Edilizia, foto di una crisi: tre aziende del Cuoio chiudono

23 novembre 2017 | 15:56
Share0
Edilizia, foto di una crisi: tre aziende del Cuoio chiudono

L’indice dello stato di salute dell’economia, secondo la teoria keynesiana, ha tra i principali indicatori crescita e sviluppo dell’edilizia. Un settore privilegiato per il fatto che riesce inevitabilmente a far confluire la moneta sul territorio, portando investimenti, lavoro e domanda in generale. Non è così per la Toscana, in cui le imprese edili e gli occupati sono in calo, le partite Iva superano per numero i dipendenti e crescono le denunce di infortuni. Un campanello di allarme viene direttamente dal comprensorio del Cuoio, come dal resto della provincia di Pisa: il settore ha subìto una flessione del 15 per cento per quanto riguarda gli operai presenti nelle aziende. Un dato, proiettato su base annua (settembre 2016 – settembre 2017) che desta forte preoccupazione all’interno della Fillea Cgil Pisa, che lancia anche un allarme per queste ultime settimane dell’anno: “Nel comprensorio del Cuoio cesseranno l’attività ben tre aziende edili” annuncia il funzionario della Fillea Cgil Pisa Abedin Osmani. Dal punto di vista dei contratti, la categoria è ferma al 2016: il contratto nazionale è scaduto a luglio 2016 e l’integrativo provinciale è fermo ad ottobre 2016 e ad oggi per i lavoratori non c’è alcuna novità all’orizzonte.

Il quadro della Cassa Edile restituisce una fotografia oggettiva di un settore fortemente in crisi: in provincia di Pisa ci sono circa 2800 operai edili iscritti alla Cassa Edile di Pisa e altri 700 sono iscritti a quella regionale, tutti operai di imprese che hanno sede legale sul territorio pisano. E fra questi la Fillea Cgil ha una forte rappresentanza: circa 1300 operai (53 per cento) iscritti alla Cassa Edile della provincia di Pisa hanno la tessera Fillea e altrettanti 470 operai circa fra quelli iscritti alla Cassa Edile regionale (71 per cento). Lavoratori che stanno vivendo una profonda crisi occupazionale, una condizione di estrema precarietà che li ‘impicca’ in un eterno presente, dove spesso il risultato più ambito è quello dell’ottenimento dei sussidi o della cassa integrazione. E poi c’è il probema annoso del contratto che coinvolge tutti gli addetti della categoria: il loro contratto è rimasto fermo al 2016, così come l’integrativo provinciale e la situazione sta rimanendo in stallo. E sulla questione è scattata la mobilitazione unitaria dei sindacati. “In Toscana ci sono circa 50 mila lavoratori edili che aspettano da un anno e mezzo il rinnovo del contratto, ecco perché la grande mobilitazione del settore, partita a livello nazionale, ci vedrà attivi sul territorio regionale in preparazione dello sciopero nazionale proclamato per il 18 dicembre” lo hanno dichiarato i tre segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, Feneal Uil Toscana (Ernesto D’Anna, Simona Riccio, Giulia Bartoli) aggiungendo: “In questi giorni siamo tutti impegnati ad illustrare le nostre rivendicazioni: lavoro, contratto, salute, pensioni sono i temi al centro della mobilitazione”. Le aziende serie, che hanno trainato il comparto nel tessuto economico pisano, sono sempre più in crisi e sono alle prese con la sopravvivenza: il maggior problema è che non ce la fanno a mandare dei preventivi in regola a stare sul mercato, dominato sempre di più dalla feroce concorrenza delle piccolissime imprese, spesso ditte individuali, che puntano ad ottenere gli appalti a prezzi stracciati. A comunicarlo è la stessa Fillea Cgil pisana, che ha provato a interpretare e a commentare il dato di questa crisi strutturale: “E’ venuta repentinamente meno la qualità del lavoro – sono le parole di Abedin Osmani -. Il mercato sta uccidendo le aziende serie, in regola con ogni tipo di pagamento: tali realtà devono essere salvaguardate. Cerchiamo allora di invertire la tendenza: puntiamo tutto sulla qualità ottenuta sia dal lavoro effettuato dalle stesse aziende, sia dalla regolarità storica della ditta. Questi due elementi devono essere il biglietto da visita di quelle realtà che vogliono stare sul mercato dell’edilizia. Rilanciamo il mercato partendo da queste aziende”. Altro problema è il fattore legato al pagamento: sempre più aziende nel pisano e nel comprensorio del Cuoio lamentano ritardi macroscopici nei pagamenti sia da parte dei privati sia, da parte della pubblica amministrazione, ritardi anche fino a 240 giorni e oltre. Per arrivare a situazioni in cui i pagamenti non arrivano. Tutti fattori, questi, che stranno stritolando le imprese, a partire da quelle più piccole.
“Nel comprensorio del Cuoio poi, – cide il sindacalista della Fillea Cgil Pisa – ci saranno a breve tre cessazioni di attività: la prima è imminente e potrebbe arrivare entro la fine del mese di novembre, le altre due, invece, entro la fine dell’anno. “Stiamo provando ad tutelare nel migliore dei modi gli operai di queste imprese del comprensorio che per motivi oggettivi e strutturali al sistema sono costrette a chiudere i battenti”. A questi fattori interni al mercato dell’edilizia si aggiunge anche la condizione in cui versa il mercato immobiliare, sempre più in contrazione: assai negativa è la situazione del comprensorio del Cuoio, dove le condizioni del mercato fanno sì che vengano costruite sempre meno case nell’edilizia privata, puntando tutto sulle ristrutturazioni. In questo senso il territorio sanminiatese sembra essere quello in cui si ristruttura di più. Nel resto della provincia di Pisa invece ci sono ancora alcuni piccoli segnali di ‘tenuta’, infatti anche nell’ultimo anno stanno nascendo nuove costruzioni.
La sicurezza
Nel territorio pisano e nel comprensorio del Cuoio nell’ultimo anno sono arrivate più denunce di infortunio sui luoghi di lavoro: “C’è ancora la forza di denunciare, ma non è facile per l’operaio che vive condizioni di sempre maggiore precarietà e debolezza – spiega Abedin Osmani -. Spesso gli addetto provengono dalle agenzie interinali, hanno contratti a termine e questo produce tanta fragilità, ricattabilità. Troppa. Spesso i lavoratori vengono addirittura impiegati al nero per aumentare al massimo la ricattabilità. Noi come sindacato proviamo a denunciare queste situazioni, ma certamente non è facile colpire i datori di lavoro non in regola per la configurazione che ha assunto il mercato del lavoro nell’edilizia: vengono costruite sempre più spesso aziende come se fossero scatole cinesi rendendo addirittura complessa l’individuazione del responsabile. Noi contrastiamo con tutte le nostre forze il lavoro nero, puntando tutto sulle aziende più serie”.

Mirco Baldacci