A casa 10 giorni senza stipendio, sanzionati 9 ’furbetti del caffè’

12 gennaio 2019 | 15:05
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A casa 10 giorni senza stipendio, sanzionati 9 ’furbetti del caffè’

A casa per 10 giorni sospesi dal lavoro e senza retribuzione questa la decisione del datore di lavoro per i 9 furbetti del caffè del comune di Santa Maria a Monte, ovvero i dipendenti che come accertato dalla polizia giudiziaria in sede d indagine si assentavano dal lavoro senza timbrare il badge, magari per andare a prende il caffè al vicino bar o per spostare l’automobile come è stato appurato dai carabinieri.

Si tratta di 9 lavoratori tra cui due appartenenti alle cosiddetta categorie protette un sanzione piuttosto dura e significativa, che va oltre i primi gradi delle sanzioni che possono esse comminate a un dipendete. A divulgare l’esito dell’istruttoria interna al comune, visto che la rilevanza penale poi era decaduta secondo le decisioni del gip di Pisa, è la Cgil che denuncia queste sanzioni come eccessive e parla di un clima non sereno tra i lavoratori del comune di Santa Maria a Monte. I sindacalisti della funzione pubblica della camera del lavoro di Pisa infatti spiegano: “Sull’aspetto meramente amministrativo, metteremo a lavoro il nostro ufficio legale perché ci risulta che ci siano gravi vizi formali e procedurali sugli atti ma soprattutto, come abbiamo sempre detto, non essendo state riscontrate violazioni di doppie timbrature, scambi di persone riteniamo che la sanzione, se dovuta, debba essere commisurata all’errore pertanto valuteremo anche questo aspetto.
Non sappiamo inoltre se i responsabili del servizio fossero a conoscenza della situazione dei loro dipendenti e se del caso, ricordiamo che la normativa prevede sanzioni anche per chi è deputato al controllo dei propri lavoratori pertanto un’altra questione che porremo sul tavolo del nostro legale.
Insomma, per la Cgil la responsabilità dei fatti non si ferma ai soli lavoratori intercettati in flagranza di reato dai carabinieri in qualità di polizia giudiziaria, ma va ricercata e messa in conto anche a chi avrebbe dovuto vigilare sul comportamento dei lavoratori.
“A livello di opinione pubblica – continuano dalla funzione pubblica – invece ci pare che il sindaco Ilaria Parrella, si sia smentita perché dopo le repliche sulla vicenda da parte del sindacato Cgil del 14 ottobre, del 15 ottobre il primo cittadino era uscito sui mezzi di informazione dicendo che “difficilmente si andrà oltre una lettera di richiamo se per il lavoratore è la prima violazione”, come mai questo cambio di direzione? Speriamo non sia perché alcuni di loro hanno in tasca la tessera della CGIL e ed una è anche Rsu Cgil. Ricordiamo anche che esiste una delibera di giunta con la quale si dà un incarico legale per valutare la questione dal punto di vista penale chiedendo la riapertura del caso già archiviato dal giudice per le indagini preliminari, cosa ci dobbiamo aspettare oltre? Davvero un processo penale con ulteriori aggravi anche in termini economici per i dipendenti interessati? tanto i legali del comune si pagano con i soldi pubblici dei cittadini”.
Poi i sindacalisti continuano e dicono: “Di certo a oggi c’è che l’amministrazione Parrella sta utilizzando il comune ed i dipendenti pubblici come se fosse in una ditta privata decidendo tutto in modo unilaterale, valorizzando solo pochi soggetti a discapito di tutti gli altri togliendo soldi ai poveri per dare ai ricchi, in genere succede il contrario, dà incarichi all’esterno quando all’interno ci sono dipendenti qualificati che invece vengono messi in un angolo. Il clima all’interno dell’ente è pesante ormai da tempo e tutti i giorni ci ritroviamo a dover affrontare situazioni di disparità di trattamento continue, pertanto crediamo tutto questo non sia più tollerabile. Abbiamo provato con tutti i modi a “denunciare” la situazione durante gli incontri con i responsabili del servizio che rappresentano la parte pubblica ma non abbiamo trovato sponda se non rispondere che sono direttive impartite dall’amministrazione, quindi anche loro confermano che tutte le decisioni, anche quelle di tipo amministrativo, le decide la parte politica”.