Toto sindaco a San Miniato: “Né primarie né Papi stranieri”

26 dicembre 2017 | 14:32
Share0
Toto sindaco a San Miniato: “Né primarie né Papi stranieri”
Toto sindaco a San Miniato: “Né primarie né Papi stranieri”
Toto sindaco a San Miniato: “Né primarie né Papi stranieri”

Sono giorni di calma e riflessione quelli delle festività natalizie per il mondo politico nazionale e locale. All’orizzonte c’è la battaglia che si aprirà inevitabilmente in vista delle scadenze nazionali di marzo e il cui esito potrebbe avere ripercussioni significative anche sulla seconda partita. Che a San Miniato, probabilmente, comincerà subito dopo il voto delle politiche. In vista del 2019, quando verrà rinnovato il consiglio comunale, data che rappresenterà anche la fine dell’era Gabbanini (al secondo mandato).
Due partite che, anche se giocate su contesti e tavoli diversi, rischiano di influenzarsi a vicenda.

A San Miniato ovviamente il tema più complesso, le cui geometrie si stanno già delineando, rimane quello della successione allo scranno di sindaco.
Da un lato Gabbanini con buona probabilità vorrebbe, un po’ alla maniera feudale, investire il suo successore. Dall’altro, però, ci sono alcune aree del partito che non vedrebbero di buon occhio questa operazione e che da tempo chiedono un rinnovamento, in modo più o meno velato.
Un tema, quello della successione, che qualche settimana fa è stato affrontato in una riunione politica dove è stata nuovamente sollevata la questione della candidatura a sindaco nel 2019 di Gianluca Bertini, naturale ‘discendente politico’ di Gabbanini alla guida del Comune. Questione dibattuta e che non ha mancato di suscitare voci concordi e discordi, non tanto per la nota vicenda giudiziaria, ma per la richiesta di rinnovamento, che a quel punto verrebbe disattesa.
Partendo da questa domanda, a trarre una sintesi delle varie anime del partito democratico è il segretario del Pd cittadino, Simone Giglioli, persona di equilibrio e competente dal punto di vista dei regolamenti interni del Pd. Elementi non da poco, in questi tempi, nello scenario del Pd samminiatese. “Come segretario posso dire che la vicenda Bertini primo atto, quello legato all’abuso edilizio, e secondo atto, ovvero le accuse lanciate in Consiglio da Laura Cavallini, per il partito sono chiuse e a Bertini dagli organi del partito è stata riconfermata piena fiducia. Non credo peraltro che sarebbero tecnicamente ostative per una possibile candidatura, e sottolineo che questa è una valutazione tecnica sulla vicenda”. “Anche perché – continua Giglioli – forse è presto per parlare di candidature, per quanto il tema sia complesso e vada affrontato nella sua interezza. Il mio obiettivo come segretario è quello di portare il Pd a vincere anche nel 2019 il Comune”.
Posizione ecumenica quella di Giglioli che però non manca di dare alcuni spunti di riflessione, a cominciare dagli assetti politici che verranno approntati per le elezioni amministrativem su cui peserà anche il risultato che il Pd farà alle politiche. Certo è che anche se a San Miniato dovessero riproporsi modelli di coalizione di centrosinistra, il candidato sindaco lo sceglierà il Pd e chi vorrà si accoderà. In politica niente è certo ma oggi, alla vigilia delle consultazioni nazionali, questo sembra il modello che va per la maggiore.
Come scegliere il candidato sindaco, poi, è un’altra questione su cui Giglioli si è già interrogato da buon segretario viste anche le tendenze che sicuramente ha annusato all’interno del partito. Per questo dà due linee guida fondamentali: “A San Miniato non faremo le primarie e non cercheremo ‘papi stranieri’. La sintesi dovrà essere cercata all’intero del Pd, sia come nomi, sia anche come metodo”. In un colpo solo, quindi, Giglioli allontana l’ipotesi di andare a cercare il futuro candidato sindaco nella società civile allontanando anche la voce, circolata alcuni mesi fa, che avrebbe voluto Michele Matteoli, il presidente del Consorzio Conciatori come potenziale candidato come ipotesi ‘B’, dopo l’affaire Bertini. Dall’altro lato Giglioli, in modo netto, esclude la possibilità di concedere ai vari aspiranti candidati l’opportunità di misurarsi in consultazioni interne al Pd, le primarie, che in un contesto come quello amministrato rischierebbero di diventare una notte dei lunghi coltelli. Una lotta senza quartiere che alla fine rischierebbe di mandare alle urne un partito frazionato e devastato da possibili faide politiche. Ma d’altronde non è un caso che Guicciardini, l’uomo del ‘particolare’, sia nato alcuni secoli fa proprio in queste terre.
Una questione quindi, quella del futuro candidato, che andrà affrontata con i metodi della politica, senza imboscate e senza colpi di scena. Questo nell’intento del segretario Giglioli che, con il buon senso del padre di famiglia, vorrebbe garantire la vittoria al proprio partito e che si troverà a fare sintesi tra chi chiede un netto segno di discontinuità con l’era Gabbanini e chi invece vorrebbe scegliere il proprio successore con logiche forse un po’ desuete nell’era della politica 2.0.
Al momento i pretendenti alla poltrona di sindaco sembrano essere moltim e alcuni anche legittimamente. Da un lato ci sono alcuni esponenti della giunta che potrebbero aspirare alla candidatura, ma che non sembrano essere propensi a fare atto di sottomissione al sindaco uscente e lasciarsi investire del mandatom con tutto ciò che questo comporterebbe. Dall’altro, sempre all’interno della giunta, ci potrebbero anche essere gli uomini della continuità con l’attuale mandato: al di là di Bertini, che non avrebbe ancora sciolto i nodi su quelle che sono le sue libere aspirazioni, ci sono anche altri esponenti ai nastri di partenza. C’è Giacomo Gozzini che, nonostante sembri avere la strada alla poltrona di sindaco sbarrata per la sua natura politica, potrebbe lavorare per giocare un ruolo nel futuro politico di San Miniato. Il tutto a dispetto di un atteggiamento defilato e magari come grande elettore in virtù della sua vicinanza all’area lettiana. C’è poi Paolo Tognocchi, ex consigliere regionale, che ultimamente starebbe sgomitando per acquisire nuovamente un ruolo politico, con lo scopo magari, da parte di Gozzini, di giocare la parte dell’ago della bilancia anche nei cinque anni che verranno, nel segno apparente della continuità con l’era Gabbanini.
E poi c’è la questione territoriale. Per 10 anni San Miniato Basso ha espresso il sindaco e c’è anche chi vorrebbe cambiare questo assetto, magari cercando un candidato in Valdegola, visto anche il peso preminente dal punto di vista demografico di Ponte a Egola e delle frazioni limitrofe. Qui i nomi ci sarebbero e sarebbero tutti validi e forse disposti a dare quel segnale di discontinuità tanto cercato da molti. Tutte posizioni legittime che, come giustamente sottolinea Giglioli, dovranno trovare una sintesi con i metodi democratici propri della politica di un partito che aspira a portare a casa alle amministrative almeno il 47 per cento. Un percorso, quello delineato da Giglioli nei metodi, che potrebbe rappresentare anche una crescita per la classe politica samminiatese, dove forse si potrebbero deporre vecchie logiche per cominciare una strada democratica matura. Se questo sarà possibile ce lo dirà solo la storia.
Ultimo elemento da mettere nello scenario del Pd è il ruolo che giocherà Vittorio Gabbanini una volta finito il mandato da sindaco. Chi frequenta gli ambienti della politica sa bene che Gabbanini non sembra disposto ad andare a fare il pensionato, dopo il 2019. Ma per non mettersi a riposo dovrà cercare un ruolo fuori da San Miniato. Al momento però nelle varie arie del partito, vedi anche l’esito della elezioni provinciali, non sembra essere tra i nomi da prendere in considerazione per futuri incarichi, né tra i renziani, né tra i non renziani e questo potrebbe essere un grosso problema. A maggior ragione se si tiene conto che a questo punto anche la leva rappresentata dal sistema San Miniato, che si imperniava sulla presenza della Carismi sembra in rapida via di smantellamento. Una strada, quindi, quella di Gabbanini che potrebbe aspirare come primo obiettivo al consiglio regionale. Strada che però sembra essere disseminata di ostacoli forse, nella condizione attuale, non sempre superabili.

Gabriele Mori