Urla, sangue e corone in Padule per non dimenticare eccidio

24 agosto 2019 | 16:41
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Urla, sangue e corone in Padule per non dimenticare eccidio
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Urla, sangue e corone in Padule per non dimenticare eccidio
Urla, sangue e corone in Padule per non dimenticare eccidio
Urla, sangue e corone in Padule per non dimenticare eccidio
Urla, sangue e corone in Padule per non dimenticare eccidio

Fiori e commemorazione davanti ai cippi del Padule e poi uno spettacolo che ha messo in scena quel dolore. Il padule di Fucecchio ha ricordato il 23 agosto del ’44. Lo ha fatto ieri, nell’anniversario della strage che ha segnato il territorio, con urla e sangue.

da quelle urla strazianti, dal crepitio delle mitragliatrici, dalla disperazione di chi vedeva i propri cari morire è ripartito lo spettacolo “L’ultimo fiume”, ideato e diretto da Firenza Guidi nella frazione di Massarella di Fucecchio per rivivere i tragici momenti dell’Eccidio, quando i soldati nazisti uccisero 174 persone. La rappresentazione dell’associazione Elan Frantoio è stata l’atto conclusivo della commemorazione promossa dal Comune di Fucecchio, rappresentata dal vicesindaco Emma Donnini, dall’assessore alla memoria Daniele Cei, dall’assessore Fabio Gargani e dal presidente del Consiglio comunale Marco Padovani. Insieme a loro, ieri c’era anche l’assessore regionale Vittorio Bugli. Al Giardino della Memoria è stata deposta una corona di alloro al monumento, poi gli interventi istituzionali sono stati preceduti dalla lettura di alcune poesie da parte dei ragazzi del gruppo #fucecchioèlibera. Tutti i momenti della cerimonia, a partire dal raduno in piazza 7 Martiri, sono stati accompagnati dalle musiche della Fanfara dell’associazione bersaglieri sezione “Aldo Marzi” di Firenze.
“Questa commemorazione – ha detto Bugli – ricorda la vastità dell’offesa che il nazifascismo inflisse al nostro Paese. Nell’Eccidio del Padule di Fucecchio i nazisti uccisero a sangue freddo 174 civili, tra cui molti anziani e 63 donne. Anche 27 bambini furono trucidati. Tutti con un nome e con una vita che potevano avere ma che non hanno mai vissuto. Tutti i bambini trucidati nelle varie guerre hanno un nome. Come lo hanno i bambini e le persone che ancora oggi sono oggetto di stragi o vittime comunque in altro modo di guerre, lotte civili, conflitti, migrazioni. L’estate del ’44 è la stagione delle stragi nazifasciste in Toscana. Furono più di 280 i Comuni interessati 83, i morti tra i civili furono circa 4.500. Con la loro partecipazione attiva alle stragi dell’estate 1944, i fascisti scrissero un’altra pagina infame della loro collaborazione con l’occupante nazista”.
L’eccidio si consumò solo undici giorni dopo la strage di Sant’Anna di Stazzema, a conferma che esisteva una strategia del sangue e della violenza cieca “contro i disarmati” ha osservato Bugli. Le vittime venivano da Fucecchio, Monsummano, Ponte Buggianese, Lamporecchio, Pieve a Nievole, Montecatini Terme, Larciano, Cerreto Guidi e Uzzano. Solo una settimana dopo l’eccidio, il primo settembre ’44, Fucecchio fu finalmente liberata dai tedeschi.
Bugli ha sottolineato ancora come quella memoria debba essere tenuta viva, soprattutto oggi. “Segnali preoccupanti di populismo, di razzismo e di xenofobia punteggiano la carta politica italiana ed europea provocando un allarme crescente e giustificato: ricordiamoci, oggi, i disastri di un uso strumentale ed aggressivo dell’identità nazionale. Dare spazio ad atteggiamenti ispirati a razzismo e xenofobia è un comportamento di assoluta gravità. Non si tratta di esternazioni incaute o estemporanee: in Italia il razzismo ha una storia ed una preistoria, un sommerso, il cui vertice in termini di organizzazione ideologica e di volontà politica, si situa nel Ventennio fascista e soprattutto nella seconda metà degli Anni ’30 ed ha lasciato ferite profonde e mai rimarginate”.