Grande Guerra, discendenti eroi ‘tornano’ a Castelfranco

30 novembre 2017 | 22:02
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Grande Guerra, discendenti eroi ‘tornano’ a Castelfranco
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Grande Guerra, discendenti eroi ‘tornano’ a Castelfranco
Grande Guerra, discendenti eroi ‘tornano’ a Castelfranco
Grande Guerra, discendenti eroi ‘tornano’ a Castelfranco
Grande Guerra, discendenti eroi ‘tornano’ a Castelfranco

Lo loro storie sembrano uscire da un passato lontanissimo, negli anni come nella mentalità. Storie di coraggio, di valori, di senso del dovere e sprezzo del pericolo. Storie che, agli occhi del lettore di oggi, sembrano ancor più incredibili se si considera che i protagonisti sono poco più che maggiorenni se non addirittura 17enni. Sono le storie di Carlo Guerrazzi, Giovanni Riccioli e Eugenio Arzelà, tre giovani castelfranchesi caduti nella Prima guerra mondiale. Tre “eroi”, come li ha definiti Gabriele Manfredini nel suo nuovo libro, dal titolo Storie di eroi castelfranchesi della Grande Guerra, che sarà presentato per la prima volta domani (sabato 2 dicembre), alle 17, alla biblioteca di piazza 20 Settembre a Castelfranco.

Per ciascuno dei tre personaggi si tratta di storie in gran parte sconosciute, rimaste magari nei ricordi delle famiglie e dei loro discendenti, ma quasi del tutto estranee alla memoria del paese. “Storie che meriterebbero di essere conosciute e ricordate da tutti, entrando nella memoria collettiva di Castelfranco”, dice Manfredini, esperto e appassionato ricercatore di storia locale, che nel tempo ha messo insieme documenti, lettere e testimonianze sulla vita e sull’esperienza al fronte dei tre giovani castelfranchesi. “È bene precisare – sottolinea Manfredini – che non si tratta degli unici castelfranchesi caduti nella Grande Guerra, ma di quelli sui quali è stato possibile raccogliere documenti. Del resto, parliamo di tre ragazzi che appartenevano alla borghesia del paese, entrati nell’esercito come ufficiali, e sui quali è stato possibile reperire informazioni e documenti. Accanto a loro c’erano poi altri ragazzi del paese, generalmente di estrazione contadina, che non sono stati affatto meno eroici degli altri tre, ma che tuttavia non hanno lasciato documenti”.
Per tutti loro le figure di Guerrazzi, Riccioli e Arzelà diventano in qualche modo una testimonianza simbolica. Un’occasione di ricordo che domani porterà a Castelfranco anche alcuni discendenti di Riccioli e Guerrazzi, in arrivo rispettivamente da Follonica e addirittura da Roma, per la presentazione di un libro che si è sviluppato nel tempo, attraverso il materiale che Manfredini è riuscito a raccogliere negli anni.
Il punto d’inizio di tutto il lavoro è stato un vecchio libro, stampato dal liceo Galilei di Pisa, dove si ricordavano gli otto studenti della scuola caduti in guerra. Fra loro c’era Carlo Guerrazzi, figlio del maggior possidente di Castelfranco, che allo scoppio della guerra partì volontario ancora 17enne, per poi cadere durante un attacco sul Carso nel settembre del 1916, pochi giorni dopo il suo 18esimo compleanno. Poco più di un anno dopo, sarà la volta di Eugenio Arzelà, morto per le ferite riportare in combattimento sul Monte Grappa, al quale alcuni fa è stato dedicato un piccolo testo. Singolare, infine, la vicenda familiare di Giovanni Riccioli, bersagliere, classe 1894, il cui padre Carlo lavorava come segretario al comune di Lari. Per lui, molte delle testimonianze raccolte da Manfredini sono legate alle lettere scritte dalla madre Agostina Villani, la quale, dopo la perdita del figlio, riuscì a farsi mandare come crocerossina nella zone di guerra per sostenere le famiglie degli sfollati.
“Questo libro – aggiunge Manfredini – rappresenta l’ideale continuazione di quello pubblicato lo scorso anno con Rosario Casillo e Giancarlo Nanni dal titolo Non solo al fronte. In quell’occasione nacque la volontà di dedicare qualcosa alla figura di Carlo Guerrazzi. Proseguendo nella ricerca, poi, il lavoro si è allargato anche a Riccioli e Arzela. L’ausipicio è che questo testo possa essere l’occasione per ricordare la figura di questi ragazzie di tutti quelli che presero parte a questa guerra. Castelfranco ha la fortuna di avere un monumento e soprattutto una chiesa a loro dedicata, ma nessuno conosce le loro storie, come nessuno conosce la vicenda umana di Agostina Villani e il suo impegno nella Croce Rossa. Anche la lapide dedicata a Guerrazzi, ad esempio, che un tempo era stata affissa alla vecchia scuola elementare, oggi sede della farmacia, è sparita e non si sa più che fine abbia fatto”.

Giacomo Pelfer