Cerbaie, tra passato e futuro: il sogno dell’auto elettrica

29 novembre 2017 | 20:10
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Cerbaie, tra passato e futuro: il sogno dell’auto elettrica
Cerbaie, tra passato e futuro: il sogno dell’auto elettrica
Cerbaie, tra passato e futuro: il sogno dell’auto elettrica
Cerbaie, tra passato e futuro: il sogno dell’auto elettrica

E’ il futuro. Ma, per il comprensorio del Cuoio, l’auto elettrica è anche un po’ il passato, visto che l’intuizione l’ebbe a Staffoli Narciso Cristiani. L’urbanina è anche il presente, visto che se n’è parlato ieri 28 novembre in un incontro organizzato nelle sale del gruppo Valiani, dove due esemplari di questa vecchia e futuristica auto si trovano. Nata in Toscana, come il motore a scoppio, che però è lucchese. Una storia di passione, di meccanica e di intuizioni quella racchiusa nella piccola Urbanina, che puntavano lontano nel tempo fino ai giorni nostri, quando ormai il motore endogeno in genere sembra in procinto di andare in pensione. Ad avere la grande idea alle soglie del boom economico fu Narciso Cristiani, il padre di don Andrea Cristiani, fondatore del movimento Shalom e parroco della collegiata di Fucecchio. Narciso lavorò anche con Corradino D’Ascanio, l’inventore della Vespa Piaggio

Oggi la grande intuizione di Narciso, avuta insieme al marchese Girolamo Bargagli Baldi Baldini che finanziò il progetto e lavorò lui stesso al prototipo, insieme a Narciso e ai suoi collaboratori, sta per vivere un processo di riscoperta come prodromo o meglio come madre nobile delle nuove auto elettriche che nei prossimi anni usciranno sul mercato, tanto che ai disegni ma soprattutto all’intuizione che c’era dietro, si stanno interessando alcune case automobilistiche estere tedesche e giapponesi proprio per capire come era nata l’idea di creare questo progetto. Al momento infatti sta nascendo un movimento culturale di riscoperta di questo progetto, che punta a valorizzare la figura di Narciso Cristiani e di Girolamo Bargagli.
La memoria storica di quegli anni che resero famoso nel mondo il progetto dell’Urbanina portando in giro il nome di Staffoli e Santa Croce oggi è don Andrea Cristiani che a quel tempo era un bambino, ma che ricorda ancora bene il lavoro di suo padre e di Bargagli e dei loro collaboratori, al quale guardava proprio con quegli occhi di bambino, capaci di stupore e di immaginare il futuro. Come ricorda bene anche tutto il lavoro di promozione fatto con attrici, ministri, capi di stato riguardo questo progetto avvenieristico.
“Ricordo bene le nottate trascorse da mio padre, dal marchese Bargagli e dai loro aiutanti a progettare l’Urbanina – racconta don Andrea -. Era l’inizio degli anni ’60. La costruirono nella limonaia della villa di Poggio Adorno, mio padre che era un valente meccanico e il marchese che era una mente eclettica. Ricordo gli eventi organizzati intorno alla promozione del progetto dell’Urbanina davanti ad attrici famose, capi di stato e poi quando venne messa in produzione la prima volta. Ricordo anche che un giorno mio padre portò il prototipo a Montecatini a una manifestazione automobilistica e io ero con lui sull’Urbanina e sfilammo in parata. Tutto era nato da un’intuizione di mio padre, che aveva capito che con il boom economio e la larga diffusione della automobili, le città sarebbero diventate luoghi invivibili, pieni di smog e di rumore e così pensò alla creazione di un veicolo elettrico. Intorno al ’62 – ma la ricerca storica è ancora in corso – il primo prototipo era pronto. Era una piccola vettura perfetta per gli spazi urbani alimentata da batteria al piombo, silenziosa e a zero emissioni. Da lì cominciò la ricerca di un produttore e andarono fino alla Fiat ella fine la Zagato, azienda del gruppo Fiat, la mise in produzione. Nel frattempo, al team dei progettisti si era aggiunto anche l’ingenger Enrico Micheletti di San Miniato che aveva introdotto nell’Urbanina elementi di elettronica, migliorandone le prestazioni. Secondo i dati storici che abbiamo, ne furono venduti circa 700 modelli, ma il dato è ancora in attesa di una conferma certa”. L’automobile elettrica, Urbanina appunto perché piccolo veicolo per spostarsi in città, è stata la prima prodotta in Italia e forse in Europa ed ebbe un successo incredibile per il suo tempo: fu presentata anche in Canada, dove riscosse apprezzamento. Poi, però, l’economia italiana ed europea puntò tutto sul motore endogeno: la benzina costava poco e la Fiat voleva motorizzare l’intera Italia e la produzione dei motori a scoppio e poi diesel prese il sopravvento.
Oggi, il lavoro di un nascente comitato per la valorizzazione di questa memoria storica e tecnologica del territorio, sta cercando di coinvolgere tutti i testimoni oculari di quel progetto avveniristico, per portare avanti un lavoro di ricerca e valorizzazione storica e tributare il giusto riconoscimento a chi ebbe una grande idea che ora la storia sta riconoscendo come giusta, quella di un’auto interamente elettrica. Un progetto interamente nato sulle colline della Cerbaie.
I membri del comitato promotore della ricerca storica sull’Urbanina hanno rintracciato due esemplari che saranno restaurati nelle officine Valiani.
Ora, quando il mondo guarda al motore elettrico come propulsore del futuro: notizia dei nostri giorni che entro il 2025 il diesel uscirà di produzione in tutta Europa e a seguire anche il motore benzina.

Gabriele Mori