





Matteo Renzi a Fucecchio, in uno dei Comuni più renziani d’Italia, fin da quando l’ex premier era in rampa di lancio per conquistare il posto da segretario del Pd. Un arrivo atteso da centinaia di elettori e simpatizzanti, accalcati fin dalle 19 negli spazi interni della Festa dell’Unità. Ad attenderlo all’esteno dei cancelli, invece, un gruppetto di contestatori armati di cori e striscioni: una decina di persone in tutto, decise a far sentire la propria rabbia per la vicenda di Banca Etruria e il contestato “salva banche”.
Non è un debutto, dato che Renzi – allora “soltanto” sindaco di Firenze – nel 2012 fece il tutto esaurito nella buca del Palio, che in quegli anni ancora ospitava la festa Pd, oggi trasferita accanto al palazzetto. Eravamo in piena epopea “rottamazione”, per farla breve. Mentre oggi l’ex presidente del consiglio affronta l’annata della sconfitta post referendum, non più da premier ma come segretario. In questi giorni sta girando la Toscana (e non solo) in lungo e in largo, presentando suo libro, dal titolo “Avanti – Perchè l’Italia non si ferma”.
Ad attenderlo, fin dalle 20, c’è tutto il Pd fucecchiese, partendo dai vertici locali e dal sindaco Alessio Spinelli. L’ex premier arriva dopo una tappa analoga a Certaldo, approdando all’ingresso della festa intorno alle 20,30. Immediata si scatena l’ondata di strette di mano, selfie e autografi, mentre il segretario conquista faticosamente il palco. Di fronte a lui una platea di circa 800 persone che contina ad ingrossarsi fino a sfiorare quota 1000. Prima di iniziare a parlare, alcuni studenti dei licei Checchi di Fucecchio e Marconi di San Miniato hanno consegnano nelle mani dell’ex premier una lettera: è il risultato del dibattito sulle difficoltà e le prospettive del mondo scolastico emerso nel dibattito di pochi giorni fa alla Festa dell’Unità. Un’occasione per sottolineare la necessità di una profonda riforma delle istituzioni scolastiche (in coda all’articolo il testo integrale della lettera).
Numerosi, poi, i temi dell’attualità politica toccati dal segretario: dalle pensioni alla politica estera, fino ad arrivare al tema delicato dell’accoglienza: “Aiutarli davvero a casa loro è un principio sacrosanto – ha spiegato Renzi – perché investendo in cooperazione internazionale si rende l’Africa più forte. Ma se c’è qualcuno in mare va salvato, non c’è sondaggio che tenga. Quindi salvarli tutti sì, accoglierli tutti no. C’è anche il resto d’Europa, abbiamo triplicato gli sforzi ma non possiamo occuparcene solo noi. Sull’immigrazione serve quini un numero chiuso, perché oltre una certa soglia non ce la facciamo: ci vuole un atteggiamento forte col resto d’Europa. E insieme bisogna integrare”. (Contina a leggere sotto al video)
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Fuori dai cancelli, invece, nella piccola rotatoria di fronte al supermercato Coop, è andata in scena la protesta di una decina di contestatori. Con lo striscione “Azzerati da Renzi”, hanno voluto far sentire la voce dei risparmiatori di Banca Etruria e di tutti i cittadini danneggiati dalla vicissitudini degli istituti bancari. “Noi guardiamo in faccia tutti – ha replicato Renzi dal palco – ci vengono a raccontare che i problemi derivano dagli ultimi mesi, quando in realtà per anni si è preferito non guardare cosa stava accaduto. Basti pensare al caso Monte dei Paschi”.
Marco Sabia
Giacomo Pelfer
La lettera degli studenti
Caro segretario,
nel corso degli ultimi anni la classe dirigente si è resa conto dell’estrema necessità di riformare le istituzioni scolastiche in quanto luoghi di riflessione personale, potenziamento e crescita culturale. La sfida è proprio questa: far scoprire agli studenti il fascino della cultura ancora prima dei suoi contenuti.
In questo incontro ci siamo chiesti come sia possibile fare questo non solo utopisticamente, ma nei fatti, suscitando negli studenti la passione e la creatività, elementi essenziali per costruire il proprio futuro.
Il primo problema emerso dalla discussione è quello della comunicazione: la scuola, al giorno d’oggi, non riesce a comunicare con efficacia con i suoi studenti. In alcuni casi non si riesce a trasmettere l’importanza dello studio; in altri, invece, non si riesce a individuare le capacità dell’individuo, e di conseguenza se ne impedisce il potenziamento (ciò porta molto spesso alla demotivazione).
La comunicazione tra docente e studente deve essere migliorata attraverso un rapporto più profondo e ravvicinato: i primi, purtroppo, sono considerati entità superiori e lontane. L’assenza di tale rapporto fa sì che gli studenti prendano con superficialità i suggerimenti e i rimproveri degli insegnanti.
Dal punto di vista dei docenti la problematica di fondo è la didattica da svecchiare e l’impossibilità di fare laboratori per mancanza dell’autorizzazione dei presidi non presenti: la diffusione delle reggenze fa sì che il dirigente scolastico debba occuparsi di più scuole contemporaneamente, dedicando ad ognuna un tempo insufficiente persino per svolgere le funzioni di routine.
Il ruolo dei docenti di potenziamento, creato dalla riforma della Buona Scuola, è risultato marginale in molti casi: questi docenti, spesso, sono stati relegati ad essere figure da sfondo che occupano la sala professori senza compiti specifici. In altri casi, questi sono stati “assoldati” per svolgere ore di supplenza non performanti, da semplice occupatore di cattedra. Tutto ciò a causa della non attivazione di corsi e laboratori a cui si sarebbero dovuti dedicare.
Questo loro ruolo, se così si può definire, è svilente: essi non hanno modo di svolgerlo sentendosi appagati professionalmente. L’idea di assumere docenti per laboratori e approfondimenti non è sbagliata, ma è fondamentale che il preside segua con costanza lo svilupparsi di queste attività sostenendole con l’amministrazione necessaria per la loro nascita.
Un altro problema è che molti docenti sono stati costretti ad allontanarsi dal proprio paese per non finire in fondo alla graduatoria, ricominciando così da zero. Lo spostarsi per trovare lavoro è un fenomeno diffuso in Italia da molto tempo: i redattori della legge, probabilmente, hanno considerato ciò come una soluzione alla disomogenea disponibilità dei posti di lavoro nella penisola. Questo contesto distrugge le speranze degli insegnanti, trasformando il diritto a spostarsi nel paese in un dovere vissuto con grande frustrazione.
La professione di insegnante deve essere riconosciuta come tale. La maggior parte dei laureati sceglie di non insegnare; al di là delle inclinazioni personali diventare docente non è conveniente: all’importanza del ruolo (formare i nuovi cittadini e i nuovi professionisti), alle prestazioni richieste e alle difficoltà non corrisponde una remunerazione adeguata. Questo problema si presenta in diverse discipline, soprattutto nella Matematica, dove molte cattedre rischiano di rimanere vacanti.
Un dato di fatto è che nell’ambiente scolastico sono presenti molti studenti difficili: questi non vedono alcuna utilità nell’andare a scuola e la considerano una perdita di tempo.
Noi studenti, attraverso esperienze di tutoraggio, siamo entrati in contatto con alcuni di questi, sottoposti in passato a provvedimenti disciplinari poiché molto irrequieti in classe. Essi ci hanno confidato di aspettare la fine dell’obbligo scolastico per poter lavorare. Spiegando loro l’importanza della scuola, proprio per trovare lavoro, uno di questi ci ha risposto dicendo che anche il fratello ha trovato un impiego senza finire gli studi, e che di conseguenza può fare così anche lui.
È vero: un ragazzo può trovare lavoro, ma abbandonando gli studi sarà meno tutelato degli altri. Il ragazzo potrebbe essere assunto per il semplice fatto di essere pagato meno: se un giorno questo chiederà più diritti, o un maggiore stipendio, questi gli verranno negati perché altri saranno disposti ad accettare condizioni peggiori delle sue. Gli abbiamo detto di pensarci, di provare a finire l’anno, di vedere se ne fosse valsa la pena.
Quello che ci chiediamo è perché questo discorso non sia stato fatto dagli insegnanti.
In quella classe i professori non riservavano molta attenzione ai singoli studenti perché avevano da “mandare avanti” la collettività. Si potrebbe ovviare a questo problema formando classi meno numerose: investendo in un numero maggiore di docenti sarà possibile ristabilire un clima confortevole e di dialogo. Oltre a ciò, è necessario ridurre la pressione dei professori sugli studenti, altissima soprattutto nei licei: ci sono molti contenuti da insegnare e gli alunni non hanno nemmeno il tempo di assimilarli facendo diventare loro questo sapere. Ciò che viene studiato resta allo studente per i giorni necessari a vedere verificate le proprie conoscenze, poi scivola via. In un clima del genere, dove i tempi sono strettissimi, lo studente deve sacrificarsi ancora di più.
L’ultimo argomento di cui abbiamo parlato è quello dell’Alternanza Scuola-lavoro, ulteriore novità della Buona scuola. E’ un ottimo progetto che dopo moltissimo tempo ha colmato un’assenza ingiusta nei licei. Noi liceali, esattamente come coloro che frequentano tecnici e professionali, ci inseriremo nel mondo del lavoro.
Nonostante questo progresso è necessario fare delle osservazioni. Un elemento urgente da risolvere è lo sfruttamento degli studenti da parte delle aziende, denunciato molte volte su diversi giornali. Altro elemento è la disponibilità delle scuole verso lo studente: alcuni istituti sono disponibili a collaborare assieme allo studente nella costruzione del percorso; altri, invece, sono l’esatto opposto. Inoltre, le ore non vengono distribuite in maniera omogenea in tutto l’anno scolastico, concentrandole nel periodo estivo.
Secondo molte analisi gli studenti italiani sono tra i più preparati al mondo. Ciò non deve essere una scusa per non migliorarsi ancora: la scuola è la culla dove un ragazzo impara l’amore per il mondo, per la lettura, la sete di sapere.
La scuola non deve essere un mero luogo dove si cerca di riempire i ragazzi con più cose possibili.
Attraverso questa lettera ci auguriamo che venga avviata una grande riforma che intervenga non solo nell’aspetto burocratico, ma anche in quello educativo.
La presente lettera, rielaborata da due studenti, Chiara Ciomei e Gabriele Frassi, è stata realizzata durante un interessante dibattito presso la Festa de L’Unità di Fucecchio.
Scuola: dibattito tra insegnanti, famiglie, studenti, amministratori. Scriviamo insieme una lettera al segretario!
Sulla scuola #avanti! Coordina l’assessore alla scuola, Emma Donnini.