“Tutto il percorso è stato fatto volutamente alla luce del sole, fin da quando è stato acquistato il terreno. Poi l’abuso c’è stato e ne avrei fatto volentieri a meno: non capisco quale vantaggio ne avrei avuto e quale danno avrei arrecato alla collettività”. Parola dell’assessore Gianluca Bertini, intervenuto nel consiglio comunale di oggi (18 luglio) al termine di una lunga discussione sull’ormai nota vicenda che vede coinvolta la Bertini Pallets Group, di cui l’assessore è legale rappresentante. Un tema che ha subito acceso il consiglio comunale, con le opposizioni compatte nel sollevare un problema di “conflitto d’interessi” e di “opportunità politica”. Questioni che hanno portato alla presentazione di una mozione di sfiducia da parte di Francesco Lupi (Articolo1 – Mdp) e condivisa da tutte le altre minoranze. Compatta, invece, la difesa da parte della maggioranza e soprattutto da parte del sindaco Vittorio Gabbanini, influenzato ma comunque presente in consiglio “per non dare adito a strumentalizzazioni”.
Bertini: “Sono abituato ad assumersi ogni responsabilità”
“Ringrazio tutti per la stima che è stata espressa a livello personale – ha esordito Bertini prendendo la parola dopo aver ascoltato le parole del sindaco e dei vari capigruppo -. Fin dall’inizio del mio primo mandato ho esercitato questo doppio ruolo, imprenditoriale e politico: tuttavia, o si dice che un imprenditore non può fare l’assessore, oppure si accetta che pur avendo maggiori responsabilità legate al proprio incarico si viene a creare questo intreccio. Fin da quando la società ha acquistato il terreno nel 2012 tutti i passaggi, volutamente, sono stati fatti con il nome della società e alla luce del sole. Questo percorso è lo stesso che ha avuto tutta la zona artigianale di San Miniato Basso. E ritengo anche dal punto di vista politico che un’amministrazione debba andare incontro ad azienda che vuole accrescere la propria attività”.
“La trasparenza c’è stata – ha aggiunto Bertini rivolgendosi in primis a Laura Cavallini (che aveva presentato l’interpellanza) ma se davvero c’è stato un conflitto d’interesse mi dispiace che chi era presente all’epoca non l’ha fatto notare. Tutti sapevano che quel terreno era stato acquistato e cosa ci sarebbe stato fatto. Non è un intervento speculativo, ma funzionale alle attività dell’azienda. È stato fatto un abuso formale, ma ovviamente l’avrei evitato volentieri. È inutile dire che il professionista si è assunto la responsabilità, perché il legale rappresentante sono io e mi assumo la responsabilità di tutto quello che fa l’azienda. Io sono abituato a metterci la faccia e ad assumermi la responsabilità”.
L’assessore ha anche precisato che la violazione ha riguardato solo la costruzione del fabbricato: quando sono iniziati i primi lavori in autunno, infatti, l’intervento era relativo alla realizzazione del piazzale, per il quale la Bertini Pallets aveva già il relativo permesso a costruire. “L’autorizzazione per il piazzare era stata rilasciata. Per il resto la documentazione era stata presentata a dicembre. Dopodiché c’è stata la sanatoria: la velocità è stata dettata dal fatto che una volta asseverata la situazione si è preferito sanare l’irregolarità per andare avanti con i lavori il più rapidamente possibile. Alla fine non mi pare di aver fatto un indebito arricchimento, non so quali vantaggi avrei avuto e non penso di aver fatto un danno alla collettività. Un’azienda che ha bisogno di accrescere la propria attività, ditemi voi quale percorso avrebbe dovuto avere”.
Gabbanini: “Questa giunta ha le mani pulite”
Quanto accaduto, secondo il sindaco Vittorio Gabbanini, servirà all’assessore “come insegnamento, forte dell’onestà e della correttezza che l’ha sempre contraddistinto”, ma non ci sono secondo il primo cittadino i presupposti per chiedere la revoca delle deleghe a Bertini. Il primo cittadino, infatti, rispondendo all’interpellanza di Laura Cavallini, ha ripercorso le tappe della vicenda fin dal 2012, fin da quando fu avviato il percorso per il nuovo regolamento urbanistico. Secondo le minoranze, infatti, il cambio di destinazione d’uso, avvenuto dopo che il terreno era stato acquistato dalla Bertini Pallets ad un’asta pubblica, si configurerebbe come presupposto per il “conflitto d’interessi”.
“Con il regolamento urbanistico, approvato nell’agosto 2015 – ha spiegato Gabbanini – la destinazione d’uso è diventata in parte a connessione naturalistica e in parte come area di completamento a destinazione produttiva. Al momento dell’adozione del regolamento, nel marzo 2014, l’area risultava già di proprietà della Bertini Pallest. Tale regolamento nasce da un processo di di formazione partecipato: già nel 2012 erano stati formulati gli indirizzi, mentre nel dicembre erano stati resi noti gli indirizzi con invito alla manifestazione di interesse, al quale Bertini Pallest Group ha partecipato insieme ad oltre 200 manifestazioni pervenute. Tutte le proposte sono state valutate sul piano tecnico, e tutte quelle in linea con gli indirizzi fissati hanno contribuito all’avvio del procedimento. Nei successivi 60 giorni sono stati acquisiti i pareri dei vari enti. Le nuove linee sono stati presentate dal gennaio 2013 nelle Consulte e in un incontro con i professionisti al Bastione. In base a tutto questo i tecnici hanno predisposto la bozza del regolamento urbanistico e del documento Vas, poi presentata nel 2014 in un’altra serie di incontri. È stato quindi un processo decisionale partecipato e trasparente, come mai non si era visto prima”.
In merito al permesso in sanatoria, invece, Gabbanini ha ricordato che “le attestazioni di conformità in sanatoria sono stabiliti in 60 giorni dalla data di presentazione dell’istanza. Come tutti i procedimenti di natura edilizia, l’istruttoria ha una durata variabile in base alla completezza della documentazione. Nel caso specifico, la richiesta di permesso a costruire è pervenuta il 3 dicembre 2016 e se il 7 marzo 2017 non era stato ancora rilasciato ciò è dipeso dalla mancanza dei documenti richiesti da parte del progettista. Dopo l’accertamento, il 9 marzo l’Ufficio tecnico ha prontamente ordinato lo stop ai lavori. La richiesta del permesso in sanatoria è stata presentato il 14 con tutti i documenti, così che il dirigente non ha avuto difficoltà a rilasciare il relativo permesso”.
In tutto l’azienda ha dovuto sostenere una spesa di 15mila euro, pari a 1500 euro più la relativa oblazione. “Tale sanzione è configurabile come abuso formale e non sostanziale – ha sottolineato Gabbanini -: vale a dire che le opere sono iniziate prima del permesso ma che sono conformi a livello urbanistico. In caso contrario il manufatto non poteva essere sanato. Con questo non si vuole minimizzare l’accaduto, ma mi preme sottolineare che nessun atto di favore è stato fatto per l’assessore Bertini, né prima né dopo. L’abuso edilizio, del resto, è stato individuato dalla stessa amministrazione comunale e non da altri: gli uffici competenti sono intervenuti con tempestività e rigore, senza alcun riguardo nei confronti del committente e dell’impresa costruttrice. Dunque non sembrano ravvisarsi particolari trattamenti di favore”.
Ferma, quindi, la posizione del sindaco rispetto alla richiesta di revocare le deleghe. “Se non avessi avuto fiducia nell’assessore l’avrei mandato via il giorno dopo. L’assessore Bertini gode ampiamente della fiducia: perché ce n’è tanti che si sciacquando la bocca con la parola onestà, ma lui è una persona veramente onesta. Gli errori quando si commettono si pagano, e chi riveste cariche pubbliche li paga ancora di più, anche per la visibilità della vicenda e la conseguente strumentalizzazione politica che ne scaturisce. L’assessore Bertini ha pagato giustamente la sanzione e in questi giorni sta pagando oltre misura a livello di visibilità. Il verbale è stato fatto dalla polizia municipale in forza al nostro comune, a dimostrazione che i controlli capillare si svolgono in maniera indipendente dai soggetti coinvolti”.
Posizione ribadita con tono deciso prima del voto sulla mozione di sfiducia: “Questa giunta ha le mani pulite. E ora vediamo chi alza la mano”.
Cavallini: “E’ evidente che il conflitto d’interessi c’è”
“Sia nella mia prima interpellanza sia oggi – ho sottolineato Laura Cavallini – non ho mai messo in discussione l’assessore Bertini come persona. Il mio è stato un discorso di opportunità politica e di buon senso. Le persone possono sbagliare, e purtroppo se la persona è un assessore le conseguenze sono diverse da quelle del singolo cittadino. Tutto quello che il sindaco ha letto sono i passaggi che anch’io avevo riportato, perché la questione parte dal 2012, dal momento in cui la società acquistò un terreno. Lo stesso assessore ha spiegato che in quella data lui cercava un terreno per la sua azienda, e lo trovò in un’asta pubblica dalla Asl. Però all’epoca il terreno non aveva quella destinazione: acquistò un terreno per farci un’attività che all’epoca non era contemplata. Se leggiamo la definizione di conflitto d’interesse, sfido chiunque di voi a dimostrarmi che questo conflitto non c’è. Per legge occorre un permesso a costruire, e se uno lo fa deve fare la richiesta di permesso in sanatoria, pagando un’oblazione che serve a coprire il reato penale che la persona commette. Però questo è un atto in cui un assessore non deve incorrere. Altrimenti è come dire di non rispettare le regola, perché basta avere i soldi per pagare l’oblazione. Da questo punto di vista la risposta del sindaco non mi soddisfa. La trasparenza deve essere in tutte le fasi del processo, e questa trasparenza non c’è stata”.
Niccoli: “Un insediamento produttivo in un’area di pregio”
“C’è massima stima nell’operato dell’assessore – ha sostenuto Alessandro Niccoli (San Miniato Possibile) -. C’è indubbiamente un conflitto d’interessi, che danneggia l’immagine e l’operato del Comune di San Miniato. È stato comprato un terreno inserito in un contesto di pregio. I pochi spazi verdi che rimangono vengono destinati all’attività imprenditoriale, in favore di una persona che ricopre un incarico in Comune. La cosa è evidente: pertanto ragioni di opportunità politica dovrebbero indurre la giunta a prendere le opportune decisioni, quando in passato altri assessori altrettanto bravi sono stati mandati via senza una plausibile spiegazione”.
Corsi: “Mi chiedo se l’assessore poteva non sapere”
“Francamente mi trovo in difficoltà stasera – ha detto Carlo Corsi (Forza Italia) – perché conosco l’assessore Bertini fin da quando abbiamo iniziato l’attività in consiglio nel 2004. Conosco la persona e so come lavora, però qui mi trovo a confrontarmi con l’assessore Bertini. Il mio è il primo partito che ha portato molti imprenditori a fare politica, e su questo terreno abbiamo subito attacchi di ogni tipo, anche in consiglio comunale. Credo che Berlusconi sia l’esempio di quello che può succedere ad un imprenditore in politica. La vicenda è chiara: nel 2012 è stato acquistato un terreno che aveva un’altra destinazione e nella stessa legislatura è stato cambiato. Poteva essere fatto ad un altro cittadino? Certo, ma è stato fatto al terreno dell’assessore. E sull’abuso mi chiedo se l’assessore Bertini poteva non sapere. Come si fa a difendere una situazione del genere?”.
Benevenuti: “La figura di un amministratore non può essere la stessa di un cittadino”
“Niente contro la persona – ha affermato Chiara Benvenuti del movimento Cinque Stele – ma la figura di un amministratore non può essere la stessa di un cittadino. Entrando nel merito, io vedo che nell’ottobre-novembre 2016 l’azienda fa la prima gettata, chiedendo poi il permesso a costruire nel dicembre 2016, quindi il primo lavoro viene fatto quando neanche era stato chiesto il permesso. Io per casi analoghi ho visto bloccare i lavori. Poi so che i permessi in sanatoria richiedono 6 mesi. Inoltre, quando sono arrivata in consiglio, durante l’iter di approvazione del nuovo regolamento urbanistico non ho mai visto la manifestazione di interesse della Bertini Pallets”.
La mozione di sfiducia
A sorpresa, invece, il consigliere Francesco Lupi di Articolo1 – Mdp ha presentato una mozione di sfiducia, condivisa da tutti i gruppi di opposizione, nella quale si chiedeva al sindaco di ritirare le deleghe a Bertini e di rinunciare alla delega all’urbanistica. Mozione votata dai 5 capigruppo di minoranza ma respinta dalla maggioranza. “Se facciamo passare il messaggio che l’abuso è formale e non sostanziale, oltretutto compiuto da un amministratore pubblico – ha detto Lupi – è come dire che se ne può uscire con il pagamento di una sanzione e di un’oblazione. Chi si trova ad amministrare la cosa pubblica ha doveri superiori a quelli di altri cittadini”.
I consiglieri Pd: “Solo una battaglia politica. La fiducia nell’assessore non viene meno”
“Ritengo che questa vicenda la si debba affrontare nel merito – ha ribattuto il segretario Pd Simone Giglioli – perché veniva usata a mo’ di clava contro l’assessore in quanto avversario politico. L’abuso c’è stato e da questo abuso l’assessore non ne ha ricavato alcun vantaggio e alcun arricchimento. Qualcuno mi deve spiegare che vantaggio abbia avuto dall’aver iniziato prima i lavori. L’assessore ha sbagliato, ma il rapporto di fiducia non viene meno. Io capisco le battaglie politiche, ma non create castelli in aria costruiti sul niente perché poi vengono giù”. “Cerchiamo di non negare la possibilità di fare politica da parte di soggetti che hanno altre attività – ha aggiunto il capogruppo Alessio Spadoni – altrimenti nessuno di noi può sedersi su questi banchi, perché tutti noi facciamo altro. Sono state dette anche alcune cose sbagliate, perché la realizzazione del piazzale, in realtà, era stato regolarmente autorizzato. È il secondo permesso quello che mancava, quello relativo alla costruzione del fabbricato”.
Giacomo Pelfer