“Desidero entrare con discrezione”, inizia la visita pastorale

7 ottobre 2019 | 10:59
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“Desidero entrare con discrezione”, inizia la visita pastorale

“Non cerco tante formalità e celebrazioni solenni, desidero invece entrare con discrezione, quasi in punta di piedi, sarebbe bello anche di sorpresa…”. A più di 3 anni dal suo ingresso in Diocesi, il vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca sarà di nuovo in cammino. Non verso nuove diocesi, ma in un percorso di riscoperta delle tantissime che compongono la sua diocesi, molte delle quali nell’ultimo periodo si stanno abituando ai nuovi parroci. Con una santa messa concelebrata da tutti i sacerdoti della Diocesi infatti, ieri 6 ottobre è iniziata ufficialmente la visita pastorale che in 4 anni porterà il vescovo Andrea ogni anno in un Vicariato, fino alla celebrazione del giubileo straordinario diocesano nel 2022, per i 400 anni della diocesi.

“Con lo stesso sguardo e anelito missionario – ha detto – iniziamo oggi anche un cammino di tre anni che ci porterà il prossimo 5 dicembre 2022 a dare avvio al Giubileo della diocesi, nei suoi 400 anni di vita. Il giubileo della diocesi non avrebbe senso se fosse solo occasione di solennità e di belle celebrazioni, non porterebbe frutto”. La (lunga) visita pastorale diventa quindi il momento in cui, con più attenzione, il vescovo incontra una comunità parrocchiale e condivide la vita della gente, la vita della parrocchia. Con quello stimolo missionario che vuole “inaugurare e comprendere, interpretare e proporre, vivere e accompagnare quanto oggi stiamo vivendo. E’ la celebrazione diocesana questa in cui solennemente e comunitariamente iniziamo il nuovo anno pastorale. Esso è vissuto nelle parrocchie, nei movimenti e associazioni, nei gruppi, nella diocesi attraverso la ordinarietà della nostra pastorale. Non ci è chiesto nella pastorale di fare cose straordinarie, ma di rendere vero, autentico, intenso l’ordinario”.
Incontrarsi per ripartire: è così che l’occasione è stata anche di dare il via all’anno pastorale 2019-2020. Nel mese di ottobre, quello che la Chiesa dedica alle missioni, l’invito è a muoversi: “Se non è in uscita non è Chiesa – ha ricordato il vescovo -. La Chiesa è per la strada, la Chiesa cammina. Una Chiesa in uscita, missionaria, è una Chiesa che non perde tempo a piangere le cose che non vanno, i fedeli che non ha più, i valori di un tempo che non ci sono più. Una Chiesa che non cerca oasi protette per stare tranquilla, desidera solo essere sale della terra e lievito per il mondo. Questa Chiesa sa che questa è la sua forza, la stessa di Gesù: non la rilevanza sociale o istituzionale, ma l’amore umile e gratuito”.
Ha infatti ricordato come “Si diventa missionari vivendo da testimoni: testimoniando con la vita di conoscere Gesù. È la vita che parla. Testimone è la parola chiave, una parola che ha la stessa radice di senso di martire. E i martiri sono i primi testimoni della fede: non a parole, ma con la vita”. E’ un compito difficile ma vitale, da assolvere con il sorriso ma non con superficialità, quello che il vescovo affida a ciascuno dei fedeli. Un compito fondamentale perché si possa parlare di comunità, fatta di condivisione di responsabilità per moltiplicare la gioia. (E.ven)