Travolto da un pirata, muore tra Ponticelli e Capanne

25 giugno 2018 | 07:15
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Travolto da un pirata, muore tra Ponticelli e Capanne

Una morte tragica in un impatto micidiale che non ha lasciato scampo a Vito Marchese, 47 anni, camionista di Cecina. Verso le 5,30 di questa mattina 25 giugno stava tornando da casa sua, dove aveva trascorso la domenica, a prendere il camion che aveva lasciato nella zona di Capanne.

L’uomo secondo una prima ricostruzione dei fatti, sul ponte tra Ponticelli e Capanne – che fa parte del tracciato della via provinciale Francesca bis, la Sp66 -, si sarebbe accostato in prossimità di una piazzola chiusa con i new jersy a causa di un guasto alla propria auto, una Fiat punto. Proprio lì, Marchese ha perso la vita. Secondo una primissima ipotesi l’uomo, dopo essere sceso dall’automobile, sarebbe stato travolto da un altro veicolo che procedeva nella sua stessa direzione e che, quindi, lo ha colto alle spalle. Il veicolo che lo ha travolto nell’impatto, violento, lo ha proiettato verso la sua stessa macchina che avrebbe danneggiato Marchese stesso, quando il suo corpo si è schiantato sulla carrozzeria: ecco il perché dei danni all’automobile della vittima. Una botta violentissima, che ha letteralmente fatto volare il corpo del malcapitato camionista. L’allarme alla centrale del 118 è arrivato alle 5,30 e quando i soccorritori sono giunti sul ponte hanno trovato il corpo di Marchese a terra privo di sensi e probabilmente già esanime, i tentativi di rianimarlo sono stati inutili. L’impatto, prima con il veicolo che lo ha travolto e poi con la propria automobile, non ha lasciato scampo al 47enne cecinese.
Sul posto, oltre al personale del 118 inviato dalla centrale di Livorno, sono intervenuti i carabinieri, in prima battuta quelli del nucleo radiomobile di San Miniato, che hanno subito avviato le indagini. Per il momento gli investigatori dell’Arma hanno raccolto gli indizi trovati sul posto per risalire al veicolo che ha travolto Marchese e al suo conducente che evidentemente dopo l’incidente si è dileguato. I carabinieri, però, grazie al lavoro di investigazione che hanno avviato da subito, hanno raccolto vari elementi e sarebbero abbastanza vicini a chiudere il cerchio intorno al veicolo che ha investito Marchese e quindi al suo conducente. I militari infatti hanno preso in esame anche i filmati della varie telecamere presenti sul territorio e stanno valutando le immagini in loro possesso. Un’attività investigativa complessa, quella in corso, condotta con metodologie avanzate che solitamente negli ultimi anni ha sempre portato a individuare il responsabile di episodi come questo. Certo è che chi si trovava al volante del mezzo di trasporto che ha travolto e ucciso Marchese adesso rischia un processo per omicidio stradale oltre che per fuga dopo un incidente. Una posizione, quella del “pirata”, che si aggrava ora dopo ora e che solo presentandosi subito e spontaneamente in caserma potrà non aggravare la sua posizione giudiziaria. 
Le indagini dei carabinieri comunque vanno avanti e indiscrezioni parlerebbero di elementi che avrebbero già permesso ai militari di avvicinarsi ad identificare il responsabile.

Un altro omicidio stradale un anno e mezzo fa.
Quello di Vito Marchese è il secondo omicidio stradale che si consuma nel Comprensiorio del Cuoio nell’arco di un anno e mezzo. Poco prima di Natale 2016, il 15 dicembre infatti sulle strade di San Miniato in via Maremmana, perse la vita Raghi Cioni, anche lui travolto da un veicolo, in quel caso era un furgone il cui conducente e passeggero sono stati rinviati a giudizio, nel caso del conducente per il reato di omicidio stradele e fuga. Un fatto che scosse l’intera comunità del Valdarno, sia per le modalità con cui si consumò, ma anche per la tragica dinamica e per il fatto che chi lo aveva investito non si fermò a prestare soccorso. Quello di questa mattina 25 giugno è un caso analogo dal punto di vista procedurale: anche qui infatti qualcuno ha travolto una persona, con buona probabilità causandone la morte e non si è fermato a prestare soccorso. Nel caso di Raghi poi le indagini si risolsero rapidamente: i carabinieri di San Miniato nel giro di tre giorni individuarono il furgone che aveva ucciso il ragazzo, ipotesi poi confermata dagli accertamenti dei carabinieri del Ris. La vicenda di Marchese risponde a una dinamica simile: anche qui c’è una persona morta per un incidente stradale e un automobilista che non si è fermato a prestare soccorso, per quanto è stato possibile capire fino ad ora. (g.m.)