Assoconciatori: “Risparmio da 4 milioni con depuratore unico”. Rossi: “Voi siete la componete materiale della filiera della moda in Toscana”

20 giugno 2019 | 15:53
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Assoconciatori: “Risparmio da 4 milioni con depuratore unico”. Rossi: “Voi siete la componete materiale della filiera della moda in Toscana”
Assoconciatori: “Risparmio da 4 milioni con depuratore unico”. Rossi: “Voi siete la componete materiale della filiera della moda in Toscana”
Assoconciatori: “Risparmio da 4 milioni con depuratore unico”. Rossi: “Voi siete la componete materiale della filiera della moda in Toscana”
Assoconciatori: “Risparmio da 4 milioni con depuratore unico”. Rossi: “Voi siete la componete materiale della filiera della moda in Toscana”
Assoconciatori: “Risparmio da 4 milioni con depuratore unico”. Rossi: “Voi siete la componete materiale della filiera della moda in Toscana”
Assoconciatori: “Risparmio da 4 milioni con depuratore unico”. Rossi: “Voi siete la componete materiale della filiera della moda in Toscana”

“Una società unica che gestisca la depurazione del Distretto nell’interesse di tutti. Questa è la nostra proposta: un’offerta amichevole di integrazione della depurazione”. Che arriva dall’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno e dal presidente Alessandro Francioni durante l’assemblea che oggi 20 giugno si è svolta a Poteco. Ancora una volta, quindi, una proposta che però suona come una sorta di ultimatum non senza significati reconditi, che parte dai conciatori di Santa Croce Sull’Arno verso il comparto conciario di Ponte a Egola.

La platea è di tutto rispetto: ci sono associati e imprenditori, ma c’è anche il governatore della Toscana recentemente rientrato nelle fila del Pd Enrico Rossi. E quest’anno il tema forte dell’assemblea è proprio quella della depurazione, in un’ottica di economia circolare dove si parla di ricerca, ma anche di investimenti per arrivare alla massima riduzione possibile del rifiuto da avviare alla discarica alla fine del ciclo produttivo della concia. Ovvio che in questo contesto non poteva mancare l’affondo a Cuoidepur, nei mesi scorsi finito agli onori della cronaca per una sentenza del Tar oggi appellata al consiglio di Stato.
Una relazione quindi, quella di Francioni, che ripercorre un anno di obiettivi, dentro le concerie ma anche fuori: nei progetti con le scuole, per esempio. “E’ vero che il depuratore di Santa Croce – ha spiegato Francioni al termine di 19 cartelle di relazione  – ha una dimensione quadrupla rispetto a quello di Ponte a Egola e che questa rispecchia la proporzionalità tra le due Associazioni di categoria. Ma l’economicità delle tariffe di Aquarno è il frutto dell’unione con gli altri due più piccoli impianti di Castelfranco di Sotto e Fucecchio e nessuno degli imprenditori di questi due comuni ha ‘subito’ vessazioni o penalizzazioni perché entrava in Aquarno provenendo da un altro depuratore. A conferma di ciò per esempio, il Presidente del Consorzio Depuratore di Santa Croce è attualmente una Imprenditrice che risiede e ha la propria azienda a Fucecchio. L’interesse dei conciatori è unico, chi crea scenari e mantiene separate attività che potrebbero essere unite, non può dire di operare nell’interesse dei conciatori. Al contrario, restando divisi si mantengono nel tempo cristallizzate e immobili situazioni e contesti che frenano la capacità di ammodernamento e sviluppo del sistema distrettuale”. Un modo, quello di unire le forze, che secondo il presidente Francioni farebbe risparmiare al Distretto circa 4 milioni, consentendo ai singoli imprenditori di pagare meno.
“Il nostro modello di riferimento – spiega – è Aquarno, tra i più grandi depuratori d’Europa. Con la sua organizzazione, la sua dimensione e la sua tecnologia, pur non trattando reflui su gomma esterni al distretto, riesce a svolgere l’attività applicando alle concerie una tariffa molto più bassa rispetto a quella che devono sostenere i nostri colleghi di Ponte a Egola. Una gestione unica della depurazione farebbe risparmiare al settore circa 4 milioni, tutti avremmo la medesima tariffa di depurazione, tutti pagheremmo meno. E’ ormai condiviso che la depurazione su larga scala funziona meglio e costa meno”.
Un business, quello del rifiuto, che sembra essere diventato sempre più interessante per il settore conciario, che se da un alto è in grado di depurare i propri scarti, dall’altro sarà in grado con le future partite di trasformare i rifiuti in una risorsa, compresi quelli civili.
“Il Patto per l’economia circolare e l’accordo di programma sottoscritto anche dal Ministero dell’Ambiente – spiega Francioni – indicano la road map che il Distretto ha davanti a sé, da qui a dieci anni. Obiettivi ambiziosi, tra i più importanti cito: la riorganizzazione della depurazione civile di circa 50 Comuni della Toscana, che attualmente hanno criticità nella gestione delle acque e il collettamento di questi reflui presso i nostri impianti di depurazione. Il recupero dell’acqua civile per l’uso industriale, risparmiando l’emungimento dalla falda, attraverso un acquedotto industriale che redistribuirà alle concerie l’acqua per il processo di concia. L’ulteriore abbattimento delle sostanze pericolose. L’aumento della potenzialità depurativa del nostro depuratore, per essere pronti a rispondere positivamente a quelle imprese che intendono crescere e svilupparsi nel nostro distretto, la messa in sicurezza del territorio con il miglioramento della qualità dell’acqua nel padule di Fucecchio. La produzione di beni per il mercato dell’edilizia e delle costruzioni partendo dai fanghi di risulta della depurazione. L’ulteriore nobilitazione del carniccio e della rasatura, due sottoprodotti ‘classici’ del processo conciario ed infine una sfida quanto mai ambiziosa e complessa, ritirare i ritagli delle pelletterie e dei calzaturifici toscani nostri clienti e attraverso un’attività di recupero e rottura delle proteine, separare le varie componenti fisiche e chimiche di cui sono composti, rigenerarle per un loro riutilizzo nel ciclo produttivo conciario e in altre filiere.
Dobbiamo rendere autonomo il distretto da un punto di vista ambientale, limitando veramente al minimo indispensabile l’uso della discarica di risulta. Vogliamo trattare al nostro interno gli scarti che produciamo, trasformandoli in prodotti a catalogo, per mercati qualitativi: dall’agricoltura biologica, ai bitumi, ai conglomerati cementizi o per la filiera della metallurgia.
Non essere più dipendenti da soggetti Esterni al distretto, significa veramente essere padroni del proprio futuro”.
Ma ancora Francioni spiega: “Programmare investimenti con le varie componenti pubbliche e private, condividere scelte e opportunità, rispettando il ruolo di ognuno, guardando al futuro, questo è il segreto del Distretto. Siamo quanto mai convinti che questo è un sistema che funziona e che funzionerà anche nei prossimi anni. I risultati per il momento ci confortano. Siamo probabilmente l’unico polo conciario europeo attrattivo per chi vuol fare conceria. Oltre alle realtà consortili, qui troviamo il personale con competenze in linea con le esigenze aziendali, le lavorazioni conto terzi, le aziende dei prodotti chimici, le aziende di macchine e tutto l’indotto necessario per rendere flessibili e competitive le imprese. A pochi chilometri da noi c’è uno dei poli produttivi della “moda in pelle” più importanti in Europa, che insieme alla nostra realtà forma quella che potremo chiamare Arno Leather’s Valley”.
Poi parlando di rifiuti non poteva non arrivare l’immancabile stoccata alla magistratura e ai ‘tecnici’. “La pratica concertativa – dice ancora Francioni -, termine ormai desueto a livello nazionale, è stata nel nostro territorio ben gestita, dando luogo a rapporti proficui con la pubblica amministrazione. Tale pratica, basata su un confronto metodologico dei problemi, è sfociata anche nella condivisione di tante scelte che riguardavano problemi od obiettivi di interesse comune. Ogni attore metteva sul tavolo le problematiche, si analizzavano, si discutevano e si cercava di trovare una soluzione condivisa da trasmettere alle aziende. Dobbiamo purtroppo riscontrare che tale metodologia non è più condivisa specialmente dagli organi di controllo e su alcune tematiche, come quelle del cromo6, si è passati ai controlli nelle aziende, ai verbali ed alle denunce alla Procura. Nel totale rispetto del lavoro della Magistratura, siamo certi che un lavoro di confronto e analisi congiunta delle problematiche, avrebbe portato ad individuare una strada percorribile per arrivare a soluzioni soddisfacenti. Ci dispiace avere la percezione che nonostante ci dicano che in Europa le regole sono uguali per tutti, per noi spesso sono ‘più uguali’. Ci dispiace ancor di più quando ci rendiamo conto che molti degli sforzi fatti per rendere sempre più sostenibile la conceria, attraverso investimenti pubblico privati importanti, utilizzando tecnologie innovative, provocano un comportamento che taluni potrebbero definire ‘reazionario’, ricevendo in cambio soluzioni vecchie di 30 o 40 anni, che hanno come unico pregio, quello di non far rischiare niente a qualcuno. Questi atteggiamenti possono allontanare in modo irreversibile chi ancora ha la volontà di investire nel nostro territorio, oltre ad aumentare alcuni costi di smaltimento in maniera inutile per l’ambiente e non sostenibile economicamente. Evidentemente a qualcuno non dispiacerebbe un processo di delocalizzazione dell’attività conciaria verso altri territori, ma siamo proprio certi che il nostro Paese possa permettersi il lusso di abbandonare il manifatturiero? Noi siamo convinti di no”.
Molti altri gli argomenti trattati nella lunga relazione corredata anche di un video con cui la dirigenza ha voluto riproporre le principali trasmissioni televisive , dai tg regionali e nazionali della Rai, alle trasmissioni di approfondimento, che hanno ben parlato del distretto conciario. Una comunicazione mirata a valorizzare il settore conciario di Santa Croce e creare una credibilità anche presso i mercati.
Una comunicazione che però, evidentemente, se da un lato ha valorizzato il lavoro svolto verso l’esterno, non ha fatto breccia nel locale e nel contesto regionale e a darne la prova sono proprio le parole del governatore della Toscana Enrico Rossi che spiega: “Mi piacerebbe che un volta ogni due anni, o ogni tre anni, organizzaste un evento per far conoscere il vostro distretto e il vostro lavoro, voi siete la componente materiale di quella filiera della moda che in Toscana rappresenta un settore fortemente trainante. Però vi garantisco che quando fuori di Santa Croce si parla del settore conciario, la gente non pensa alla bellezza dei vostri prodotti, ai colori della pelle, al pregio del vostro lavoro, ma pensa sempre ai problemi del settore (che magari in realtà sono stati risolti da tempo ndr). La gente in Toscana non sa cosa si fa qui”. 
Poi Rossi coglie l’occasione per lanciare un appello proprio dalla sede dell’Assoconciatori sollecitato dalle parole del presidente Francioni: “Bisogna stare in Europa e con l’Europa, magari discutendo, ma bisogna stare in Europa. Penso che se andassimo a dire all’Unione europea che vogliamo fare inflazione per poter fare gli investimenti nelle opere pubbliche probabilmente non ci direbbero di no, come quando abbiamo proposto di pendere in progetti dal sapore assistenzialista”.
Per Rossi però la giornata a Santa Croce è anche l’occasione per ricordare l’importanza e la storia del distretto: “Io vengo da poco lontano da qui. Il distretto di Santa Croce rinasce nel dopo guerra con la ricostruzione e qui, forse la voglia di lavorare, di affrancarsi dalla miseria e dalla fame è stata più forte che altrove e qui poi avete continuato a investire. Qui gli imprenditori, come sarebbe anche normale fare, hanno fatto poco accantonamento, hanno però continuato ad investire in ricerca e nella proprie aziende e di questo possiamo solo esservene grati e cercare di non ostacolarvi nel vostro lavoro”. Poi Rossi cita Luigi Einaudi per parlare del rapporto tra imprenditori e Stato ma stempera subito “tranquilli, nel frattempo non sono diventato liberare – e aggiunge –. In questi anni però abbiamo assistito, pur tenendo fermo il rispetto per la magistratura, all’avvento di una cultura del tecnicismo, a un rapporto di poteri che tendono a nascondersi. Tuttavia l’accordo che abbiamo fatto, possiamo dire oggi, tira il distretto fuori dalle secche a cominciare dal progetto che prevede il superamento delle discariche”. Poi Rossi ribadisce: “Voi siete una componente fondamentale di quella filiera della moda che in Toscana è ancora in grado come vedo da chi passa dal mio ufficio per chiedere e informarsi, di attrarre investimenti e investitori non solo nel conciario ma in tutta la filiera”.