Fisco e tartufo, imposta fino a 7mila euro l’anno

9 marzo 2019 | 16:30
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Fisco e tartufo, imposta fino a 7mila euro l’anno
Fisco e tartufo, imposta fino a 7mila euro l’anno
Fisco e tartufo, imposta fino a 7mila euro l’anno
Fisco e tartufo, imposta fino a 7mila euro l’anno
Fisco e tartufo, imposta fino a 7mila euro l’anno
Fisco e tartufo, imposta fino a 7mila euro l’anno

È una piccola rivoluzione quella che la Finanziaria 2019 ha portato al mondo del tartufo. Una rivoluzione prima di tutto fiscale, in un settore che fino ad oggi è sfuggito ad ogni ipotesi di tracciabilità e, di conseguenza, anche ad ogni tentativo di difesa del made in Italy. La novità sta nell’introduzione di una “no tax area” legata all’occasionalità della ricerca: una sorta di franchigia fissata entro un limite di 7mila euro l’anno, sotto al quale ogni cercatore di tartufo è tenuto a versare allo Stato solo un’imposta forfettaria di 100 euro, ai quali si aggiungono i vecchi 90 euro per il tesserino. In questo modo, ogni commerciante o ristoratore che acquista tartufo, può emettere un’autofattura che rappresenta a tutti gli effetti un documento di tracciabilità.

Una novità alla quale il Comune di San Miniato ha voluto dedicare un momento di approfondimento, organizzando un convegno ospitato questa mattina (9 marzo) alla Sala del Bastione, di fronte ad una platea di commercianti e soprattutto di tartufai arrivati da mezza Toscana. All’incontro, coordinato dall’assessore Giacomo Gozzini, sono intervenuti l’assessore regionale Marco Remaschi, il presidente dell’Associazione tartufai delle colline sanminiatesei Renato Battini e il presidente dell’Uratt (Unione regionale delle associazioni dei tartufai toscani) Andrea Acciai, insieme al neopresidente della Federazione nazionale dei tartufai italiani Fabio Cerretano al presidente dell’Associazione Città del Tartufo Michele Boscagli. Un’occasione per approfondire gli aspetti della finanziaria e le difficoltà del mondo tartufigeno, anche in vista delle imminenti modifiche alla legge regionale e soprattutto del disegno di legge nazionale, il ddl 933 per “Disposizioni in materia di cerca, raccolta, coltivazione e commercializzazione dei tartufi” ormai pronto per andare in audizione al senato.
“Da circa un anno, come Regione Toscana – ha esordito l’assessore Remaschi – abbiamo fatto una serie di incontri sulle modifiche normative da introdurre alla legge regionale 50: al momento c’è già un testo pronto che contiene novità dal punto di vista fiscale e della tracciabilità. Inoltre vogliamo prevedere finanziamenti per quelle associazioni che fanno opere di miglioramento ambientale, mentre nel nuovo piano rurale che parte dal 2021 vogliamo introdurre opere di rimboschimento con soldi dedicati della comunità europea”.
Michele Boscagli, invece, ha invitato la Regione Toscana ad avere meno fretta rispetto alle modifiche della legge regionale, in attesa della nuova normativa nazionale che a breve andrà in audizione al Senato. Normativa che accresce e approfondisce le novità introdotte dalla legge finanziari. “C’è un punto importante nella finanziaria 2019 – ha detto Boscagli -, precisamente nei commi dal 692 al 699 che, per la prima volta, danno un’impronta fiscale al mondo del tartufo. Per chi non conosce questo mondo, pagare 100 euro per avere un’esenzione fino a 7mila è considerato quasi un regalo. Allora mettiamoci in regola, perché solo così possiamo emergere e difendere il nostro prodotto. Nel 2016 al porto di Bari sono state sdoganate 80 tonnellate di tartufo straniero. In Istria, invece, mi hanno spiegato che un grosso commerciante italiano acquista tartufo bianco per 200-300 euro il chilo per poi portarlo interamente nel nostro Paese.Per chi non conosce il tartufo può andar bene anche quello che arriva dall’estero, a prescindere dalla qualità, ma noi dobbiamo difendere il made in Italy”. Importante, da questo punto vista, sarà il riconoscimento del tartufo fra i patrimoni Unesco: “Significherà riconoscere una professionalità che voi avete avuto dai vostri nonni o padri ma che finora non era mai stata messa per scritto. Nel 2019 lavoreremo in questo senso, organizzando anche un evento a Matera”.
Ad entrare nel merito fiscale delle nuove norme è stato quindi Fabio Cerretano, commercialista, neopresidente dei tartufai italiani: “Avevamo chiesto uno spazio in cui il tartufaio potesse operare, così siamo arrivati a pagare 100 euro per avere una franchigia fino a 7mila. In questo modo, chiunque abbia una partita Iva e acquista il tartufo da voi deve fare un’autofattura inviando questo documento con lo spesometro”. “Abbiamo sempre detto che bisognava lavorare per combinare gli aspetti della sicurezza alimentare con quelli della fiscalità – ha commentato l’assessore Gozzini -. Da questo punto di vista, secondo me, è stato fatto un passo in avanti per il mondo del tartufo e per la tracciabilità della filiera”.
L’appello dei cercatori: “Difendiamo le aree tartufigene e la libera ricerca” 
Da parte delle associazioni, tuttavia, è arrivata anche la richiesta di una maggiore attenzione alla difesa dei territori e della loro vocazione tartufigena, lanciando l’appello alle istituzioni per un maggior sostegno alle attività e agli sforzi delle stesse associazioni. Sotto accusa ci sono soprattutto i tagli indiscriminati, che riducono e devastano le tartufaie, insieme alla tendenza crescente verso le riserve private che ostacolano la libera ricerca. “Il nostro obiettivo è intervenire sul territorio per mantenere le aree tartufigene e riscoprire quelle abbandonate”, ha spiegato Renato Battini, presidente del tartufai delle colline sanminiatesi, lanciando quindi un affondo alla Regione all’assessore Remaschi: “Vorrei che i soldi pagati dai tartufai alla Regione tornassero sul territorio, ma mi dispiace rilevare che questo non avviene. La Regione, addirittura, non sa neppure quanti tartufai hanno il patentino. Anche le amministrazioni locali non sono sensibili a quello che fa l’associazione. I tartufai lo sanno: se un giorno chiuderemo non sarà certo per colpa nostra”.

Un appello condiviso da Andrea Acciai, presidente dell’Unione delle associazioni di tartufai della Toscana, che ha puntato il dito contro il mercato crescente delle biomasse: “Pare che i tagli finalizzati alla produzione di biomasse producano danni irreparabili ai territori tartufigeni – ha detto -. Serve una maggiore azione di controllo per non distruggere queste aree”.

Giacomo Pelfer