“In ogni famiglia che si rispetti ci deve essere un capo che decide nel rispetto di tutti. Questa rottura non fa bene al paese e alla manifestazione”. Parola del presidente di San Pietro a Vigesimo Massimo Martini, che interviene a nome di tutto il consiglio per precisare la propria posizione dopo la frattura aperta tra il Comitato e le contrade di San Michele e San Bartolomeo.
Una polemica dannosa secondo i vertici della contrada biancoceleste, in un paese dove la disputa è spesso all’ordine del giorno. “Il Palio è prima di tutto un aggregazione di persone – afferma Martini -, una voglia di competizione ma soprattutto di ricerca dello stare insieme e di tener vivo un paese che oramai ha fin troppe polemiche.
Ci lamentiamo perché è un paese morto. Ci chiediamo spesso che ne sarebbe del centro storico senza il Palio e le poche associazioni che ancora vivono. E poi, invece, siamo noi i primi ad innalzare continuamente polemiche? Non è giusto attaccare chi come noi si impegna tutto l’anno per tenere in piedi una delle poche cose che sono rimaste a Castelfranco. Proprio per questo il consiglio di San Pietro non ha voglia di altre polemiche, ma cerca sempre di andare d’accordo con tutti, toccando con mano le cose semplici ed efficaci. Perché nella vita di ognuno ci sono già tanti problemi e le contrade dovrebbero essere un momento di sfogo e di serenità, non di continue discussioni”.
È sbagliato dunque, secondo il presidente di Vigesimo, mettere in discussione il sistema dei rapporti fra contrade e Comitato, soprattutto alla luce dalla situazione in cui vivono le stesse contrade, “troppo spesso spopolate”. “In ogni famiglia che si rispetti – prosegue Martini – ci deve essere il capo famiglia, qualcuno che nel bene o nel male prenda le decisioni nel rispetto di tutti. Siamo quattro contrade spesso spopolate: la poca manodopera nelle nostre sedi si fa sentire, ma con forza e tenacia andiamo avanti cercando di coinvolgere nuove persone. Figuriamoci se abbiamo il tempo per organizzare un Palio da soli senza l’ausilio del Comitato. Per noi è una cosa improponibile.
Per questo ci riguarda ci troviamo bene con il comitato, e quando qualcosa non va testa alta e problemi sul tavolo: alla fine una soluzione si trova sempre. Questa rottura, invece, non fa bene alla manifestazione e non fa bene al paese, che spesso ci critica se dopo cena sente suonare per un’oretta i nostri tamburi. E adesso, a questo paese cosa facciamo vedere? Che tra di noi siamo tutti contro? La forza di questa manifestazione sono le nuove leve ma anche i manici forti e storici, perché senza di loro non sapremo nemmeno da dove ripartire. Non ci sono interessi personali nel comitato, altrimenti dopo tutti questi anni non sarebbero lì a sentire ancora le nostre polemiche. Io, al posto loro, me ne sarei andato al mare molto prima di giugno”.