Anche il terzo maestro di Corano finisce in manette. Il terzo uomo coinvolto nella vicenda, che aveva già visto finire in carcere i primi due maestri dell’associazione di via Michelangelo a Santa Croce sull’Arno, è stato arrestato.
Anche per lui, l’autorità giudiziaria, sulla base delle indagini della squadra mobile della questura di Pisa, ha riconosciuto i reati di maltrattamenti aggravati e chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari una misura restrittiva, in questo caso più lieve, quella degli arresti domiciliari. Evidentemente, dalle indagini che stanno andando avanti sono emersi nuovi elementi. In particolare ora gli inquirenti stanno ascoltando, dopo che nella giornata di ieri 18 giugno si è svolto l’interrogatorio di garanza, i genitori dei bambini e forse torneranno ad ascoltare anche gli stessi scolari del doposcuola islamico. Un’indagine, questa, nata mesi fa e che non solo si è avvalsa delle testimonianze di persone coinvolte, ma anche di intercettazioni ambientali nelle quali gli inquirenti hanno ravvisato evidenti violenze verso i bambini. Al centro si recavano circa 60 ragazzi di età compresa tra quella infantile e quella adolescenziale. Violenze che gli investigatori della polizia di Stato, coordinati dal dirigente della squadra mobile Rita Sverdigliozzi, non hanno esitato a definire fisiche e psicologiche. Secondo quanto emerso, le violenze perpetrate dai maestri nei confronti dei loro giovani allievi venivano commesse all’interno della sede dell’associazione di via Michelangelo dove si svolgeva il doposcuola ‘coranico’ e dove i bambini si recavano per studiare appunto il libro sacro dell’Islam fino a venerdì scorso, quando è scatta l’operazione Seugeul che nell’immediato ha visto finire in carcere i primi due maestri: il più grande di 43 anni e il più giovane di 23. Poi, oggi, il 21enne che in un primo momento era stato solo indagato.
L’attività di indagine svolta ha rilevato che il ricorso alla violenza da parte dei tre indagati andava ben oltre l’intenzione di correggere intemperanze comportamentali o errori di dizione dei giovani allievi e si traduceva frequentemente in aggressioni gratuite e ingiustificate, oltre ad aver ridotto i piccoli frequentatori del centro in una perenne condizione di soggezione psicologica verso ogni gesto posto in essere nei loro confronti dai maestri, che si alternavano a picchiarli, sia a mani nude che con bastonate.
Le accuse mosse ai tre insegnati riguardano il reato di maltrattamenti aggravati in quanto commessi ai danni di minori a loro affidati per ragioni di educazione e istruzione, in quanto gli stessi, in qualità di insegnanti di Corano, hanno posto in essere, nei loro confronti, ripetuti atti di vessazione fisica e morale connotati da particolare violenza.
L’attività di indagine svolta ha rilevato che il ricorso alla violenza da parte dei tre indagati andava ben oltre l’intenzione di correggere intemperanze comportamentali o errori di dizione dei giovani allievi e si traduceva frequentemente in aggressioni gratuite e ingiustificate, oltre ad aver ridotto i piccoli frequentatori del centro in una perenne condizione di soggezione psicologica verso ogni gesto posto in essere nei loro confronti dai maestri, che si alternavano a picchiarli, sia a mani nude che con bastonate.
Anche il terzo maestro di corano finisce in manette. Il terzo uomo coinvolto nella vicenda, che aveva già visto finire in carcere i primi due maestri dell’associazione di via Michelangelo a Santa Croce, è stato arrestato. Anche per lui l’autorità giudiziaria sulla base delle indagini della squadra mobile della questura di Pisa ha riconosciuto i reati di maltrattamenti aggravati e chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari una misura restrittiva , in questo caso più lieve quella degli arresti domiciliari. Evidentemente dalle indagini che stanno andando avanti sono emersi nuovi elementi. In particolare ora gli inquirenti stanno ascoltando, dopo che nella giornata di ieri si è svolto l’interrogatorio di garanza, i genitori dei bambini e forse torneranno ad ascoltare anche gli stessi scolari del doposcuola islamico. Un indagine nata mesi fa e che non solo si è avvalsa delle testimonianze di persone coinvolte, ma anche di intercettazioni ambientali nelle quali gli inquirenti hanno ravvisato evidenti violenze verso i bambini, al centro si recavano circa 60 ragazzi di età compresa tra quella infantile e quella adolescenziale. Violenze che gli investigatori della polizia di Stato, coordinati dal dirigente della squadra mobile Rita Sverdigliozzi, non hanno esitato a definire fisiche e psicologiche. Secondo quanto emerso le violenze perpetrate dai maestri nei confronti dei loro giovani allievi venivano commesse all’interno della sede dell’associazione di via Michelangelo dove si svolgeva il doposcuola ‘coranico’, e dove i bambini si recavano per studiare appunto il libro sacro dell’Islam fino a venerdì scorso, quando è scatta l’operazione Seugeul che nell’immediato a visto finire in carcere i primi due maestri il più grande di 43 anni le sue iniziali e il più giovane di 23 e oggi il 21 che in un primo momento era stato solo indagato si tratta di tre persone di origine senegalese.
L’attività di indagine svolta ha rilevato che il ricorso alla violenza da parte dei tre indagati andava ben oltre l’intenzione di correggere intemperanze comportamentali o errori di dizione dei giovani allievi, e si traduceva frequentemente in aggressioni gratuite e ingiustificate, oltre ad aver ridotto i piccoli frequentatori del centro in una perenne condizione di soggezione psicologica verso ogni gesto posto in essere nei loro confronti dai maestri, che si alternavano a picchiarli, sia a mani nude che con bastonate.
Le accuse mosse ai tre insegnati riguardano il reato di maltrattamenti aggravati in quanto commessi ai danni di minori a loro affidati per ragioni di educazione e istruzione, in quanto gli stessi, in qualità di insegnanti di Corano, hanno posto in essere, nei loro confronti, ripetuti atti di vessazione fisica e morale connotati da particolare violenza.
L’attività di indagine svolta ha rilevato che il ricorso alla violenza da parte dei tre indagati andava ben oltre l’intenzione di correggere intemperanze comportamentali o errori di dizione dei giovani allievi, e si traduceva frequentemente in aggressioni gratuite e ingiustificate, oltre ad aver ridotto i piccoli frequentatori del centro in una perenne condizione di soggezione psicologica verso ogni gesto posto in essere nei loro confronti dai maestri, che si alternavano a picchiarli, sia a mani nude che con bastonate.