



Antichissima e sentita la venerazione della Beata Diana Giuntini a Santa Maria a Monte, che come ogni anno si chiude coi festeggiamenti della Pasqua con una liturgia divenuta ormai tradizionale. Questo vuole ricordare l’associazione Storie Locali nel suo ultimo intervento, ricordando i noti “botti” della Beata Diana, che chiudono le celebrazioni dei giorni scorsi, che hanno avuto il loro culmine con la Processione delle Paniere.
Il mercoledì dopo Pasqua a Santa Maria a Monte è festa. Intorno a mezzogiorno nella Collegiata San Giovanni Evangelista viene coperta la Beata Diana. Una cerimonia toccante per noi santamariammontesi, con Santa Messa in parte in latino e poi il Te Deum. In questa occasione non possiamo fare a meno di ricordare Don Mannari, il quale amava questa cerimonia, le lacrime agli occhi erano la prova della sua venerazione verso la Beata Diana. Per Don Mannari era qualcosa di speciale, di devozione illimitata. Siamo contenti che questo grande prete ci abbia trasmesso questa tradizione e questa grande emozione che ogni anno ci coinvolge.
Stamattina la chiesa era piena, tanta gente che di rado la vediamo, ma per la chiusura della Beata Diana è impossibile rimanere a casa. La cerimonia, presieduta da don Idilio Lazzeri, ha visto il proposto don Bruno Meini, don Marco Billeri, i diaconi ed chierichetti contornare l’altare maggiore. L’omelia di Don Idilio ha toccato i punti essenziali della venerazione della Beata Diana, inoltre ricordando come in quella chiesa sia stato battezzato il 17 gennaio del 1931 egli stesso, quindi a lui molto cara. A mezzogiorno le classiche botte e il suono della campanella ha chiuso la nostra patrona, di seguito il canto a lei dedicato tratto dalla poesia di Giosuè Carducci “Ode alla Beata Diana Giuntini”, scritta quando il poeta viveva a Santa Maria a Monte in via Renaio e insegnava al ginnasio di San Miniato.