
Il banco vince sempre. E se perde sempre chi è vittima del gioco d’azzardo, perde molto anche la sua famiglia e poi perde la collettività, “costretta” a spendere negli interventi di recupero, nei centri d’ascolto e nelle terapie. Perché dal gioco d’azzardo si può guarire una volta capito di avere un ploblema, ma ci si può ammalare con una facilità incredibile. Perché il gioco è divertente, distensivo e scarica un po’ la testa colma di problemi. Un po’. Poi diventa ansia costante e ricerca di tempo e soldi da buttare lì, aspettando di vincere mentre si continua a perdere. Sempre di più in un periodo in cui tutti siamo convinti di essere migliori degli altri, immuni dagli errori, più intelligenti e svegli: è in quella forza che sa di debolezza che si annida la malattia. Un costo di vite e soldi, questo, che i sei comuni del comprensorio del Cuoio hanno deciso di ridurre, intervenendo dove si può: ostacolando le nuove aperture e cercando di disincentivare quelle esistenti.
“Possiamo farlo – spiegano i sindaci e gli assessori alle attività produttive di Castelfranco di Sotto, Montopoli Valdarno, San Miniato, Santa Maria a Monte, Santa Croce sull’Arno e Fucecchio – grazie a una modifica alla legge regionale che regola il gioco d’azzardo in Toscana” e, poi, “lavorando insieme, convinti che l’unione faccia davvero la forza. Lavorare insieme porta cose buone: questo del regolamento intercomunale è un bel segnale per le nostre Amministrazioni”. Fa la forza e anche la distanza, in questo caso, visto che alle stesse regole sta un territorio che ai 4 comuni del Distretto conciario aggiunge anche i due comuni cerniera verso la Valdera e l’Empolese.
Il nuovo regolamento è già attuativo, poiché passato e approvato nei sei consigli comunali. A presentarlo, oggi 22 giugno sono stati l’assessore allo sviluppo economico di Castelfranco di Sotto Giulio Nardinelli, il sindaco di Montopoli Giovanni Capecchi, quello di Santa Maria a Monte Ilaria Parrella, l’assessore allo sviluppo economico di Fucecchio Silvia Tarabugi, l’assessore allo sviluppo economico di Santa Croce sull’Arno Marco Baldacci e l’assessore alle attività produttive di San Miniato Giacomo Gozzini. Quasi tutti i comuni erano già dotati di singoli regolamenti, che soffrivano dei vincoli apposti delle leggi superiori e anche dal fatto che a gestire l’ordine pubblico non sono i sindaci ma i prefetti – come la questione dell’accoglienza migranti ha ben chiarito -. La base della piccola rivoluzione, grande per il territorio – l’ha allora messa il principio sul quale questedirettive poggiano: il gioco d’azzardo miete vittime, è una questione di salute. Di questo, sì, i sindaci hanno il dovere di occuparsi e possono avere mani un po’ più libere. Un po’: perché il gioco d’azzardo è un affare di Stato. E’ un affare per gli esercenti e anche per i gestori e rivenditori di biglietti vincenti, centri scommessi a sale slot.
Ma dà un messaggio pericolo ai ragazzi, secondo l’assessore Tarabugi: “I soldi vanno sudati, perché così hanno significato. Il messaggio che diamo ai ragazzi con il gioco d’azzardo, invece, è che non serve il lavoro per guadagnare, ma basta tirare una leva e avere fortuna”. Anche se a volte è vero che il lavoro non paga molto, però magari appaga: “E’ venuto da me un esercente e mi ha detto che voleva mettere le slot perché il bar andava male e aveva bisogno di guadagnare. Era chiaro che a perdere sarebbero stati i clienti e io mi sono dovuta interrogare su quale fosse il bene prevalente”. Per un amministratore, quello prevalente deve essere il bene collettivo e il gioco d’azzardo è un male collettivo, che paghiamo sempre più chiaro, in termine di vite umane e di valori, oltre che in euro: l’Italia è il terzo Paese nel mondo per volume di gioco d’azzardo e il primo per spesa pro capite. Nel 2016 gli italiani hanno speso nel settore 95 miliardi di euro, una cifra record che, per lo più, proviene da slot machine, videolotterie, new slot, video lottery terminal.
Il regolamento
I nuovi esercizi dovranno essere a 500 metri dai luoghi sensibili. Il termine è generico ma i 6 comuni hanno scelto di declinarlo in modo più che specifico, stilando un corposo elenco di tutto ciò che in questo termine è compreso – scuole, centri sanitari, presidi di pronto soccorso, distretti medici, luoghi di aggregazione giovanile – così da impedire, di fatto, l’ingresso di nuove slot nei centri abitati. Non solo, perché è stata prevista una dotazione di parcheggi, rispetto alla capienza dell’attività commerciale con misure particolarmente stringenti per chi decide di aprire un’attività con una superficie maggiore o uguale a 300 metri, in un’ottica semplice: tutto quello spazio è difficile da trovare in un centro abitato. Il regolamento prevede inoltre un riassunto delle previsioni normative che devono essere affrontate da chi deccide di aprire una di queste strutture: ci sono, per esempio, il piano acustico e quello antincendio da rispettare, ma l’elenco è lungo e anche i tempi della burocrazia, quindi ogni volta ci sarà da valutare se “il gioco vale la candela”.
Da aggiungere, inoltre, il fatto che è proibita la pubblicità ingannevole, quella del tipo “milionario subito” o “abbiamo le vincite più alte”, che trascura di raccontare le storie di disperazione che passano tra luci, suoni e tintinnio di monete.
Se congelato è “il diritto acquisito” di chi l’attività l’ha già, c’è da tenere conto di un provvedimento in arrivo che limita il numero massimo consentito di strumenti da gioco, che nei prossimi anni dovrebbe provare a ridurre anche l’esistente.
Il regolamento, poi, prevede che i Comuni non concedano il patrocinio alle iniziative di circoli con “le macchinette”: in una terra come questa, ricca di attività associative e circoli ricreativi, anche questo diventa un buon deterrente.
Elisa Venturi