
Piano antenne al via a Montopoli, anche in consiglio, dopo il lungo iter che lo ha preparato, gli studi in parte mutuati dalla legislatura precedente, ma soprattutto le annose pressioni della popolazione, in particolare di alcune frazioni come San Romano. Luogo, com’è noto, dove la questione dell’inquinamento elettromagnetico è da sempre quanto mai sensibile, a seguito anche delle tante paure, mai scientificamente provate, che negli anni si sono accompagnate a vari casi di leucemia riscontrati nella frazione.
Fatto sta che un regolamento, da ieri, c’è. E’ infatti passato in consiglio comunale l’adozione del Programma Comunale degli Impianti di Radiocomunicazione, corredato dal rapporto ambientale ad esso collegato. Di fatto il penultimo passo prima dell’ultimo, definitivo, passaggio in consiglio, dopo i 60 giorni canonici previsti per le eventuali osservazioni al piano da parte dei cittadini. “Non li faremo passare in silenzio, anzi, abbiamo intenzione di presentare il piano in tutte le sue parti alla popolazione. Prevediamo almeno 5 incontri pubblici, per capoluogo e frazioni – spiega l’assessore Alessandro Varallo, delegato all’ambiente. – Il piano è la migliore arma che abbiamo per imporre una regola a questo genere di tecnologie, in modo da salvaguardare necessità dei cittadini e sostenibilità“.
La situazione odierna
“Al momento – spiega l’assessore – sul territorio comunale sono presenti in tutto 8 antenne legate alla telefonia, quasi tutte sistemate, con l’eccezione di Casteldelbosco, su terreni privati. In ogni caso tutte le apparecchiature sono situate in luoghi che gli studi che abbiamo commissionato a terzi hanno valutato come idonei. Le distanze da case e luoghi sensibili sono corrette, come anche le emissioni, ben al di sotto dei limiti fissati per legge dalle normative regionali e nazionali”.
I criteri
“I criteri adottati viaggiano su due binari – continua Varallo. – Il piano prevede innanzitutto che siano salvaguardati i luoghi sensibili secondo le direttive delle leggi in vigore. Come comune, poi, abbiamo fatto anche le nostre valutazioni. Le antenne dovranno sempre rispettare una distanza di sicurezza di almeno 200 metri da tutta una serie di luoghi sensibili: scuole, edifici pubblici, case di cura e comunque strutture che ospitino soggetti sensibili per fasce orarie ampie. Quando poi le antenne ospiteranno ripetitori radiotelevisivi la distanza sarà più ampia, di almeno 1 chilometro. Vi saranno poi vincoli paesaggistici, atti a non deturpare luoghi di particolare interesse storico e ambientale. Tanto per citare alcuni esempi, vincoli sono stati previsti per il Capoluogo, per l’area di Varramista e per San Romano, luogo ritratto da Paolo Uccello nel celeberrimo trittico sulla Battaglia. Inoltre abbiamo chiesto espressamente che venissero privilegiate le aree pubbliche rispetto a quelle private, in modo da privilegiare il ruolo delle istituzioni nella loro necessaria opera di controllo e monitoraggio, ma al tempo stesso fare in modo che gli introiti degli affitti vadano a beneficio della collettività. Proprio i controlli sono al centro delle nostre maggiori preoccupazioni, oltre a quelli già previsti dalle leggi, con le quali i richiedenti l’autorizzazione dovranno sempre necessariamente scontrarsi ogni volta (Arpat e Asl in primis) il comune potrà avvalersi di ulteriori strumenti di monitoraggio, come già avviene in altri comuni che hanno approvato un piano. Per risparmiare spazio ed assicurarci la massima ottimizzazione nell’utilizzo di aree ritenute idonee, inoltre, nel piano sarà previsto il ‘co-siting’, ovvero la possibilità di montare più ripetitori, di differenti compagnie telefoniche, sulla medesima struttura”.
Le opposizioni
Una situazione sotto controllo, quindi, secondo l’opinione dell’amministrazione. Atteggiamento al quale si accosta, dall’altra parte, l’attendismo cauto e attento di alcune opposizioni, in primis da parte di Damiano Carli e Progetto Insieme, ed invece un netto diniego da parte del Movimento 5 Stelle. “Il Piano Antenne arriva al termine di un percorso iniziato diversi anni fa, anche sulla spinta dei ripetuti casi di leucemia che avevano colpito la frazione di San Romano. – dice Damiano Carli – portata avanti anche nella passata legislatura dalla consigliera Maria Vanni, la questione è stata più volte sollecitata in questi anni dal gruppo Progetto Insieme attraverso una serie di interrogazioni. Nella votazione di ieri sera, tuttavia, abbiamo deciso di astenerci. Il nostro è un giudizio di attesa. Non abbiamo voluto né avallare né bocciare una questione che attende adesso la fase delle osservazioni. Fase nella quale abbiamo voluto lasciare la massima apertura alla partecipazione dei cittadini”. Non ci stanno invece i grillini, che in consiglio comunale hanno deciso convintamente di votare contro. “I motivi sono molteplici, riguardano la forma e la sostanza di questo ennesima operazione della maggioranza – dice il consigliere pentastellato Luca Potì. – Come sempre in questo comune da quando si è insediato Capecchi, anche in quest’azione del comune non ravvisiamo il minimo sguardo di medio-lungo periodo, né la minima originalità. Si seguono le normative nazionali e regionali, ci si adegua a quelle e non si va oltre. Si risponde ad un problema solo quando l’emergenza o la pressione dei cittadini inducono all’azione, ed anche in quel frangente non si va oltre, non si cerca di fare previsioni, non si aggiungono cautele maggiori. Anche in questo caso la politica seguita nel redigere il piano è stata solo quella della massimizzazione della copertura e della minimizzazione dei rischi, senza però inserire tutto questo in una programmazione che avesse uno sguardo d’insieme, che tenesse conto, tanto per fare un esempio, della situazione ai confini, negli altri comuni, in un’ottica di programmazione sovracomunale, o di aree in cui vi siano carichi nel complesso eccessivi da parte di questo tipo d’inquinamento. Per questi motivi abbiamo votato contro“.
Nilo Di Modica