





C’è una svastica, è vero. Ma poi ci sono un “omino” in atteggiamenti equivoci e una serie di cuori e scritte che rimandano alla storia d’amore tra due persone. Niente amore, invece, per la chiesetta di San Sebastiano e cappella dei caduti di guerra a Montopoli Valdarno, sporcata, oltraggiata e usata come bivacco da incivili, più che da novelli nazisti.
Ci sono sacchetti di patatine a terra, bricchi di the e pacchetti di sigarette, segno evidente del passaggio di ragazzi decisamente poco educati. L’ideologia nazista, a volercela leggere in quella svastica uncinata, fa male. Difficile, però, vedercela, visto che gli uncini non sono quelli “canonici” impressi nelle divise dei portatori di morte delle SS. Se questo, però, bastasse a far ritinteggiare quelle pareti e togliere l’immondizia da terra, allora che svastica sia.
Ai residenti della zona, che avevano già segnalato la situazione a sindaco e Comune, il maggior disturbo lo recano sporco, inciviltà, odore di escrementi e degrado, più che quel segno, oltraggiato dai nazisti di Hitler ma nato nella cultura antica come simbolo di vita e cose belle. L’impressione, passeggiando sotto quel portico che doveva essere bellissimo, è che quel segno sia usato come tanti altri, perché la storia la si conosce poco e male, ma si sa che alcune cose attraggono l’attenzione più che altre. Succede allora che, come il bambino che dice le parolacce perché i genitori ridono ma non ha idea del significato, sulle pareti, sui giochi nei parchi e da altre parti, spuntano segni uguali o simili alle svastiche, perché attraggono l’attenzione dei “grandi”, anche se spesso il reale significato di quello che si è fatto lo si ignora. Pare difficile supporre, infatti, che quei ragazzi che mangiano patatine mentre fumano e fanno pipì sulle pareti della chiesa si interroghino sulle scelte sbagliate della dittatura più folle del secolo scorso. O magari sul paradosso filosofico per cui i pensieri diametralmente opposti hanno dei punti in comune o sulle dinamiche sociologiche che portano a una dittatura e su quelle, più profonde, che quella dittatura la virano a Destra o a Sinistra. Magari, viene da dire, lo facessero. Se ci sbagliamo e quei ragazzi lo fanno davvero, li invitiamo a contattarci: ne parleremmo volentieri con loro perché un pensiero, anche se divergente, è sempre meglio che un non pensiero. E una svastica consapevole è (concedete il paradosso) meglio di un pene inconsapevole. Già nel 1640 l’oratorio – nel frattempo divenuto chiesa – causava problemi di ordine pubblico e fu affidato alla congregazione della Morte perché vigilasse sulla sua conservazione. La consapevolezza – piena – è l’unico antidoto ai ricorsi storici.
Elisa Venturi