Cgil: “Le aziende del Distretto si fondano sul ricatto”

20 marzo 2018 | 11:13
Share0
Cgil: “Le aziende del Distretto si fondano sul ricatto”

“Le aziende del Distretto si fondano sul ricatto. Qui c’è gente che da 4 o 5 anni lavora con i contratti interinali, ben oltre i 36 mesi dopo i quali dovrebbe scattare l’assunzione. La situazione del lavoro somministrato nelle concerie è talmente atipica che bisogna coniare una nuova parola”. A dirlo è Loris Mainardi, segretario provinciale Filctem Cgil, forte dei dati sulle comunicazioni fatte dalle stesse aziende in merito all’utilizzo del lavoro somministrato. Nel 2017, 167 aziende hanno comunicato 4.311 contratti di lavoro somministrato per 2.733 lavoratori per un totale di 101.371 giorni di lavoro.

Tutto questo in virtù dei decreti applicativi del Job’s Act che permettono l’utilizzo di queste forme di lavoro. “Basta fare un conto rapido dividendo 101.371 per 220 giornate lavorative di un anno: è come se nel Distretto si utilizzassero 460 addetti attraverso il lavoro somministrato e precario. Questo significa che le aziende scelgono deliberatamente di utilizzare il lavoro somministrato attraverso le agenzie interinali – che è anche più oneroso – per avere lavoratori ricattabili sul rinnovo del rapporto di lavoro. Questi numeri non sono da riferisri a dei picchi lavorativi, o meglio, vediamo chiaramente che nel corso del 2017 ci sono stati due momenti di picco, ma in realtà l’utilizzo degli interinali è spalmato su tutto l’anno. Altri due dati: il 10% di questo monte ore sono riferibili a due aziende ben precise e il fenomeno riguarda tanto i lavoratori italiani quanto quelli stranieri più o meno in parti uguali. Se si considera che le stime del 2015 dicevano che nell’indotto conciario ci sono 5.200 addetti, è facile capire che questi occupati rappresentano circa un terzo della forza lavoro”. La proposta della Cgil è di andare verso una progressiva stabilizzazione di almeno una parte di questi posti di lavoro. Infatti Mainardi aggiunge: “Sulla base di questi dati è facile capire che ci sono oltre 200 posti di lavoro che potrebbero essere occupati da operai stabilizzati. Inoltre – lo ribadiamo con forza – qui si è smesso di pagare il premio di zona. Ora noi in prima istanza ci rivolgeremo alle agenzie interinali, ma se queste continueranno a non pagare il premio ai lavoratori, andremo a chiederlo alle concerie dove i lavoratori hanno prestato servizio, su questo, come sindacato, non siamo,disposti a transigere”. 
La questione della somministrazione del lavoro interinale, inoltre si presta secondo la Cgil ad altre osservazioni: “Un dato singolare che però denota una particolare situazione è che le aziende che lavorano in contoterzi, quindi le aziende dell’indotto, fanno meno uso del lavoro somministrato rispetto alle concerie, questo è indizio del fatto che il ricorso al lavoro somministrato è una scelta delle politiche aziendali nelle concerie. Anche nel calzaturiero notiamo che c’è poco ricorso al lavoro interinale. Noi sia chiaro – conclude Mainardi – non siamo contro la flessibilità, ma è indispensabile uscire da questa situazione di eccessivo ricorso al lavoro somministrato”.

Gabriele Mori