





“Quando Valerio mi ha annunciato questo progetto mi ha subito conquistato, anche perché Tosi riesce come nessun altro a rappresentare il passato delle nostre città. Il prossimo anno finalmente ci sarà un volume in cui ogni comune della Toscana avrà una sua tavola”. Lo ha annunciato il presidente del consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani partecipando a Santa Croce sull’Arno – Una Terra Nuova Lucchese – secoli XIV-XVI, l’incontro organizzato al termine delle ultime ricerche storiche di Valerio Vallini sulla Santa Croce tardo medievale, tradotte poi nei disegni dell’architetto Massimo Tosi (leggi qui La Santa Croce del ‘300 nelle tavole di Vallini e Tosi).
“Oggi è un’occasione speciale – ha detto l’assessore di Santa Croce Carla Zucchi -, perché questa pubblicazione si colloca a pieno diritto in una serie di pubblicazioni che hanno esaminato il nostro territorio ricostruendone l’identità e la storia. E questo è uno degli obiettivi della nostra amministrazione, perché ricostruire il passato e valorizzare la memoria è il viatico migliore per progettare il futuro”.
“Certe strade anche di oggi – ha spiegato Valerio Vallini -, come via di Pelle, via del Bosco, via Donica, ricalcano le linee della centuriazione romana. Il professor Caciagli, in base a questo, arrivò a sostenere che Santa Croce fosse un castrum romano, però questa ipotesi non è mai stata suffragata dai dati. In tutti gli scavi fatti nel centro storico, non sono emerse tracce di laterizi romani. Ad ogni modo, il territorio fra Arno e Usciana è sempre stato abitato. Nel territorio di Santa Croce, prima del castello, c’erano le chiesette di Sant’Andrea, San Tommaso, San Vito e San Donato, che all’epoca era sulla stessa sponda perché l’Arno passava più a sud. Fu la terribile alluvione del 1333 che cambiò il letto del fiume, devastando tutto e portando l’Arno più a nord, perché fino ad allora Santa Croce non era sull’Arno. Alla fondazione del castello, la prima struttura della chiesa era affacciata sul corso: oggi di quella chiesa resta l’archivolto visibile su corso Mazzini. Poi ci sono altre emergenze architettoniche: nel tessuto urbano si intravedono ad esempio alcune delle torri medievali poi trasformate. Torri che si trovano nell’elenco stilato dagli ufficiali della repubblica Fiorentina nel 1367. In base a quell’elenco e ad alcune carte del ‘400 e del ‘500 abbiamo ricavato le indicazioni per disegnare due bastioni nelle mura e le porte dotate di antiporta, riproducendo le misure riportate in un documento. Questo lavoro, però, non sarebbe nato senza l’aiuto dell’amico Alberto Malvolti e di Gabrirle Manfredini che mi hanno aiutato nella lettura delle filze”.
“Partendo dalle informazioni messe insieme da Vallini – aggiunge Massimo Tosi -, la sfida era quella di rappresentare Santa Croce. Fra ‘200 e ‘300 tutte le potenze della Toscana si impegnano per costruire delle terre nuove con l’obiettivo di consolidare il territorio. Queste terre nuove sono dei rettangoli o dei quadrati, organizzate su base razionale: città progettate anche da personalità importanti. A metà del ‘200 Lucca costruisce quattro città nuove: Pietrasanta e Camaiore in Versilia e Castelfranco e Santa Croce nel Valdarno”. Tosi ha realizzato quindi due tavole: una a volo d’uccello nella quale si vede tutta la sponda destra Valdarno Inferiore, con il padule di Fucecchio e quello di Bientina ai lati, i boschi delle Cerbaie al centro e in basso la pianura con i due centri di Castelfranco e Santa Croce. L’altra tavola è la ricostruzione di Santa Croce in base alle ricerche di Vallini. “Il disegno – spiega Tosi – fa vedere come era organizzato il tessuto urbano. È chiaramente una ricostruzione ideale, un’ipotesi di come poteva essere, in base a dei modelli”.
“La nascita dei castelli di Santa Croce e Castelfranco – spiega Alberto Malvolti – non nasce principalmente a scopo difensivo ma politico. C’è chiaramente un aspetto militare, ma l’obiettivo principale è attirare persone a risiedere nel castello, in modo che la popolazione possa essere controllata e subordinata da chi il castello l’ha fondato, in questo caso Lucca. Il lavoro di Vallini ha il pregio di basarsi su documenti che non sono affatto scontati. Su Fucecchio ad esempio non esiste un elenco così dettagliato delle torri. Queste tavole secondo me hanno un grande valore didattico e civile: pensiamo ai ragazzi delle scuole che finalmente possono vedere com’era Santa Croce senza doverla immaginale. E questo è un invito alla conservazione”.
“Erano almeno vent’anni – ha aggiunto il presidente della Pro loco di Santa Croce Angelo Scaduto – che sentivamo l’esigenza di avere una cartella storica della nostra città. Aiutare a far conoscere quello che ci circonda e riscoprire la nostra identità ci renderà più uniti”.
Giacomo Pelfer