Donati lascia AssoConciatori: il bilancio di 22 anni

30 maggio 2017 | 14:54
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Donati lascia AssoConciatori: il bilancio di 22 anni
Donati lascia AssoConciatori: il bilancio di 22 anni
Donati lascia AssoConciatori: il bilancio di 22 anni

Annuale raduno dei conciatori, a Santa Croce, per la relazione del presidente Franco Donati nella nuova sede dell’Associazione annessa al Poteco. Una relazione diversa dal solito quella di quest’anno, che arriva al termine dei tre anni di presidenza di Donati, segnando anche la conclusione di ben 22 anni nella dirigenza dell’associazione. 

La cose rimaste “in sospeso”
Una relazione che per certi versi ha anche il sapore di un commiato. Un bilancio lungo e non privo di digressioni. Poi a sorpresa annuncia implicitamente il suo avvicendamento con un nuovo presidente a cui, come testamento, sembra voler lasciare il compito di riuscire a fare un’unica associazione conciatori con la sponda sud dell’Arno. “Ci sono un paio di cose che non sono andate bene – dice Donati alla fine della sua relazione – siamo usciti dall’Unione industriale di Pisa perché non fanno filiera con noi. Quindi o facciamo per conto nostro o ci avviciniamo a quella di Firenze che è più affine alla nostra filiera”. Poi Donati entra nel vivo del problema dicendo: “Tra le due sponde dell’Arno siamo sempre rimasti divisi: mi auguro che il nuovo presidente ci riesca (a unire le due associazioni ndr). Nell’ultimo consiglio abbiamo superato alcune divergenze su Poteco”.

La situazione del mercato
Per il resto la relazione di Donati ha ripercorso 22 anni di storia imprenditoriale del comprensorio. “Il mondo del lusso – dice Donati – ha bisogno di una certa tranquillità, perché risente della situazione internazionale. Noi come distretto siamo riusciti a restare a galla. Sono diminuite le aziende, circa 100 meno, però l’acqua che arriva al depuratore è rimasta stabile, quindi il fatturato è aumentato. Sono i nostri clienti che cambiano perché non hanno più le sicurezze di un tempo, quindi si stanno reinventando. Hanno abbandonato la fascia di un tempo e si sono posizionati in una fascia troppo alta, dove la torta anche per noi è necessariamente più piccola. Per tutti l’obiettivo è abbassare i ricarichi per restare competitivi, e noi ne siamo stati le vittime. Hanno provato a risparmiare sulla pelle per aumentare i ricavi, ma si sono resi conto che il marchio da solo non basta, ci vuole anche la qualità”. 

La scelta della depurazione
Da qui l’elenco delle tante cose fatte nel tempo assieme all’amico e collega Alessandro Francioni: “Ventidue anni fa fummo eletti per la prima volta nell’associazione – ha aggiunto Donatio – la prima avventura che abbiamo fatto, dopo aver parlato con Vannino Chiti in Regione, ci siamo occupati del problema degli scarichi e delle maleodoranze. All’epoca facevamo 30 camion di fanghi e tutti ci conoscevano per i puzzi. Facevamo 45 chili di fango per metro cubo, ora ne facciamo a 10. Se fossimo andati avanti in quel modo avremo alzato la Toscana di un metro per 25mila metri quadrati, e avremmo buttato via 20 milioni di euro l’anno. Eppure, quando decidemmo di puntare sul biologico, la maggior parte dei conciatori era contraria: tutti dicevano di aspettare perché non era il momento. Abbiamo fatto una forzatura, è vero, ma oggi tutti i conciatori dicono di essere “padri” del biologico.

Le fognature
Poi, sempre sul depuratore, abbiamo cercato di uscire dalle problematiche sia della legge Galli sia delle fognature. La grande partita è stata quella di comprare le fognature: in questo modo il depuratore è diventato il terminale virtuale di tutte le concerie. Oggi, infatti, se un’azienda vuole cambiare il tipo di produzione non deve più andare da Arpat ma viene al depuratore. Con i conti dell’altro anno, se l’acqua di Ponte a Egola l’avessimo depurata noi avrebbero risparmiato circa 2 milioni. Ora hanno un po’ abbassato le tariffe, però se facessimo l’unione il risparmio sarebbe ancora maggiore, per tutti. I conciatori di Arzignano stanno cercando di venire a lavorare a Santa Croce, cercano terreni e concerie da rilanciare. Vengono via da Arzignano perché col depuratore hanno gli stessi problemi che avevano noi 22 anni fa: il loro impianto è sotto quotato rispetto alle necessità reale ed è di proprietà pubblica. Noi siamo stati lungimiranti e ora i risultati stanno arrivando”.

L’economia circlolare del distretto
Proprio per cercare di abbassare i costi e chiudere il cilo di produzione, l’Associazione ha portato avanti in questi anni la nascita di Ecoespanso, Sgs e Recupero Cromo che si sono affiancate ad Aquarno: “Oggi – ha ricordato Donati – di 4 società ne abbiamo fatta una sola. Con il progetto Tubone, invece, la Regione ci ha considerato come interlocutore per risolvere i problemi di depurazione. In questo modo una parte dell’acqua sarà riutilizzata in conceria: le prove dimostrano che quest’acqua è migliore di quella da falda. Non possiamo più aspettare, perché il clima sta cambiando. Quindi con l’accordo di programma restituiremo acqua al territorio e chiuderemo il ciclo”.

Scuola e formazione
Inevitabile, ovviamente, un riferimento alla nuova struttura che da alcuni mesi ospita il Polo tecnologico conciario e la stessa sede di Assoconciatori: “Con i soldi risparmiati dalla depurazione – ha detto il presidente uscente – abbiamo investito per fare il Poteco. Molti di noi da giovani sono0 stati costretti a fare la scuola a Torino, così cominciammo a pensare di fare una scuola e di creare dei lavoratori e una conceria sperimentale: da lì è nata l’idea di un polo tecnologico. Avevano bisogno di un istituto tecnico, abbiamo avuto la fortuna di trovare un dirigente in gamba al Cattaneo. Quando siamo partiti avevano 8-10 ragazzi, facevano fatica a coinvolgere i ragazzi. Da lì nacque l’idea di Amici per la Pelle, portando i ragazzi a vedere le concerie. Poi col Cattaneo abbiamo fatto anche il professionale: quest’anno dovrebbero uscire 100 ragazzi tra professionali e industriali. A questo abbiamo aggiunto la formazione al Poteco, e i risultati si vedono anche nel calo degli incidenti sul lavoro.  Si è visto poi che ci mancavano le figure più formate, di livello universitario: con le lauree brevi legate ai distretti nacquero 9 corsi universitari. Di questi ne è rimasti due, e sono entrambi nostri: chimica e ingegneria chimica. I primi anni, quando all’Università di Pisa dicevano che tutti i laureati dei nostri corsi trovavano lavoro non ci credevano. Nel distretto bisogna stare tutti insieme e ognuno mette una parte. Quando vengono ospiti dall’India e dalla Cina ci chiedono subito chi è che comanda nel distretto. Ma nel distretto non comanda nessuno. E questo è il nostro segreto”.

Il costo dell’acqua e la nuova certificazione
Donati lancia anche una stoccata alla Regione, in merito alla nuova legge sugli emungimenti da falda che ha pesantemente penalizzato la maggior parte delle concerie: “La Regione ha fatto una legge, chiamando solo Confindustria Toscana, in base alla quale chi consuma poca acqua spende di più. È una legge fatta ad hoc per i vivaisti pistoiesi – ha detto Donati -. Oggi si parla tanto di energia circolare, noi l’abbiamo pensata 20 anni fa. I tre quarti della pelle che arriva nel distretto sono scarti, vengono trattati da Sgs, metre con Ecoespanso si recuperano i fanghi per l’edilizia: anche alcune delle nuove autostrade e ponti sono fatti con i nostri prodotti. Ora crediamo molto nella certificazione, le firme la apprezzano, anche perché la nostra certificazione non è cartacea, ma è qualcosa che cambia nel tempo. Ci stiamo muovendo anche con Unic perché dopo anni negativi si sta cercando di vedere cosa fare insieme e di dividerci i lavori. Con la nuova presidenza e il nuovo consiglio vogliamo chiudere alcuni malintesi e collaborare insieme”.

Giacomo Pelfer