





C’è anche un richiamo alla tragedia del ponte Morandi, quest’anno, fra i paesaggi e le migliaia di statuine del colossale presepe artistico di San Romano (Il ponte di Genova nel presepe di San Romano). Un richiamo che si incontra a pochi passi dalle mura di Gerusalemme, dove un ponte crollato e spezzato in due sopra una vallata rimanda subito al disastro dello scorso agosto.
Una tradizione, ormai, per i presepisti di San Romano, che da alcune edizioni hanno deciso di inserire nella loro rappresentazione almeno un richiamo all’attualità del mondo. Due anni fa era toccato al terremoto del centro Italia, seguito lo scorso anno dal dramma dei migranti. “Quest’anno abbiamo pensato alla tragedia di Genova perché è stato un evento emblematico della disfatta del nostro Paese, con tante infrastrutture pericolante e la mancanza di prevenzione”, ha spiegato Paolo Barro, coordinatore del presepe sanromanese, al termine della tradizione inaugurazione di questa mattina, 8 dicembre. Un taglio del nastro al quale hanno preso parte anche il vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca e il sindaco di Montopoli Giovanni Capecchi, insieme a padre Valentino Ghiglia, al presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, ai consiglieri regionali Andrea Pieroni, Antonio Mazzeo e Alessandra Nardini e al comandate della compagnia dei carabinieri di San Miniato Gennaro Riccardi. Colossali, anche stavolta, i numeri e le caratteristiche del presepe sanromanese, distribuito su ben 300 metri quadri di superfice con più di 1000 personaggi e circa 70 movimenti elettrificati. Il tutto caratterizzato da una ricostruzione dettagliatissima di ambienti ed edifici, laghi, colline e corsi d’acqua, fino agli edifici, alle mura e agli acquedotti di una Gerusalemme sempre più fedele all’originale. “L’unico problema di questo presepe è che non è fotografabile per intero”, scherza Barro mentre ci accompagna lungo il percorso, mostrando le foto d’epoca di una tradizione che si perde agli inizi del secolo scorso. Erano i primi del ‘900, infatti, quando si cominciò ad allestire un presepe tra le mura della chiesa della Madonna, poi trasferito 25 anni fa nel chiostro del convento.
Al presepe si accompagnano anche quest’anno le oltre 100 poesie portate in mostra dall’Associazione burrasca di colori e parole, insieme ai presepini realizzati dalle scuole e dai centri diurni, in attesa delle premiazione fissata per il 12 gennaio, ultimo giorno di apertura al pubblico del presepe.
Giacomo Pelfer