Carismi, azionisti confermano Gronchi. Gabbanini si astiene

8 gennaio 2018 | 12:05
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Carismi, azionisti confermano Gronchi. Gabbanini si astiene

Divo Gronchi è stato confermato presidente di Carismi. Gli azionisti si sono incontrati oggi 8 gennaio nell’Auditorium Carismi e hanno rinnovato il Cda e i sindaci revisori. Tra gli interventi, quello del sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, che ha rinnovato le preoccupazioni e le speranze per il futuro – a partire dal nome e dal mantenimento del livello occupazionale -, annunciando la sua astensione.

Accanto a Gronchi, originario di Montopoli, già manager di Monte dei Paschi, Banca Popolare di Vicenza e Banca Popolare Italiana, c’è un cda di volti nuovi, a cominciare dal vice presidente Olivier Guilhamon e dai membri Roberto Ghisellini, Vittorio Ratto, Jean-Philippe Laval, Lamberto Frescobaldi e Antonella Cappiello. Il presidente del collegio sindacale è Marco Ziliotti, con Francesca Pasqualin e Maurizio Ferrucci sindaci effettivi e Roberto Perlini e Germano Montanari supplenti. Il consiglio di amministrazione ha nominato il toscano Massimo Cerbai direttore generale. Alberto Silvano Piacentini, invece, lascia la carica di direttore Generale di Carismi per ricoprire un incarico di responsabilità all’interno del Gruppo ma voci interne lo vogliono già alla guida, come direttore generale, di Carispezia, banca acquisita alcuni anni fa dai Credit Agricole. A presentare le caratteristiche del gruppo francese, oltre ad alcune delle linee guida per i prossimi anni è stato il consigliere Vittorio Ratto: “Un gruppo internazionale ma anche profondamente italiano, già presente nel panorama toscano per un 6%. Nostro primo obbiettivo è dare una prospettiva di crescita, far convergere le strutture e mantenere i livelli occupazionali”. Rilancio che prevede nuovi finanziamenti all’economia pari a circa un miliardo di queo nell’arco del triennio 2018-2020, con una crescita media del 10% circa “superiore alle stime di mercato che prevedono un incremento medio degli impieghi nell’intervallo 1-1,5%”. Si stima che gli investimenti e i volumi di credito erogati sul territorio si traducano in una crescita dei clienti del 10% nell’arco dei tre anni.

Fra i primi a prendere la parola anche il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, che sulla votazione per l’ok all’operazione alla fine si espresso con un’astensione.“Voglio rivolgere il mio saluto e quello della cittadinanza ai nuovi Soci di maggioranza della Carismi con l’augurio sincero di un proficuo lavoro che restituisca serenità a un territorio che ha seguito con ansia e preoccupazione le vicissitudini di un Istituto bancario fortemente radicato – ha esordito il sindaco. – La vita di tante famiglie, di piccole e grandi aziende, per decenni, hanno trovato sostegno e appoggio alle loro capacità di iniziativa anche attraverso le tante filiali in cui si è stati capaci di alimentare fiducia nella clientela, così da consolidare quel legame col territorio che ha aiutato a crescere, a fare grande il distretto conciario, a trasformare semplici operai in imprenditori sempre più affermati. A lungo abbiamo creduto nel mantenimento dell’autonomia della Banca; la Fondazione stessa si è fortemente impegnata in tale direzione, ma una serie di circostanze concomitanti, purtroppo, lo hanno impedito. Ora è giunto il momento di guardare avanti senza sterili recriminazioni, magari facendo tesoro di quanto un’esperienza dolorosa ha saputo insegnare e, soprattutto, preoccupandosi di arginare possibili ripercussioni su un tessuto sociale già alle prese con le tante difficoltà che stanno segnando il contesto economico e politico dell’Europa. Come primo cittadino di un Comune laborioso, conosciuto per la valorizzazione delle sue risorse naturali e umane, impegnato a promuovere la cultura, l’associazionismo, la tutela di un patrimonio storico-artistico di alto pregio, ma soprattutto il benessere dei propri cittadini, rivolgo ai responsabili della nuova realtà bancaria alcune riflessioni e inevitabili sollecitazioni, nel superiore interesse degli abitanti del nostro territorio, la gran parte dei quali dedita al risparmio, presente tra i correntisti della Carismi, ancora incredula di fronte a quanto è accaduto, bisognosa di essere rassicurata per il futuro senza forti sconvolgimenti, anche alla luce delle circostanze che hanno colpito i piccoli risparmiatori, i quali hanno visto in breve tempo i loro risparmi perdere di valore.

Ci auguriamo con forza che sia ben affrontata la questione occupazionale che grava sulla sorte di innumerevoli famiglie, con accentuate ripercussioni su un indotto legato alla vita della Banca. Basti soltanto pensare alle ricadute che un mutato assetto del personale potrebbe avere sulla città di San Miniato, ma in realtà su tutto il territorio comunale. Da qui il problema delle filiali, a partire dalla consapevolezza di quanto gli sportelli della Carismi abbiano rappresentato, per molte località, un presidio vero e proprio sul territorio locale, di cui la Banca si è sempre preoccupata e fatta carico, consolidando il rapporto di fiducia con la clientela e le Istituzioni. Chiediamo che si faccia di tutto perché queste siano mantenute e non drasticamente ridotte anche a tutela dei posti di lavoro e della giusta valorizzazione delle competenze del personale, consolidate e ampliate sul campo, nel quotidiano lavoro di contatto diretto con i clienti agli sportelli, negli uffici, nei rapporti informali. Da qui l’importanza di far rimanere il nome “San Miniato”, non una questione puramente formale, al contrario sostanziale, come volontà esplicita di mantenere forte il legame col territorio e con le sue aziende, essendo Carismi l’Istituto di credito che ha aiutato tanti imprenditori a crescere, tante famiglie a conseguire un migliore tenore di vita attraverso il risparmio. Rimane poi la complessità di gestione del vasto patrimonio immobiliare, edifici di proprietà dell’Istituto, molti dei quali ospitano servizi irrinunciabili per l’intera comunità, come il Giudice di Pace, l’Ufficio del turismo, ma anche l’Auditorium, il PalaCarismi, da porre a servizio della comunità stessa.

Mentre esprimiamo preoccupazione per le possibili ripercussioni della perdita di centralità di San Miniato sulle sorti dell’intera città e del Comprensorio, nutriamo al tempo stesso la speranza e la fiducia che Crédit Agricole – Cariparma saprà essere ascoltatrice attenta delle richieste e dei bisogni provenienti dal territorio ai quali dare risposte tempestive ed efficaci, facendo propria l’attitudine al dialogo aperto e costruttivo con le Istituzioni, a partire dall’Ente locale, a cui stanno a cuore le sorti della Banca e delle persone che in questa hanno creduto e credono. Da parte nostra la totale disponibilità al confronto critico, alla collaborazione, al dialogo e all’incontro ogniqualvolta le situazioni lo richiedano. Per le ragioni sopra indicate, nel rispetto del lavoro svolto fino ad ora, e nella convinzione della necessità di rivolgere uno sguardo al futuro, il mio sarà un voto di astensione, fiducioso che da oggi si possa ripartire, facendo percepire al nostro territorio che questa Banca continua ad essere un punto di riferimento”

Membri del passato e del nuovo consiglio di amministrazione, ma anche i piccoli azionisti hanno preso la parola all’assemblea di Carismi. Fra loro anche il ponteaegolese Massimo Ciardelli, che esprimendo il rammarico per l’operazione non ha risparmiato qualche stoccata sulla composizione della nuova dirigenza. “Vedo che all’interno del nuovo consiglio di amministrazione sono cambiati tutti i nomi, tranne uno – ha detto con chiaro riferimento al neo presidente Divo Gronchi. – Avrei preferito che nessuno dei nomi legati al periodo più difficile della storia di Carismi fosse nella nuova dirigenza”. Parole alle quali si sono aggiunte riflessioni di carattere più generale. “Come azionista, che oggi si trova a vivere la difficoltà di vedere azioni il cui valore è allo ‘zero virgola’, ma soprattutto come sanminiatese che tiene ad una realtà che per due secoli ha promosso lo sviluppo del territorio, esprimo una paura che è di molti – ha aggiunto. – Il timore di molti è che quella politica di sostegno al territorio vada a finire. Vorrei invece che questi nuovi proprietari agissero nel segno di quella tradizione”. Ultima stoccata, infine, sui compensi. “Noto un ridimensionamento – ha concluso Ciardelli. – Ma credo che di questi tempi e dopo ciò che è successo la morigerazione non sia mai troppa”.

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