Non solo teatro all’ombra della Rocca. Nella città che ha dato i natali ai fratelli Taviani, l’amore per il cinema sembra trovare terreno fertile, insieme a giovani intraprendenti pronti a portare avanti una tradizione mai sopita. Un sogno, per certi versi una sorta di missione, destinata a fare i conti quasi sempre con budget ridotti all’osso e con la durezza di un sistema spesso refrattario ad ogni novità. A raccontarcelo è un giovane regista di San Miniato, Mattia Catarcioni, alle prese in questi mesi con il nuovo progetto cinematografico diretto in tandem con Alessandro Gelli. Una passione difficile da trasformare in un vero e proprio lavoro, specie in provincia, anche se proprio la città della Rocca sarebbe per Catarcioni il set ideale di un film tutto suo: “Se ne avessi la possibilità e riuscissi trovare chi mi finanzia – dice – farei volentieri un film a San Miniato”.
Una scelta in controtendenza, rispetto alle grandi e piccole difficoltà di un mondo che, spesso, regala più soddisfazioni a chi sceglie di abbandonare tutto e andare all’estero. “Se il cinema fosse stato la mia passione più grande sarei andato via” afferma Catarcioni, che divide l’amore per la cinepresa con l’impiego da proiezionista in un multisala della zona, ma soprattutto con la passione per il tennis e l’impiego come istruttore. Un’attività portata avanti in parallelo con il percorso di studi e le prime esperienze professionali nel campo del cinema.
Dopo la laurea all’Università di Pisa nel vecchio corso di “Cinema, musica e teatro”, Catarcioni avviò una collaborazione, attraverso lo stesso Ateneo, con il regista Daniele Segre per la realizzazione di una serie di documentari relativi al mondo del lavoro, dedicati in particolare al settore conciario. “Dopo quella prima esperienza mi ero fermato – racconta – non avendo le finanze o forse il coraggio di proporre un progetto mio, fino a quando non sono entrato in contatto nel 2014 con Alessandro Gelli. Lui aveva già diretto il film ‘Ridere fino a volare’ e fu lui a propormi di fare qualcosa insieme”. Da qui il primo film in coppia, con il titolo ‘Bomba libera tutti’, seguito adesso dalla nuova pellicola ‘Perché mi guardi così?’, che vede tra i protagonisti l’ex velina Irene Cioni e il mitico Sergio Forconi, premiato pochi giorni fa, proprio a San Miniato, a margine della prima edizione di San Miniato Movie. “Il film viene girato a Vicchio, nel Mugello – racconta Catarcioni -. È un progetto un po’ più ambizioso, con una troupe più preparata. Il mio compito è legato soprattutto al montaggio e alla post produzione”.
Un’esperienza importante, in un mondo dove per affermarsi servono soldi e anche una buona dose di cattiveria. “Per i giovani è difficilissimo – spiega Catarcioni – perché anche nel piccolo c’è tanta competizione. È un mondo che vive di soldi. E spesso, solo chi è più determinato e ha progetto più ambizioso riesce ad ottenere le risorse che servono. L’altra difficoltà è legata poi alla necessità di arrangiarsi, perché a certi livelli ognuno deve abituarsi a fare un po’ tutto”. Una situazione che migliora nelle grandi città, dove l’abitudine a consumare cultura (e soprattutto a finanziarla) è inevitabilmente più diffusa, anche se il confronto fra l’Italia e altri paesi europei offre anche in questo settore una disparità evidente. “La mia ragazza ha viaggiato molto all’estero, soprattutto in Germania, ed è entrata in contatto con una realtà diversa – spiega Catarcioni -. All’estero in generale ci sono più soldi per la cultura, ma soprattutto ci sono più opportunità per una varietà di prodotti. In Italia, invece, il cinema si fa solo a Roma e a Milano, forse con l’unica eccezione di Pieraccioni che gira in Toscana, ma comunque tutto è legato a due o tre case di produzione. In questo modo i prodotti tendono ad assomigliarsi, in una sorta di appiattimento verso il basso”.
Eppure, nonostante tutto, il sogno nel cassetto resta quello di poter girare un giorno una pellicola nata esclusivamente dalla propria testa e dal proprio lavoro. “Da tempo ho in cantiere un progetto mio – confessa Catarcioni –. La mia passione si è orientata da sempre verso la fantascienza, l’horror e il triller, anche se sono assolutamente convinto che la commedia sia il genere più difficile in assoluto. Se trovassi qualcuno sul territorio che mi finanzia e se ne avessi la possibilità, girerei il mio film anche a San Miniato”.
Giacomo Pelfer