


C’è tutta l’Italia dentro, in qualche modo. Ci sono gli amiconi che è più facile trovare in trattoria e ci sono quelli dal palato delicato, abituati a tovagliati bianchi, distese di posate e bicchieri di cristallo. Ci sono quelli che per pagare la cena fuori fanno i conti con la pensione e quelli che se non è super caro non è certo fashion. Ci sono quelli che mangiano con gli occhi e gli altri, che se la portata non è abbondante hanno solo assaggiato. Stesso posto e stessa pietanza, ma un indice di gradimento destinato a variare parecchio da tavolo a tavolo perché, sarà bello vederlo, non siamo tutti uguali. Ma tutti mangiamo, quasi sempre in compagnia. E poi, diciamocela la verità, noi italiani (non importa quale sia il paese di origine) il cibo ce l’abbiamo nel sangue – e non parlo del colesterolo.
E se il nuovo programma della Nove C’è posto per 30? mette a tavola gli italiani di ogni genere, un posto speciale lo riserva alla Toscana e a San Miniato: da stasera 7 ottobre alle 21 e per 8 puntate, nel nuovo programma della prima serata domenicale c’è anche Stefano Agnoloni, maestro di bon ton nella vita, Competente nel programma (C’è posto per 30, Agnoloni nell’esercito di Max Giusti). “È stata un’esperienza intensa – confida a IlCuoioinDiretta.it -, ricca di tante emozioni e accrescimenti personali perché parto dal presupposto che non si finisce mai di imparare e qui c’è uno spaccato dell’Italia, quindi ho avuto la possibilità di conoscere persone diverse con vite diverse. Si parla di cibo e di ristoranti ma dal punto di vista dell’italiano che va a mangiare fuori”.
Èl’Italia a tavola, quella dei clienti non dei grandi chef o dei colleghi rivali, che si incontra dopo cena per valutare il pranzo. In 8 puntate in giro per l’Italia, il ristorante riservato per l’occasione si riempie della stessa gente, con gli stessi prenotati. Gente diversa per età, sesso, status e persino Paese di provenienza quella chiamata a giudicare il pasto nel suo complesso, abbastanza diversa da garantire a ciascuno di riconoscersi in uno stile, se non in una persona e, in qualche modo, di essere seduto a quel tavolo. Li potresti incontrare a cena fuori, insomma. Difficilmente, però, nello stesso posto. “Il programma fa questo, alla fine: fa incontrare persone che in una stessa cena sarebbe stato difficile trovare. Noi Competenti ci occupiamo di questo – spiega Agnoloni raccontando il suo tavolo -, di food e di mise en place per passione certo, ma avendo maturato esperienza e competenza”. Mangiando gli stessi piatti negli stessi ristoranti e dando giudizi spesso molto diversi, perché a fare la differenza sono le aspettative riposte in quel posto e in quel cibo. “Al nostro tavolo, devo dire che siamo stati sempre abbastanza in accordo. Noi 4 non ci conoscevamo, ma eravamo abbastanza in sintonia. Certo, si poteva discutere su un punto in più o in meno da dare, ma nello stesso range, comunque”. Discutere, perché nel programma ogni tavolo esprime un voto. “Quando registravamo, il ristorante era aperto solo per noi e al momento di votare, tutto il personale veniva fatto uscire così non c’era pericolo che qualcuno sentisse qualcosa”. Anche perché il ristoratore sfidante è al tavolo di Max. “Abbiamo legato molto, comunque, tra tutti e 30 i giudici, anche perché abbiamo registrato da giugno a settembre per preparare il format. Dormivamo nello stesso albergo e viaggiavamo sullo stesso autobus: nonostante le diversità, stavamo sempre insieme. Sono nate anche amicizie perché abbiamo passato l’estate insieme, in pratica, sempre tutti uniti. Ci siamo anche aiutati a vicenda perché è stata una bellissima esperienza, che rifarei subito ma che è anche stata molto stancante: la mattina venivamo microfonati alle 8 e liberati solo alle 19. Uno spot lo abbiamo girato persino alle 6,30. Poi, certo, c’erano momenti di pausa durante il giorno, però eri sempre nei pressi del set”. Un modo, insomma, per assaggiare non solo pietanze e prodotti diversi ma anche, in qualche modo, modi differenti di essere e di vivere. Trenta persone diverse, qualche momento di tensione ci deve essere stato. “Qualcuno si, però gli stessi autori se ne aspettavano di più. Discussioni ci sono state certo, ma mai cose rilevanti, abbiamo espresso perplessità e contrarietà ma senza strafare: quando si è diversi è inevitabile. Tutti, però, hanno avuto una soglia di sopportazione alta, per il bene nostro e anche del programma”. Anche perché c’erano le riserve pronte a entrare: in una produzione tanto grande è inevitabile. E, poi, restava comunque un lavoro, che si fa con serietà.
“Il programma tv Selfie mi ha dato una discreta visibilità e forse anche per quello ero stato chiamato a Milano per un altro programma. Poi, però, a primavera mi hanno cercato per il casting di una produzione Magnolia e il mese dopo ricevetti una telefonata perché ero piaciuto agli autori, anche se dovevano aspettare la risposta della rete tv. Mi hanno richiamato e ho fatto una prova simulata: dopo una settimana mi hanno chiamato di nuovo ma per firmare il contratto. A quel punto avevo più o meno capito di cosa si trattava, visto che dovevo assaggiare dei piatti”. Il buongusto, però, per Stefano è anche altro: “Sapevano che sono un dandy e mi hanno lasciato libertà nel vestire, anzi, io non avevo la costumista che provvedeva a vestire alcuni degli altri. Le mandavo l’outfit che avevo scelto in base alla location e lei studiava come vestire gli altri al mio tavolo. Pensa che i papillon che indosso nelle puntate sono quasi tutti fatti da me”.
Max Giusti, il conduttore, non era con loro in albergo. “Però veniva in autobus e ha instaurato da subito un bel rapporto con tutti noi: dal secondo giorno ci chiamava tutti per nome. Io avevo conosciuto la moglie, prima che si sposassero e forse anche che la conoscesse. Benedetta Bellini lavorava con un mio amico a Roma, diversi anni fa e quando abbiamo parlato gliel’ho detto. Abbiamo trovato subito un argomento comune. Giusti è una persona disponibile, preparata, sta allo scherzo e alla battuta”. Di certo non è facile condurre un programma così, nato e ideato in Italia. Anche perché sono pochi davvero i paesi in cui è possibile guardare 30 persone che si ritrovano a tavola, perché forse in nessun Paese il cibo ha un ruolo aggregante come lo ha da noi. Inizia stasera, dunque, il viaggio tra le tipicità d’Italia, riassunte in 8 città. E con dentro, in qualche modo, anche un po’ di San Miniato.
Elisa Venturi