“Cenacolo 12+1”, la prima è un successo

20 luglio 2019 | 08:23
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“Cenacolo 12+1”, la prima è un successo
“Cenacolo 12+1”, la prima è un successo
“Cenacolo 12+1”, la prima è un successo
“Cenacolo 12+1”, la prima è un successo
“Cenacolo 12+1”, la prima è un successo
“Cenacolo 12+1”, la prima è un successo

Servizio di Giuseppe Zagaria
Non è solo il professore occhialuto e dalla stazza imponente a parlare di Leonardo, non se ne parla soltanto nei circoli accademici e nelle biblioteche. Leonardo non fu mai un tipo da biblioteca: era uomo pratico, che ha costruito la sua fama sulla base delle esperienze che ha fatto sul campo. E quindi, a parlare di Leonardo sono anche le prostitute, sfiancate dopo una giornata di lavoro e gli addetti alle pulizie di Santa Maria delle Grazie, dove è custodito il Cenacolo, che ringraziano il genio perché è anche grazie a lui se hanno un lavoro e con il tempo, giorno dopo giorno, hanno imparato a capirlo ed apprezzarlo. È un racconto di Leonardo nei dettagli quotidiani quello andato in scena ieri sera, venerdì 19 luglio, alla prima del Dramma Popolare con Cenacolo 12+1, regia di Michele Cinisi. È un resoconto dell’impatto che ha ancora la grandiosità dell’artista, che si è tramandata ed è rimasta intonsa fino ai giorni nostri. “Era anche un bell’uomo”, dice la voce in apertura: cosa chiedere di più?

Quando pensiamo alla storia dell’arte pensiamo a due opere: la Monnalisa e il Cenacolo, entrambe di Leonardo. E se il suo estro, la sua memoria, il suo genio rimarranno intatti, altrettanto non sarà per le sue opere. Cenacolo 12+1 si apre proprio con una discussione storico artistica che cerca di capire perché i piedi di Gesù siano stati tagliati. Come si vede in basso, una porta che sarebbe stata fatta allargare dai frati, taglia la parte inferiore dell’opera. Solo in seguito i frati si sarebbero pentiti dell’enorme danno fatto e avrebbero istituito una commissione per valutare gli artisti più famosi al mondo per ovviare al problema. Ed è proprio da qui che inizia un racconto pieno di riferimenti storici ed artistici, ma anche a tratti esilarante. La commissione rifiuta il geometrismo di Picasso perché non si addiceva al resto dell’opera, scartato anche Fontana: non sembrava il caso di fare altri tagli. E va da sé, senza bisogno di spiegazioni ulteriori, che rifiutato anche Piero Manzoni. Una sceneggiatura, quella di piazza del Duomo che sembra sonfdare la dimensione del palco e proietta lo spettatore nell’ambinetazione portandono entro la narrazione che indaga Leonardo qeusta volta da una nuova porspettiva, estremamente interessante ma non paludata. Siamo a Milano, in Santa Maria delle Grazie, dove da un lato abbiamo il Cenacolo Vinciano, dall’altro la Crocifissione di Donato Montorfano ed è in questo lembo di basilica che la maggior parte personaggi prende vita. Un ritmo veloce, incalzante, inaspettato per il contesto e per il tipo di rappresentazione. Una versione pop del Genio e della sua arte che, accompagnato dalle colonne sonore di Jimmy Hendrix, ha saputo rendere giustizia alla sua grandezza senza snaturane i contenuti e il significato. Questo grazie anche all’evidente studio artistico che sta dietro alla preparazione dello spettacolo. “La sua grandiosità ci annienta, non possiamo che accettarlo”, dice il netturbino del refettorio ammaliato ogni giorno per 30 anni dalla stessa opera. “Questa – continua guardando verso la Crocifissione di Montorfano – è la differenza tra talento e genio”. Ed è il peso del confronto che Donato Montorfano ogni giorno deve reggere e sopportare, forse invidioso o forse ammiratore, anche lui, da ciò che ha di fronte.
In scena dodici attori più uno: Leonardo. Sul palco il dialetto milanese si mescolava con quello del napoletano emigrato al nord o della prostituta brasiliana, segno che l’arte è linguaggio di tutti i popoli e quella di Leonardo ne è la dimostrazione.
Alla prima erano presenti autorità religiose e civili di tutto il Comprensorio. Il vescovo Andrea Migliavacca il padrone di casa insieme al direttore regionale Toscana di Crédit Agricole Italia Massimo Cerbai, al presidente della Fondazione Crsm Gianfranco Rossi e al sindaco di San Miniato Simone Giglioli, hanno accolto gli ospiti nella piazza. Un evento atteso e apprezzato ogni anno, che anche in questa 73esima edizione offerta da Credit Agricole ai partecipanti ha riscosso grande successo.
Un allestimento teatrale con la regia di Michele Sinisi quello 2019 del Dramma Popolare, che ques’tanno ha voluto celebrare i 500 anni della morte di Leonardo Da Vinci grazie al sostegno e all’impegno di Crédit Agricole Italia e Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato. Così nella città della Rocca, dopo oltre settant’anni, è ancora possibile proporre un evento di autentico livello nazionale grazie al quale San Miniato mantiene un primato, in Italia, nella drammaturgia dello spirito, nel Teatro del Cileocome fu definito anni fa. Anzi con l’edizione 2019 forse il Dramma è riuscito a superare la complessità dei temi trattati in passato approcciandosi a una questione se si vuole ancora più importante e impalpabile, indagare attraverso gli occhi dei personaggi messi in scena l’universalità storica e umana della grande opera di Leonardo da Vinci e dell’arte.