
Hanno ascoltato Lucia Cossetto, la sorella di Norma, la studentessa italiana d’Istria stuprata in branco e lasciata morire in una foiba dai partigiani di Tito nella prima ondata di violenze anti italiane, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. In quella intervista registrata e proiettata in un consiglio comunale aperto convocato per oggi 12 febbraio, i ragazzi delle classi quinte dell’It Cattaneo e delle classi terze della scuola media di San Miniato hanno ascoltato il racconto di una delle tante follie che hanno insanguinato e terrorizzato il ‘900.
La violenza per la violenza, quella tipica delle guerre civile, che mette uno contro l’altro i vicini di casa, l’hanno ascoltata dalla voce di chi come loro andava a scuola, aveva una casa e una famiglia prima che una linea di sangue segnasse un prima e un dopo. Persino nella foiba stessa: prima solo pozzo, caverna verticale tipica di quel territorio e poi simbolo di una zona di morte, come un regno di Ade che diventa fossa comune di innocenti. Con quel ricordo, il Comune di San Miniato ha voluto celebrare il Giorno del Ricordo, in una sala della Fondazione Conservatorio Santa Chiara. A presiedere la seduta è stato il presidente del consiglio comunale Vittorio Gasparri, presenti il sindaco Vittorio Gabbanini, il dirigente dell’It Cattaneo e dell’Istituto Comprensivo Sacchetti Alessandro Frosini e Marzia Bellini, ex presidente del consiglio comunale che nel 2013 realizzò l’intervista. Dopo gli interventi introduttivi, è stata proiettata la video intervista che ha ripercorso gli ultimi, tragici, giorni di Norma Cossetto, figlia del dirigente locale del Partito Nazionale Fascista e tra le figure simbolo delle Foibe. Alla conclusione dei lavori tutte le autorità presenti hanno avanzato un appello affinché la verità storica non venga più tradita e si lasci spazio al ricordo perché simili atrocità non si ripetano. “Se oggi siamo qui a rendere omaggio a tutte queste vittime – ha spiegato il sindaco Gabbanini -, lo dobbiamo a intellettuali, studiosi e associazioni che non hanno mai perso la speranza di veder riconosciuta la sofferenza di queste donne e questi uomini, entrando a pieno titolo nell’identità nazionale e volendo portare al di sopra di tutte le ideologie la verità storica”.