L’8 marzo di Fucecchio, cerimonia per i deportati ex Saffa

8 marzo 2017 | 12:31
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L’8 marzo di Fucecchio, cerimonia per i deportati ex Saffa
L’8 marzo di Fucecchio, cerimonia per i deportati ex Saffa
L’8 marzo di Fucecchio, cerimonia per i deportati ex Saffa
L’8 marzo di Fucecchio, cerimonia per i deportati ex Saffa
L’8 marzo di Fucecchio, cerimonia per i deportati ex Saffa

Un esempio per tutti. Ma in primis per i ragazzi, per “rifiutare ogni forma di prevaricazione e discriminazione”. Così il sindaco Spinelli si è rivolto stamani, 8 marzo, ai ragazzi della scuola Montanelli Petrarca presenti alla tradizionale commemorazione per gli operai della ex Saffa deportato in Germania.

Era l’8 marzo del 1944 quando i lavoratori della storica fabbrica di fiammiferi furono catturati e trasferiti nei campi di concentramento di Mauthausen ed Ebensee per aver manifestato contro il regime fascista. I loro nomi vengono ricordati orni anno dall’amministrazione comunale di fronte alla lapide posta in via Dante dove aveva sede la fabbrica dove lavoravano. Presenti alla cerimonia di stamani i ragazzi delle classi 3A e 3G della Montanelli Petrarca e i rappresentanti delle associazioni del territorio (Anmil, Anpi, Associazione Nazionale Carabinieri, Auser, Pubblica Assistenza e Spi-Cgil).
Il sindaco Spinelli, nel richiamare alla memoria il sacrificio di quelle persone che videro la propria vita annullata solo per aver chiesto la tutela di alcuni diritti contro l’oppressione del regime, ha messo in evidenza, soprattutto rivolgendosi agli studenti, come ancora oggi sia necessaria tenere alta la guardia contro tutte le forme di oppressione e soprattutto contro quelle forme di sopraffazione che pervadono la società.
“Dovete rifiutare – ha detto rivolgendosi ai ragazzi – ogni forma di discriminazione e di prevaricazione attraverso la violenza. La storia, in questo senso, può insegnarci molto anche nell’affrontare fenomeni come il bullismo che apparentemente sono distanti dai fatti che ricordiamo oggi ma che hanno lo stesso comune denominatore: quello della violenza”.