Padule, appello per salvare il Centro di ricerca

14 aprile 2019 | 12:00
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Padule, appello per salvare il Centro di ricerca

Un appello sottoscritto da 55 personalità della cultura e dell’ambientalismo, che esprimono il loro dissenso verso la scelta “di smantellare di fatto la riserva naturale del Padule di Fucecchio, sottraendone la gestione al Centro di ricerca e documentazione”. Le firme sono già state consegnate al presidente della Regione Enrico Rossi, ma la raccolta di adesioni proseguirà anche nelle prossime settimane.
Questo il testo dell’appello che, fra i firmatari, vede il presidente nazionale di Italia Nostra Maria Rita Signorini e il presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi.

“Il Padule di Fucecchio – si legge nell’appelloè una grande palude interna situata in Valdinievole, fra le province di Pistoia e Firenze. Nonostante secoli di attività di bonifica ne abbiano ridotto la superficie, sono ancora presenti oltre 2000 ettari di habitat palustri di rilevante interesse naturalistico. Anche se con ritardo rispetto ad altre aree umide più note, il Padule di Fucecchio ha beneficiato di alcune misure di protezione. Esso è incluso fra i siti di importanza comunitaria (Sic) e le zone di protezione speciale (Zps), ai sensi delle direttive Habitat e Uccelli. Dal 2014 fa parte anche delle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. Tuttavia a fronte di questi riconoscimenti, solo il 10% della sua superficie ricade all’interno di un’area protetta (la riserva baturale del Padule di Fucecchio). Al fine di comporre le conflittualità presenti in questo vasto territorio, nel 1990 la Provincia di Pistoia si fece promotrice di una associazione, denominata Centro di ricerca, documentazione e promozione del Padule di Fucecchio, che avesse al suo interno i Comuni, le associazioni portatrici di interesse e gli istituti scientifici. Con l’istituzione della riserva naturale del Padule di Fucecchio nel 1996, a tale associazione ed al consorzio di bonifica del Padule di Fucecchio, ciascuno per le funzioni relative ai propri ambiti di competenza, fu affidata la gestione della nuova area protetta”.
“Nonostante il difficile contesto socio-culturale che affonda le sue radici in conflittualità e particolarismi storici – prosegue l’eppello – l’esperienza del Centro di ricerca e documentazione del Padule di Fucecchio si è dimostrata nel tempo un esempio virtuoso di gestione tecnicamente corretta sia in termini di attività di conservazione che di educazione, divulgazione e promozione, mettendo in campo numerose iniziative e attività scientifiche e culturali.
Nel volgere di un paio di decenni, la riserva naturale del Padule di Fucecchio è diventata una delle aree di maggiore interesse in Italia per la nidificazione, la sosta e lo svernamento degli uccelli acquatici. Spinte localiste e particolariste intrecciate a interessi politici mai dichiarati stanno da alcuni anni minando la sopravvivenza del Centro Rdp del Padule di Fucecchio minacciando quindi di azzerare l’importante lavoro svolto e di spalancare le porte ad un modello di gestione aperto ad ogni tipo di attività e privo di qualsiasi attenzione nei riguardi della conservazione. L’ultimo atto in questa direzione è l’annunciato smembramento da parte della Regione Toscana dei beni della riserva naturale (le superfici di proprietà pubblica, il centro visite di Castelmartini e l’osservatorio faunistico delle Morette) che verrebbero assegnati ai due piccoli comuni nei quali ricadono, estromettendo il soggetto (Centro Rdp del Padule di Fucecchio) che ha concorso a creare, ed ha gestito per 22 anni, l’area protetta con numerosi riconoscimenti ed un forte sostegno di cittadini e associazioni”.
“I sottoscritti – chiude l’appello – chiedono al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, di riconsiderare questa scelta, peraltro già criticata da docenti universitari ed esperti di riconosciuto valore, e di dare continuità all’esperienza di gestione del centro di Rdp, che vede la partecipazione di soggetti pubblici (i maggiori comuni del comprensorio ed il dipartimento di biologia dell’università di Firenze), uno staff qualificato di professionisti (esperti e guide) ed un elevato numero di volontari. Dopo secoli di bonifica e decenni di abbandono, il nuovo capitolo, appena aperto, della conservazione della biodiversità e di una promozione qualificata dell’area, non deve essere interrotto, ma sostenuto e ampliato”.