Tiepida estate in conceria, Cgil: “Serve attenzione”

9 luglio 2018 | 13:50
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Tiepida estate in conceria, Cgil: “Serve attenzione”

“Non c’è il fermento che ci dovrebbe essere in questo periodo. Ma è anche vero che le cose negli ultimi anni sono un po’ cambiate. Per esempio gennaio, storicamente un mese ‘morto’, è un mese in cui invece si lavora bene. In passato si lavorava forte a dicembre, poi gennaio era più tranquillo e a febbraio si ripartiva con l’estivo, adesso è tutto più omogneo. Però le Firme che finora hanno fatto lavorare il Distretto stanno rallentando”. La situazione nelle concerie del Distretto produttivo di Santa Croce sull’Arno, secondo il segretario della Filctem Cgil di Pisa Loris Mainardi, “non è rosea. Ma non è neppure nera. Alcune concerie hanno finito l’invernale da un mese e alcune si stanno già concentrando sulle campionature di settembre. Molte, invece, sono in piena produzione”.

“Non c’è certo da allarmarsi – rassicura Mainardi -, ma da stare attenti si. Anche guardando le passerelle, condizionate dalla nuova moda dell’ecopelle, per esempio. Nelle sfilate c’è poco rettile, coccodrillo e altre cose così costose”.
Un Distretto disomogeneo, quello che da qualche stagione capita di vedere, con fatturati importanti legati a prodotti o produzioni che funzionano, che, in generale risente di una crisi arrivata più tardi e che, in qualche modo, il lavoro nel distretto lo sta cambiando, come d’altra parte sta cambiando il mondo del lavoro più in generale. “Il Distretto nella sua storia ha sempre dimostrato grande vitalità ed è fisiologico avere degli alti e bassi, anche in funzione dei prodotti. Poi c’è da dire che alcune realtà lavorano parecchio, anche se in media da metà marzo in poi c’è stato un calo importante”. Più che la produzione e le commesse, però, a far sudare il settore in questa strana estate è la situazione internazionale, fondamentale per un settore che vive di esportazione e che ha saputo farsi apprezzare da tutto il mondo, ma che ha bisogno di stabilità per programmare.
“Questa storia dei dazi sta togliendo il sonno a parecchi – prosegue Mainardi – perché crea incertezza in un mercato che, invece, si basa proprio sulle certezze e sulla stabilità, con ordini che arrivano mesi prima della consegna”. E dazi che, in qualche modo, la manifattura italiana la riguardano sempre, perché nel Belpaese si fanno componenti per tutto, dalla meccanica alla tappezzeria, all’aerospaziale. “Chiudere un accordo ora a prezzi tirati all’osso, potrebbe voler dire assumersi il rischio del dazio alla consegna. Sapere che c’è e quanto pesa sarebbe comunque più facile che aspettare senza sapere” e sperare che non succeda niente prima delle consegne. “Una cosa che spesso si ignora, inoltre, è che sono molte le aziende del Distretto che lavorano con l’Iran e anche molte quelle che lavorano con gli Stati Uniti. Questa crisi tra i due Paesi non lascia indifferenti i nostri imprenditori, che non vorrebbero trovarsi a dover scegliere a quale fetta di mercato rinunciare”. E così l’incertezza fa male anche alle produzioni, specie se di accessori e prodotti non primari più in generale, dei quali insomma si può fare a meno.

Elisa Venturi