
Le trattative cominceranno formalmente tra due giorni, quando i sindacati si siederanno al tavolo con la nuova proprietà rappresentata dagli uomini di CariParma a San Miniato a Palazzo Formichini. Un tavolo al quale dovrebbe sedere – anche se forse un po’ defilata – l’attuale dirigenza di Carismi. Sicuramente in Carismi dei cambiamenti ci saranno e probabilmente non sono da dare per scontati. Oltre al piano di esuberi rappresentato da 147 lavoratori che nei prossimi mesi o anni saranno accompagnati alla pensione tra scivoli e ammortizzatori, rimane la questione che forse sarà da dibattere più a fondo di come CariParma intende riorganizzare Carismi.
Una della questioni più delicate è quella della chiusura di alcune filiali a marchio Carismi, al momento da indiscrezioni interne si parla di 17 o 18 sedi, anche se per il momento per quanto è possibile apprendere si dovrebbe trattare solo di un rimescolamento delle carte per adeguare il modello organizzativo di Carismi a quello di CariParma che punta, come è noto a creare una banca di prossimità più che territoriale, quindi anche con un ampliamento dei servizi offerti, ma in modo più strutturale. Per ora non sarebbero in ballo i livelli occupazionali, ma una riorganizzazione che potrebbe significare, per una buona fetta di lavoratori, essere spostati dall’attuale sede lavorativa, magari in una struttura più grande. A questo poi si affianca il ragionamento che sarà sicuramente affrontato nei tavoli sindacali della rimodulazione della direzione generale di San Miniato, che sarà ‘declassata’ a direzione territoriale e quindi perderà alcune della prerogative e funzioni, con conseguente riduzione di personale. Anche in questo caso i lavoratori dovrebbero essere spostati ad altre mansioni, magari nelle agenzie territoriali. Alla fine una nuova banca, che verrà rimodulata su funzioni e strutture diverse fin dalle fondamenta a quanto pare. Una riorganizzazione che inoltre secondo molti, anche in ambito sindacale, verrà valutata da CariParma in un disegno complessivo che coinvolgerà le altre banche di ambito adriatico recentemente entrate nella famiglia Credit Agricole. Una serie di questioni quindi che in parte passeranno dai tavoli sindacali e che in parte invece verranno decise solo dalla dirigenza del gruppo: a cominciare dal futuro del marchio Carismi, la cui sopravvivenza è legata alla riorganizzazione della struttura, ma che potrebbe anche gradualmente sparire.
Tutti temi che comunque – è giusto ipotizzare – saranno affrontati in una logica di rilancio e ristrutturazione della banca, verso la trasformazione da commerciale a banca di prossimità che potrebbe anche voler dire una maggiore professionalizzazione dei lavoratori.