Carismi, si svuotano gli uffici di San Miniato

29 dicembre 2017 | 17:33
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Carismi, si svuotano gli uffici di San Miniato

Saranno un quinto in meno, dal 2 di gennaio, i dipendenti di Cassa di Risparmio di San Miniato che torneranno al proprio posto dopo le feste di Capodanno. Quello di oggi, venerdì 29 dicembre, è stato infatti l’ultimo giorno di lavoro per 120 dipendenti della storica banca sanminiatese, inseriti nella prima tranche del piano di prepensionamenti che in tutto coinvolgerà 147 lavoratori (su un totale di oltre 600 unità), in buon parte concentrati negli uffici della direzione generale a San Miniato.

È quanto prevede l’accodo sottoscritto pochi giorni fa alla vigilia della formalizzazione dell’ingresso di Crédit Agricole in Carismi. Accordo che prevede la fuoriuscita di tutti i dipendenti che matureranno i requisiti per la pensione entro 7 anni: 147 appunto, di cui 120 in uscita già dal 1 gennaio 2018, mentre i restanti 27 saranno prepensionati in quattro scaglioni fissati al 1 luglio 2018, 31 dicembre 2018, 1 luglio 2019 e 31 dicembre 2019. “L’uscita di questi dipendenti – spiega Claudio Fiaschi della Fisac Cgil Pisa – sarà coperta interamente con l’apposito Fondo di solidarietà sostenuto dalla contribuzione dei dipendenti bancari e delle aziende. Le risorse necessarie sono già state rendicontate nel 2017, anche per i dipendenti che usciranno da qui a due anni”.
Tra coloro che già da oggi hanno salutato la Cassa di Risparmio di San Miniato, molti erano impiegati negli uffici della direzione generale in via 4 Novembre. “Dal momento che la direzione pesava per un 30% sul totale dei dipendenti (all’incirca quasi 250 persone) – riprende Fiaschi – è chiaro che la quota dei prepensionamenti negli uffici sanminiatesi risulta consistente nei numeri. Se a questo, poi, aggiungiamo che in direzione sono impiegate generalmente le professionalità maggiori, derivate da più anni di esperienza e quindi di anzianità, si capisce benissimo perché buona parte dei prepensionamenti si trovino proprio qui”.
Adesso, da qui ai prossimi mesi, i nuovi proprietari francesi chiariranno anche le proprie intenzioni su tanti aspetti ancora in forse, a cominciare dal mantenimento o meno di tutti gli sportelli. “L’unico riferimento che abbiamo per adesso – spiega Fiaschi – è il piano industriale di Carismi in cui si prevedeva la chiusura di circa 20 sportelli. Si tratta di capire se il gruppo CariParma confermerà questa intenzione, che ovviamente dovrà essere calibrata in base alla propria presenza sul territorio. Se in un comune, ad esempio, esiste già uno sportello CariParma, averne un altro di Carismi rischierebbe di essere un doppione: può essere questa la logica che la nuova proprietà applicherà per decidere cosa fare delle filiali”.
Una scelta che si accompagnerà anche al nodo del nome: ovvero scegliere se mantenere o meno la parola “San Miniato”, se trasformare gli sportelli Carismi con il logo e il nome di CariParma, oppure fondere l’istituto sanminiatese con altri del gruppo dando forma ad un marchio completamente nuovo. Questioni che probabilmente saranno sciolte in primavera, e che si accompagneranno forse anche ad alcuni spostamenti di personale. Quel che è certo, è che alla fine dei giochi la città di San Miniato si troverà “svuotata” di uffici e personale, con numeri decisamente inferiori a quelli che fino ad oggi hanno alimentato in parte anche il tessuto commerciale del centro.

Nei prossimi giorni, intanto, i nuovi proprietari della banca sanminiatese incontreranno il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini: “Abbiamo fissato un incontro per gennaio – racconta il primo cittadino – nel quale cercherò di capire meglio qual è la situazione e come saranno impiegati gli spazi e i locali della banca. Di sicuro, una riduzione del personale impiegato a San Miniato potrà avere gravi ripercussioni sull’economia della città. Come Comune, poi, abbiamo tante partite aperte con Carismi, come l’ufficio turistico in piazza del Popolo e quello del Giudice di Pace, senza dimenticare le strutture a servizio della città”. Una fra tutte l’auditorium di piazza Buonaparte, per il quale Gabbanini non fa mistero di voler chiedere un comodato: “Perché avere una struttura del genere e non utilizzarla non ha senso”.

Giacomo Pelfer