“La Francigena mi ha scelto”, il viaggio di Nicola e Fefè

15 novembre 2017 | 16:42
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“La Francigena mi ha scelto”, il viaggio di Nicola e Fefè
“La Francigena mi ha scelto”, il viaggio di Nicola e Fefè
“La Francigena mi ha scelto”, il viaggio di Nicola e Fefè
“La Francigena mi ha scelto”, il viaggio di Nicola e Fefè
“La Francigena mi ha scelto”, il viaggio di Nicola e Fefè
“La Francigena mi ha scelto”, il viaggio di Nicola e Fefè

“Sono nato in città, a Torino. Avevo sentito parlare di lentezza, ma cosa fosse davvero non ne avevo idea. In città si corre e io correvo. Poi, stavo leggendo Don Chisciotte e ho deciso di andare piano”. Non come l’eroe di De Cervantes, però, ma come il suo fedele scudiero, in sella a un asino. “Perché – spiega – volevo andare piano davvero: con un cavallo avrei continuato a correre e, invece, volevo che fosse lui a dettare i tempi e i percorsi: con l’asino non vado in strada o in città, ma preferisco percorsi diversi”. Questo fine settimana, Nicola Winkler, 20 anni e Fefè, 3, partiti da Palermo, l’hanno trascorso tra Fucecchio e San Miniato e oggi sono arrivati ad Altopascio. Seguendo la via Francigena. “Non l’ho scelta, ma mi ha scelto lei. In questi giorni fa freddo, piove e tutto è più difficile. Finché non ho abbandonato i miei piccoli, soliti e stretti sentieri per approdare alla Francigena Toscana: devo solo seguire le indicazioni e proseguire. Un sogno”. 

I prossimi giorni li trascorreranno in Lucchesia: “Sono a Capannori, domani arriverò fino a Lucca e poi, un po’ alla volta, muoverò fino alla Liguria. Domani ho un appuntamento: mi hanno chiesto un parere per fare strutture che ospitino gli animali, perché sulla Francigena non ci sono. L’asino, comunque, da una settimana dorme in box, al chiuso e al caldo. Ora vorrei andare più veloce e arrivare a casa in un mese”. Perché il freddo e la pioggia non aiutano il cammino e neppure il riposo del povero asino che, in più “è calabrese, abituato al caldo”. Fefè è il secondo compagno di viaggio di Nicola, partito ad aprile: “E’ la parte più triste della storia. Eravamo partiti da poco, ero ai piedi dell’Etna e il mio asino, che aveva 8 anni e mi stava insegnando a camminare, è stato avvelenato. Ho avuto un po’ di stallo e poi sono ripartito con questo. A fine viaggio resterà con me: ormai è come un fratello. Magari gli prenderò anche compagnia”.
Sarà il freddo di questi giorni e i primi segni che puntano dritti a Natale. Ma l’immagine che evoca è un po’ quella della Sacra famiglia in cerca di alloggio, con solo un asino ad aiutarli nella ricerca, a bussare a tante porte. Per lui, però, le porte si sono sempre aperte: “In molti mi hanno accolto in casa propria, mi hanno mostrato le peculiarità del proprio territorio, mi hanno raccontato storie e presentato persone. Quando ho incontrato la via Francigena è stato tutto più facile perché ci sono le strutture per i pellegrini. Io non sono un pellegrino, sono più un viandante”. Un cavaliere errante, che il suo romanzo lo “scrive” con la videocamera e che rincorre una vita lenta, relegata all’Italia più interna, fatta di piccoli paesi e grandi persone.
Oggi 15 novembre Nicola e Fefè sono arrivati ad Altopascio, dove hanno avuto la prima grande accoglienza: “Mi aspettavano da 7 mesi e hanno percorso un po’ di cammino con me”, dopo essere passati per i comuni di Fucecchio e San Miniato tra sabato e domenica scorsi.
“Non fare l’asino” è il nome della campagna che ha il passo lento e deciso dell’asino, spesso considerato stupido, ma solo perché tanto deciso, da non muoversi se non per suo volere – oltre che pratico, affidabile ed economico -. E’ questo un altro degli obiettivi da riconquistare: i tempi della natura, la voglia di fare le cose, senza obblighi e oppressione. Cose che si possono fare – e credere – solo a 20 anni, ma che sono un bello stimolo alla riflessione anche per chi quell’età non l’ha più. C’è anche questo a muovere chi Nicola e Fefè li sta ospitando: la gioia di essere parte di un cammino che è un fatto concreto, ma anche l’illusione che tornare indietro andando avanti sia possibile. 
In linea con la missione della Francigena, da sempre strada di pellegrini, abituata all’accoglienza e al turismo sostenibile. A San Miniato, Nicola è stato ospite della Misericordia e l’asino ha dormito da Nanni a La Scala. A Fucecchio, invece, Fefè è stato al maneggio a Torre e Nicola ha dormito all’ostello a Ponte a Cappiano. “I chilometri non sono gli stessi ogni giorno e non mi muovo tutti i giorni: ogni tanto ho bisogno di fermarmi, anche a causa del maltempo. C’ho messo troppo per la prima parte del percorso, quindi ora, in un mese, voglio finire perché il tempo è quello che è. Sono partito, ma poi ho capito che non volevo arrivare da un posto all’altro, ma mi interessava tutto quello che stava dentro al viaggio”. E che ha reso un’Italia davvero disomogenea. “Dall’ultima parte dell’Umbria alla Toscana sono stato sulla via di San Francesco, in strutture religiose che hanno segnato una parte diversa del viaggio, durato fino al Casentino. Molte persone, inoltre, sentendo della mia storia, mi hanno chiesto di passare. Come Angelino e Simoncini della scuderia di Altopascio: mi aspettavano da 7 mesi e hanno organizzato una cosa unica. Anche a causa del meteo, ora il viaggio dovrà essere più organizzato”.

Elisa Venturi