È una delle ultimissime aziende rimaste a ridosso delle case, in un’area che un tempo era quasi campagna e che oggi è pieno centro abitato. È qui che la conceria Superior svolge ancora parte della propria attività, lungo via San Tommaso a Santa Croce, a pochi metri da un gruppo di famiglie affacciate proprio lungo il perimetro laterale dell’azienda. Famiglie che pochi giorni fa hanno scritto una lettera all’Arpat, per denunciare un problema “che ormai da anni – dicono – ha superato ogni limite, soprattutto da quando nel 2012 l’azienda ha avuto i permessi per incrementare la capacità produttiva”. Sotto accusa c’è il problema del rumore: “Problema – dicono i cittadini – che si protrae fino a tarda notte e senza alcuna interruzione, neppure il sabato e la domenica”.
“Visto il perdurare di questa situazione – si legge nella lettera, firmata dalle famiglie di Marcello Caioli, Sauro Caioli e Alfredo Vanni – avevamo confidato nell’amministrazione comunale, ma anziché migliorare il problema sta peggiorando di anno in anno. Ci chiediamo come sia stato possibile permettere ad un’azienda in pieno centro abitato, che si trova a 400 metri in linea d’aria dal palazzo comunale e a 100 da una scuola elementare e da una chiesa, di esercitare la propria attività trascurando il problema del rumore e delle emissioni in atmosfera. Non è possibile rimanere segregati nelle nostre abitazioni, senza neanche la possibilità di aprire le finestre nel periodo estivo”. Da qui la richiesta di aiuto, provando a far leva anche sui clienti stessi dell’azienda: “Perché le firme dell’alta moda – prosegue il testo della lettera – richiedono una certa etica e professionalità alle proprie aziende produttrici, ma ci meravigliamo di come non sia mai stata verificata la reale situazione”. “La mia famiglia in particolare – racconta Marcello Caioli – vive una sorta di paradosso, perché in passato mio padre fu espropriato di un terreno proprio per consentire il trasferimento delle concerie nella nuova zona industriale. A distanza di anni, invece, ci troviamo a dover sopportare questa situazione”.
Situazione che la stessa conceria Superior dichiara di conoscere molto bene, sottolineando però di lavorare sempre e comunque entro i limiti fissati dalla legge. “L’Arpat è intervenuta più volte negli ultimi anni – racconta Carlo Trentin, responsabile sistemi di gestione dell’azienda – ma in tutte le rilevazioni il limite del rumore non è mai stato superato. Nonostante questo abbiamo investito diverse risorse per limitare i rumori residui con l’installazione di pannelli fonoassorbenti, oltre a trasferire parte della produzione in un nuovo stabilimento. Capiamo il disagio di questi cittadini, ma purtroppo davanti casa hanno un’azienda e non un parco. Un’azienda che esisteva 20 o 30 anni prima che venissero costruite quelle case. Noi abbiamo fatto davvero tutto il possibile, ma è chiaro che un po’ di rumori restano sempre e di certo non sono cinguettii”.
“Il Comune è sempre stato attento a questa problematica – aggiunge il sindaco Giulia Deidda – ma il regolamento urbanistico e il piano strutturale fissano il limite fra la zona residenziale e la zona mista in via Masini. Pertanto le concerie Superior e Bisonte lì ci possono stare, anche se non possono ampliarsi. Ogni volta che Arpat ce lo ha chiesto siamo intervenuti nei confronti delle aziende. Ad ogni modo partirà a breve il percorso per il nuovo piano operativo: in quella sede vedremo se prevedere incentivi per trasferire le produzioni o se introdurre nuove regole per queste zone”.
Giacomo Pelfer