


La conceria italiana è viva e, soprattutto, vitale con 1200 aziende molto diverse per dimensioni e vocazioni operative. E i distretti rimangono la reale forza del comparto. Con pochi giovani, che rappresentano non più del 13%. È quanto ha detto, nella sua relazione, il presidente dell’Unione Nazionale Industria Conciaria Gianni Russo.
Le pelli prodotte nel comprensorio del cuoio e, più in generale, in Italia, sono esportate in tutto il mondo, in un contesto di svantaggio concorrenziale. Il sistema Paese, infatti, soffre di scarsa competitività: al primo posto nel mondo per il valore di produzione, al quarto posto per volume, al primo posto per valore dell’export, che nel 2016 ha raggiunto il 3,8 miliardi di euro, oltre il 76% del fatturato, con 114 Paesi di destinazioni, mentre sono 119 quelli da cui trarre approvvigionamento.
Sotto il profilo dei dati economico, il settore ha archiviato un 2016 complessivamente poco brillante. La congiuntura è stata debole sul piano globale, l’export ha perso il 5%, soprattutto a causa del rallentamento cinese. Hanno ceduto le produzioni conciarie destinate alla moda (pelletteria -7%), sono aumentate quelle all’imbottito, soprattutto per interni auto (+8%), con l’arredamento che finalmente interrompe una caduta che continuava da più di dieci anni. L’annata ha comunque prodotto risultati sostanzialmente stabili in Toscana. I primi mesi del 2017 lasciano sperare in una velata ripresa, seppure differenziata tra segmenti di destinazione. Quasi il 90% delle maestranze ha un contratto a tempo indeterminato e il settore è caratterizzato per un alto tasso di fidelizzazione. Nonostante gli ultimi anni di recessione generalizzata, l’occupazione del settore ha mostrato una generale stabilità.
L’annuale assemblea dell’Unic che si è tenuta martedì scorso a Piazza Affari, nella sede di Borsa Italiana a Milano e ha visto la presenza dei sindaci di Fucecchio Alessio Spinelli e di San Miniato Vittorio Gabbanini, insieme ad altri sindaci del distretto industriale di Santa Croce sull’Arno e di rappresentanti della Regione Toscana, come il presidente del consiglio Eugenio Giani. A rappresentare uno dei distretti industriali più importanti d’Europa e trainante nel settore con le sue 600 aziende (tra concerie e conto terzi) che realizzano attraverso 6 mila addetti circa il 30% della produzione nazionale.
“I dati emersi dall’assemblea di ieri ci dicono – ha commentato Spinelli – che il settore conciario gode di buona salute e che nonostante il blocco della Russia, il calo della Cina, il terrorismo e il conseguente calo di presenze turistiche nelle capitali europee, nel 2016 la riduzione dei volumi produttivi è stata di appena l’1,7% su scala nazionale dovuto soprattutto al –5% dell’export (crescono però le esportazioni negli Stai Uniti con un +12%). Il distretto industriale di Santa Croce sull’Arno, nel quale sono inserite anche le aziende di Fucecchio, tra quelli nazionali però è uno dei più attivi e non ha sopportato l’urto della crisi meglio di altri (cali più marcati ci sono stati in Lombardia e Campania). Ricordiamo che nel comprensorio del cuoio le esportazioni rappresentano circa il 70% del fatturato e sono indirizzate prevalentemente al mercato europeo a quello asiatico e nord americano ma grazie alla vocazione all’innovazione le nostre aziende progrediscono sul mercato adeguandosi al nuovo che avanzava per soddisfare la richiesta di eleganza ed esclusività che da sempre contraddistinguono i prodotti del nostro distretto. Anche le recenti misure varate dal Governo per dare nuovo un nuovo impulso agli investimenti, come il super ammortamento o il credito di imposta, rappresentano un buon punto di partenza per contenere la pressione fiscale sulle aziende che investono in ricerca e sviluppo”.
Passando al tema dell’occupazione anche nell’assemblea di ieri a Milano è emerso che il numero degli addetti del settore negli ultimi anni, anche in quelli della recessione, ha mostrato una generale stabilità e che quasi il 90% dei lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato.
Semmai una delle più marcate criticità nel settore conciario è quella della presenza di giovani nel processo produttivo che, a livello nazionale, rappresentano appena il 13% del totale. E questa situazione si è oramai stabilizzata nonostante il grande lavoro che viene fatto anche dalle associazioni di categoria nell’ambito di collaborazione con le scuole e alla legge 107 del 2015 che ha reso obbligatoria l’alternanza scuola – lavoro.
“Anche come Comune di Fucecchio – ha ricordato Spinelli – abbiamo fatto molto in questo senso, invitando le scuole superiori a dar vita a corsi di studi vicini ai comporti produttivi della nostra zona e sostenendo l’impegno dell’Associazione Conciatori nel cercare di avvicinare gli studenti al mondo della conceria attraverso concorsi e iniziative che mettano in luce l’importanza di questo settore nel mondo della moda”.
Un aspetto che poi il sindaco Spinelli ha sottolineato è quello dell’indotto. Nel distretto del cuoio infatti nel corso degli anni alle aziende conciarie e calzaturiere si sono affiancate attività collegate direttamente o indirettamente ad esse che hanno dato origine ad un’altra importante fetta di occupazione e che riguardano prodotti chimici, macchine per conceria, servizi, manifatture dell’abbigliamento, della pelletteria e delle calzature.
“Alcune di queste attività – ha ricordato il sindaco – rappresentano realtà importanti nel contesto nazionale: il settore delle macchine per conceria, con aziende molto importanti che si trovano anche sul territorio comunale, rappresenta il 30% della produzione nazionale”.