Esposto sul Marconi: 10 anni di documenti alla Procura

1 settembre 2018 | 13:55
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Esposto sul Marconi: 10 anni di documenti alla Procura

di Giacomo Pelfer
Sui tavoli della Procura sono finiti tutti i documenti della lunga e contestata vicenda del liceo Marconi di San Miniato, dal primo studio sul rischio sismico dello storico edificio di via Catena, datato 2002, fino alla sospensione delle lezioni nella nuova sede di San Donato, dichiarata inagibile nell’ottobre 2016. Quattordici anni di studi, verifiche e di tante polemiche, sui quali il movimento Cinque Stelle e la consigliera Laura Cavallini della lista civica Immagina San Miniato hanno chiesto di far luce, una volta per tutte.

È l’obiettivo dell’esposto presentato alla Procura di Pisa lo scorso 13 luglio, firmato dalla stessa Cavallini insieme ai consiglieri 5 Stelle Chiara Benvenuti di San Miniato, Luca Mazzantini di Santa Croce sull’Arno, Cristina De Monte e Luca Trassinelli di Castelfranco di Sotto. Un esposto che ruota tutto attorno alla lunga ‘parentesi sandonatese’ del Marconi, con il trasferimento della scuola nel 2008 dopo le conclusioni dello studio Aice, seguito dalla decisione di acquistare l’immobile all’interporto. Passaggi sui quali l’esposto chiede di verificare la correttezza, ricordando che pochi anni prima, “dal 2002 al 2004 – si legge nell’esposto – la facoltà di ingegneria dell’Università di Pisa, dopo una verifica sull’edificio che ospitava la scuola in via Catena, scriveva che ‘non si ravvisano gli estremi per provvedimenti urgenti di interdizione all’uso dell’edificio, non avendo constatato situazioni di criticità tali da richiederlo’.
Nel 2007, invece, le conclusioni di una nuova indagine effettuata dallo studio Aice di San Giuliano Terme “risultavano positive in merito alla fattibilità di un intervento di ricostruzione dell’immobile – ricorda l’esposto – in cui venivano indicati i costi per una possibile costruzione di un immobile di 4.500 metriquadri con euro 5.850.000 oltre a 200mila euro per la demolizione del vecchio edificio. A fine giugno 2008 la cittadinanza viene informata che il liceo Marconi sarebbe stato trasferito, in via provvisoria, in un immobile ubicato nell’interporto di San Donato”. Immobile con una superficie di 3709 metri quadri circa, che viene affittato per 455mila euro l’anno, oltre le spese di adeguamento (320mila), con opzione di acquisto al prezzo di 5.900.000 euro entro il 31 marzo 2009.
“Si sottolinea – prosegue il documento – che la stessa Provincia decideva di acquistare il suddetto immobile anche se avrebbe potuto ricostruirlo con una somma simile e con una metratura superiore: 4500 metri quadri sul vecchio edificio contro i 3709 dell’edificio posto a San Donato. Il 12 settembre 2008, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, veniva effettuato un sopralluogo per conto della Provincia dal quale risultavano mancanti e venivano richiesti in maniera perentoria una serie di documenti: il certificato di precollaudo statico, i verbali di prove tecniche e funzionali sui requisiti acustici e sugli impianti, l’attestazione di conformità dell’edificio, l’attestazione di conformità degli impianti elettrici e meccanici, la dichiarazione di inizio attività. Non solo: le lezioni iniziarono il 15 settembre 2008 ma la Dia per il cambio di destinazione d’uso fu presentata solo il 25 marzo 2009 al Comune di San Miniato. E solo il 12 maggio veniva rilasciata l’agibilità a uso scolastico, in pratica ad anno concluso”.
Subito dopo, nell’estate dello stesso anno, la Provincia fece sapere di voler acquistare l’edificio, al prezzo di 5.900.000 più Iva, contraendo un mutuo ipotecario da 3 milioni per la durata di 20 anni, con rata annua di 158mila euro fino al 2029.
Nell’ottobre 2016, infine, arriva l’ordinanza del presidente della Provincia con la quale gli studenti sono costretti ad abbandonare l’edifico di San Donato per inagibilità. “Si richiede – conclude quindi l’esposto – che venga fatta piena luce e chiarezza sulla correttezza e la tempistica di tutte le pratiche edilizie depositate o rilasciate dal Comune di San Miniato, comprese le pratiche ed i collaudi strutturali depositati all’Ufficio del Genio Civile di Pisa, che hanno portato al conseguimento dell’uso “scolastico” del fabbricato che in realtà era stato concessionato come ‘centro direzionale e uffici’. Pertanto, alla luce dei fatti sopra esposti, si richiede a tutti gli effetti di legge, un accertamento dei fatti e della congruità e della correttezza delle azioni poste in essere dagli amministratori pubblici in relazione ai fatti narrati”.
“Perché sono tanti gli interrogativi che vengono alla mente – dicono i firmatari dell’espesto -. Sarà stata solo una mala gestione? Perché invece di recuperare un immobile di 4500 metri quadri al costo di 5milioni e 850mila si è preferito acquistare un immobile di 3709 al prezzo di 5 milioni e 900mila? Perché la storica struttura di via Catena è stata lasciata per dieci anni in totale stato di abbandono? Perché lo studio Archea, prestigioso studio fiorentino, nell’analisi dei quattro siti valutati nel 2016 per la nuova sede del liceo non ha inserito fra le variabili di analisi la vocazione archeologica e la pericolosità alluvionale di Fontevivo? Questi solo alcuni degli interrogativi che le opposizioni hanno posto e continuano a porsi visto che lerisposte fornite dagli amministratori provinciali e comunali sono state spesso prive di logica e nel tempo contraddittorie”.

L’ex presidente Pieroni: “Nessuna convocazione dalla magistratura”
Interpellato da Il Cuoio in Diretta, l’allora presidente della provincia di Pisa, Andrea Pieroni, garantisce di non aver mai ricevuto avvisi di garanzia sulla vicenda, né di essere mai stato sentito fino ad ora come persona informata sui fatti. “Mai ricevuta nessuna convocazione o richiesta di informazioni, neppure in via informale”, afferma l’ex presidente, che si difende sottolineando le ragioni che portarono al trasferimento a San Donato. “Le criticità che ci furono indicate dallo studio Aice – afferma – erano relative alla capacità dell’immobile di reggere al rischio sismico. Di politico quindi non c’era niente: i nostri tecnici ci misero di fronte a questa situazione. L’idea all’epoca era di ricostruire la scuola in via Catena, ma questo non escludeva che avremmo dovuto cercare una nuova collocazione per gli anni necessari alla ricostruzione. Collocazione che trovammo grazie all’amministrazione comunale di allora, la quale ci indicò un immobile all’interporto che avrebbe potuto ospitare il liceo per intero, evitando il rischio di sparpagliare la scuola come era avvenuto in passato per ragioneria”. “Ovviamente – continua Pieroni – le criticità emerse anni dopo non erano note: all’epoca ricevemmo tutte le certificazioni che servivano per l’agibilità”.
L’ex presidente, quindi, difende la scelta fatta nel 2009 di acquistare quell’immobile, sottolineando come il mercato edilizio fosse all’epoca molto diverso dalla situazione creata di là a poco dalla crisi. “L’affitto dell’immobile era di 455mila euro l’anno. Pertanto – dice Pieroni -, ragionando col buon senso (e non col senno del poi), considerando che le risorse per la costruzione del nuovo liceo erano tutte da trovare e che avremmo dovuto stare a San Donato per alcuni anni, pensammo di utilizzare quelle stesse risorse per pagare un mutuo e acquisire così un patrimonio edilizio. Fu una scelta fatta proprio nell’interesse dell’ente pubblico e delle sue risorse, in un momento comunque molto diverso dal punto di vista del mercato immobiliare. Quindi non ci sono dietrologie. Fu una scelta di emergenza, valutata secondo la situazione di allora, ma sempre con l’idea di riportare la scuola in via Catena. Furono poi le amministrazioni comunali a porsi il problema di una collocazione diversa. In particolare furono gli altri Comuni del Cuoio a suggerire una posizione diversa e più baricentrica”.