





Il dolore raccolto di un’intera frazione e di un intero “popolo”, quello della tifoseria viola, che oggi pomeriggio si è ritrovato a Orentano per l’ultimo saluto a Marco Ficini, il 39enne tifosissimo della Fiorentina, investito e ucciso fuori dallo stadio di Lisbona la sera del 21 aprile.
Un mondo, quello del tifo viola, al quale Marco era legato da sempre, come fosse il segno del rapporto indissolubile con la sua regione d’origine, “nonostante fosse mezzo toscano, mezzo romano e infine cittadino del mondo” ha detto padre Gaetano, arrivato dalla parrocchia di Roma dove Marco era cresciuto fin da piccolo. Ed è proprio a quel legame che la società viola ha voluto rendere omaggio, portando al funerale anche “il capitano” Giancarlo Antognoni e il direttore sportivo Pantaleo Corvino, schierati a fianco dell’altare insieme ad una bandiera viola listata a lutto. Con loro c’era anche un rappresentante dello staff dirigenziale dello Sporting Lisbona, la squadra della capitale portoghese che Marco era andato a sostenere quella sera, insieme al giovane centrocampista Tomas Reimao, ex Sporting, passato nel 2016 alla Primavera della Fiorentina. Le sue lacrime si confondono con quelle dai tanti amici e compagni di tifoseria: “Perché lui conosceva personalmente Marco – ci spiega Antognoni al termine della cerimonia -: si conoscevano dai tempi in cui giocava a Lisbona attraverso il contatto con alcuni tifosi. Da parte nostra, essere presenti qui oggi era il minimo che potessimo fare”.
Tanti, del resto, gli amici e i compagni di tifo arrivati da Firenze e da altre città toscane per salutare Marco, assiepati dentro e fuori la chiesa con le sciarpe viola al collo. Un dolore composto, che si lascia andare ad una commozione collettiva dopo l’intervento del sindaco Gabriele Toti. Un intervento spontaneo, con la voce strozzata di chi conosceva Marco e ci era cresciuto assieme fin da piccolo, nelle estati in cui tornava nel suo paese (come tanti altri orentanesi emigrati a Roma), riformando quel gruppo di ragazzi un tempo bambini e poi divenuti adulti. “Voglio ringraziare i tifosi della Fiorentina – ha detto Toti dall’altare -. Il colore viola, oggi, è il simbolo di tutto il calcio e di un’intera comunità che sa essere partecipe e solidale nel dolore. Allo stesso modo ringrazio la società che, con la sua presenza, credo abbia fatto un grande regalo a Marco e ai suoi familiari”.
Grande la commozione fuori e dentro la chiesa, con un lungo e ripetuto applauso che ha accompagnato la bara all’uscita dalla chiesa. “Marco era stato in tanti posti – ha ricordato padre Gaetano –, apparteneva a quella generazione trolley di cui fanno parte tanti dei nostri giovani: dalla Toscana a Roma, così come a Milano e in Inghilterra dove aveva vissuto, Marco si faceva ovunque notare e voler bene da tutti”. Una vita in giro per il mondo ma portando sempre dentro l’identità e l’appartenenza al popolo viola, come ha sottolineato lo stesso padre Gaetano ricordando gli anni del fallimento della Fiorentina e del campionato in C2. “All’epoca qualche volta ci prendevamo anche in giro – ha ricordato – e Marco mi raccontava delle trasferte in piccole località del centro Italia, con uno spirito e una genuinità autentica. Ecco, noi siamo proprio così: siamo quelli dei campi piccoli, arrivati a giocare nei campi grandi, ma sempre con la stessa genuinità di allora”.
Giacomo Pelfer