
Il 15 luglio, con due mesi di preavviso, hanno ricevuto la lettera di licenziamento. Anche se, sul loro destino lavorativo, si stagliavano nuvoloni nerissimi già da mesi. Il riferimento è ai due dipendenti del centro di ricerca del Padule Enrico Zarri e Alessio Bartolini, che dal 15 settembre cesseranno il loro impiego nel centro di ricerca. Nel frattempo, a loro sostegno, si sono mossi partiti, forze politiche ed associazioni di vario tipo. E’ di oggi (3 luglio), infatti, la lettera del presidente regionale di Italia Nostra Leonardo Rombai, diretta al governatore Enrico Rossi, per chiedere a Rossi stesso di intervenire.
Ecco le parole di Rombai:« Per circa vent’anni, la gestione di questa riserva naturale ha rappresentato un caso positivo e anzi virtuoso ampiamente riconosciuto, sia per l’impostazione tecnico-scientifica degli interventi di miglioramento ambientale che sono stati effettuati, sia per l’elevata considerazione degli aspetti della cultura tradizionale locale. Per ragioni a me oscure e non comprensibili, la Regione Toscana non sembra affatto intenzionata a dare continuità a questa originale esperienza di buona gestione – sostanzialmente pubblica – di un bene comune di eccezionale valore». Rombai, poi, contesta l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni:« Tuttavia, se questa è una scelta dell’assessore competente, dal mio punto di vista non condivisibile, ma legittima, ciò che non è in alcun modo tollerabile, e che mi ha spinto a rivolgermi direttamente a lei, è il proposito assai preoccupante espresso pubblicamente proprio dall’Assessore Fratoni, ed ampiamente riportato dai mezzi di informazione, di volere effettuare una frammentazione gestionale di beni e strutture: beni e strutture che non possono essere separate in quanto funzionali alla corretta gestione dell’area protetta. Mi auguro che lei voglia verificare e riconsiderare una scelta così irrazionale e preoccupante, che fa pensare più ad una volontà di smantellamento dell’area protetta (con spartizione dei suoi beni) piuttosto che ad una sua gestione efficiente. Al contrario, mi auguro che l’amministrazione che lei rappresenta voglia farsi carico del sostegno economico di un settore strategico come quello della biodiversità e delle aree protette, a cominciare proprio dalle realtà che si sono dimostrate più virtuose come la riserva naturale del Padule di Fucecchio». Al momento – oltre alle associazioni – nel cda del centro rimangono sei Comuni: Fucecchio, Monsummano, Pieve a Nievole, Cerreto Guidi (i cosiddetti “rivieraschi”), Buggiano e Montecatini. Mentre Larciano, Ponte Buggianese, Lamporecchio, Vinci ed Altopascio sono usciti negli anni. Per i due dipendenti storici si profila un destino lavorativo non facile, perchè nel frattempo da due anni hanno già subito il dimezzamento del monte ore, con ripercussioni sullo stipendio. Si era parlato di farli diventare collaboratori esterni, un’azione che però pare difficilmente realizzabile. Da almeno due anni il centro si barcamena per non affogare nella mancanza di risorse, che poi non sarebbero nemmeno esagerate. Per un anno – con l’attuale monte ore – basterebbero 58.000 euro, di cui 18.000 sono di spese fisse. Il centro è andato avanti grazie a bandi, progetti e sponsorizzazioni private, vista la penuria di contributi pubblici, pur sapendo che non era possibile andare avanti così all’infinito. E infatti dal 16 settembre – se non cambia niente – il centro non avrà più personale. Rombai si è appellato a Rossi ma il tempo scorre inesorabile, con quei due posti di lavoro sempre più destinati a sparire. E con un centro il cui destino diventa un punto interrogativo in grassetto.
Marco Sabia