asl e via dicendo. In tre mesi non ci ha risposto nessuno”. Il risultato finale è che, malgrado tutti questi pensionamenti, la frazione di Ponte a Egola rischia di restare senza medici. “Abbiamo provato a cercarne di nuovi, specie dopo che San Miniato era stata dichiarata zona carente per un posto da medico, ma non c’è stato modo. Eppure, con i nostri pensionamenti, in breve tempo qui un giovane dottore potrebbe aspirare subito al massimale dei pazienti”.
Di qui l’appello: “Dopo tanto lavoro vorrei andare in pensione lasciando qualcosa – confessa –. Sono disposto anche a non mollare per qualche mese, se questo può servire a trovare una soluzione. Con la chiusura di questo ambulatorio quasi quattromila persone si troveranno senza medico ma senza nemmeno punti di riferimento. Senza un luogo come questo dove dalla sera alla mattina le ricette vengono consegnate e dove, usciti dall’ambulatorio, chiedendo alla segreteria si prendono subito gli appuntamenti per le visite. La popolazione deve esserne cosciente”.