





Frida si occuperà dei lavori necessari, degli oneri e delle utenze. In cambio, il comune di Montopoli darà l’immobile in comodato d’uso all’associazione, con un contratto che per adesso scadrà il 31 dicembre 2020. E’ una storia che racconta infinite storie quella legata alla casa di Capanne confiscata al boss catanese Vincenzo Aiello. Una storia lunga, che parla di quanto in Italia le cose non siano sempre facili, anche se l’obiettivo è fare bene. Ma anche la storia di uno Stato che c’è, si fa sentire e che riesce a collaborare con le associazioni, delle quali ha profondamente bisogno.
Questa mattina (13 novembre) l’associazione Frida si è presentata in sala giunta, nel municipio di Montopoli, per sottoscrivere il contratto insieme alla Società della Salute del Valdarno Inferiore, mentre l’iter con il Genio civile di Pisa per l’agibilità e l’abitabilità dell’immobile è già stato avviato.
“Oggi è un bel giorno – ha detto il sindaco Giovanni Capecchi -, dopo tanto tempo arriviamo a concludere questo percorso. È un motivo di soddisfazione per tutti noi, per Frida ma anche per l’amministrazione che fin dall’inizio aveva pensato di consedere la struttura ad un’associazione impegnata in campo sociale. Era l’autunno del 2015 quando fui chiamato dalla Prefettura che mi annunciava la possibilità di entrare in possesso di un immobile confiscato alla mafia. La prima reazione fu di sorpresa e di sconforto, perché era la dimostrazione che la mafia aveva messo radici anche qui. In mezzo a noi, senza che ce ne accorgessimo, aveva vissuto un boss come Vincenzo Aiello. La seconda reazione fu la volontà di dare a questo immobile uno sviluppo significativo rispetto al ripristino della legalità. Era importante portare la struttura nelle mani della collettività, restituendo a tutti una piccola parte del patrimonio che la criminalità organizzata accumula in modo illecito. Il ritardo che c’è stato è dovuto a delle difficoltà burocratiche, con una serie di vincoli che abbiamo dovuto superare dopo che abbiamo acquisito la struttura. Abbiamo dovuto fare noi stessi l’inventario dei beni, ad esempio, contattando la moglie e il figlio di Aiello che sono venuti per riprendersi i mobili e i propri oggetti personali. Sono stati momenti complicati che ci hanno coinvolto anche emotivamente. Abbiamo pensato a Frida perché è un’associazione impegnata ogni giorno contro la violenza alle donne. Si sottrae quindi un immobile acquisito con la violenza dandolo a chi la violenza la combatte ogni giorno”
La confisca del bene, come spiegato dal sindaco, era legata quindi esclusivamente alla struttura, mentre i beni mobili sono tornati nella disponibilità dei familiari di Aiello. Ad ogni modo, si tratta di un’abitazione in ottime condizioni, “con finiture di pregio – ha detto Capecchi – con una bella pavimentazione e delle decorazioni che molti di noi vorrebbero anche a casa propria”.
“Pensiamo di trasferci nell’arco del 2018 – ha detto la presidente dell’associazione Frida Elisa Forfori -. Diventerà il punto di riferimento per tutto il Valdarno inferiore. All’interno verrà fatta attività di consulenza e di accoglienza, con la possibilità di ospitare nell’immobile fino a 4 nuclei di donne con i propri figli. Rimarremo comunque presenti con tutti gli sportelli in ogni comune. Prima di abbandonate il comune di San Miniato, dove attualmente abbiamo la sede, ci sarà una fasa transitoria, durante la quale allestiremo nel territorio sanminiatese anche un ulteriore immobile da adibire a casa rifugio”.
L’associazione, nata nel 2008, festeggerà 10 anni a marzo, nella speranza per quella data di poter aprire le porte della nuova casa. Per riuscirci, Frida lancia anche un appello alla popolazione: “Una volta superati i passaggi per l’agibilità e la sistemazione degli impianti – ha detto Forfori – dovremo iniziare ad arredare la struttura. Sa qualche cittadino a qualcosa da regalare ben venga. Chi vuol contribuire in qualche modo può già farcelo sapere”.
Giacomo Pelfer